-LIBRI ILLUSTRATI- Silvia Geroldi/Serena Viola – Haiku. Poesie per quattro stagioni, più una (Lapis Edizioni)

Titolo: Haiku. Poesie per quattro stagioni, più una

Autore: Silvia Geroldi/Serena Viola

Casa Editrice: Lapis Edizioni

Caratteristiche: cartonato, 98 pp., colore

Prezzo: 14,50 €

  ISBN: 9788878745803

La prima cosa che vedi sono gli acquarelli che si fondono in guazzi colorati all’interno di una cornice bianco candida inoltrata nell’immaginario bosco che contorna il nostro viaggiare lontano. Disegni che confluiscono in un concetto, in una semplice bellezza che esalta, rassicura, rende famigliare l’opposizione stagionale e getta il nostro divenire in un vortice di vento arcobaleno delimitando pensieri, forme, frasi, fuori dalla modernità che assale, fuori da questo tempo per come tristemente lo conosciamo.

L’haiku è un componimento poetico ideato in Giappone nel diciassettesimo secolo ed è formato principalmente da tre versi che rispettano lo schema sillabico cinque, sette, cinque avente almeno un riferimento stagionale, un riferimento al mutare del ciclo di vita. Il componimento poetico in sé racchiude al proprio interno una magia arcana, una pace raggiunta da ammirare, condividere e analizzare e proprio il testo edito da Lapis Edizioni è in qualche modo un portare appresso una bellezza che si fa scoperta rasserenante, una forza da cui traspare un vissuto esistenziale carico del senso estetico di una completa visione pregevole nell’assaporare le piccole cose.

Alberi spogli che ritornano vita, foglie gialle da saltare a piè pari, farfalle in dissolvenza che apprendono il colore dell’iride, pioggia che cade su lune baciate dal sole e ancora la neve a rincorrere bambini festanti, animali che inseguono l’istinto e l’amore che sboccia nel petalo di un fiore guardando il giorno dissolversi in una notte oscura, ma sincera. Il lavoro egregiamente svolto dalle autrici è un riempire di senso penetrante i nostri occhi. Le illustrazioni di Serena Viola sono mondi all’interno di altri mondi, spariscono e appaiono, stupiscono ed emozionano in una pittura acquosa che si fa un tutt’uno con la terra da immaginare e che ci gira attorno, rendendo la comunicazione visiva, espressiva e dotata di profonde radici. I testi di Silvia Geroldi, nelle quattro stagioni, sono ispirati invece alla classicità dell’Haiku, mentre la cosiddetta quinta stagione trae spunto direttamente dal gioco, il gioco dei bambini, quegli stessi bambini a cui la stessa autrice dedica laboratori sperimentali su questa tipologia di poesie che sviluppano nei piccoli una consapevolezza intrinseca del proprio vissuto, divertendosi e apprendendo giocando.

Haiku poesie per quattro stagioni, più una è un libro per l’infanzia che ci accompagna all’interno di un paesaggio meraviglioso, uno sguardo attento ed emozionale, una possibilità per grandi e piccini di sperimentarsi con la creazione di versi poetici e l’affacciarsi su di un mondo lontano, antico, fuori dal tempo. Un’analisi leggera del nostro essere poi fa da corollario alle azioni che ormai abbiamo dimenticato, sembra che il meravigliarci non faccia più parte dei nostri bisogni primari, ogni tanto, per precisare spesso, questa sensazione la sento anche io, poi, sfogliando a caso le pagine di libri come questo entro in comunione con qualcosa di più grande, di frammentato, ma unico nella sua grandiosa eterogeneità e comprendo che la natura composita del nostro bilanciamento è racchiusa in un colore che si trasforma in stato d’animo, in un insieme di parole che si fanno fotografie raccontate.

L’arcobaleno. / Costruisce i mondi / da fogli bianchi.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.ibs.it/haiku-poesie-per-quattro-stagioni-libro-silvia-geroldi/e/9788878745803

 

 

 

Project-TO – Black Revised (Autoproduzione)

Le strade si fanno più oscure, non c’è spiraglio di luce e le tenebre che prima sembravano appartenere a qualcosa di momentaneamente distante ora si addensano sempre più inerpicando il muro del suono sotto le profondità della terra in un’altra dimensione, ad ottenere scoperte inimmaginabili, compresse, senza respiro. I Project-TO sono tornati, dopo l’importante disco The White Side/The Black Side già recensito su queste pagine la band si concentra su suoni che passano sotto ai nostri piedi intessendo con il nostro vibrare un continuo scambio di pozioni emblematiche, sfiorando il corpo e dando un senso di ritmo che trova l’energia per continuare all’interno delle nostre sinapsi neuronali profonde. Lo sperimentatore Riccardo Mazza e la videomaker/fotografa Laura Pol contrastano l’atmosfera di potenza controllata, fuori da ogni legame, proseguendo in parte il cammino intrapreso con il doppio già uscito, ma con l’aggiunta di un desiderio concentrico di dare spazio, in questo nuovo album, a visioni sonore intime e suggestive capaci di penetrare la carne e non lasciarti mai più.

Tazebao – opium popoli (Ma.Ra.Cash Records)

Opium Populi

Suoni apocalittici che danno una visione reale di un mondo in distorsione rappreso al muro della vergogna e troppo succube per girarsi e gridare la propria appartenenza contro ogni forma di prevaricazione ostentata. Il primo disco dei Tazebao è un pieno di sonorità che si specchiano sulle molteplicità del momento anche se sembrano provenire da un tempo lontano, fuori da ogni spazio esageratamente creato, alla ricerca continua di un modo di comunicare che si accosta con facilità ai grandi del passato come CSI, CCCP e Area su tutti in una commistione di genere che si sbatte contro l’indifferenza provocando irritazioni che in molti dovrebbero ascoltare. L’oppio dei popoli è la globalizzazione che ci gira attorno, è il nostro essere invischiati nelle tenebre degli oggetti, del possedere che ci rende schiavi di un qualcosa che prima o poi si deteriorerà. Ciò che non muore invece sono gli affetti e i sentimenti, cose che nel substrato coscienzioso dei Tazebao sono linfa vitale per poter ancora sostenere l’intera umanità. Un disco per cancellare l’odio abbracciando culture lontane.

-LIBRI ILLUSTRATI- David Pintor – Venezia (Kalandraka)

Titolo: Venezia

Autori: David Pintor

Casa Editrice: Kalandraka

Caratteristiche: pagine 64, copertina rigida

Prezzo: 16,00 €

ISBN: 9788895933757

Perdersi a Venezia, tra la maestà dei canali in lontananza e le case inglobate al centro attorno, i piccioni che appollaiati aspettano qualche grano di cibo e il vociare dei gondolieri capaci di attirare turisti in massa al rallentatore tra le calli, i ponti e le numerose fotografie che riempiono i nostri album di ricordi, i nostri pensieri lontani, il nostro appartenere a qualcosa di grande essenzialmente unico nella sua rilevanza più totale. A Venezia ci sono stato tante volte, ma così tante che non riuscirei a raccontarle. A Venezia studiava l’amore, c’erano amici e meraviglie sempre nuove da scoprire, dire che è una città magica e che incanta sembra banale, ma il banale è un effimero pensiero che qui non trova dimora.

Venezia è bella e smarrire la bussola della propria anima nel libro di David Pintor è cosa buona e imprescindibile, una cosa di gusto, un onirico viaggio nella bellezza che accorpa e rende le immagini un punto di ancoraggio fermo e reale in uno stile fumettistico dove sagome buffe compiono voli pindarici e bizzarri all’interno di un paesaggio riconoscibilissimo e a tratti stravolto dai colori accesi, dagli interventi cromatici che sono equilibrio e anche magnificenza che esplode di tavola in tavola, di pagina in pagina. L’autore galiziano, ormai da anni sulla scena internazionale per il suo disegnare riconoscibilissimo ed emblematico ci consegna una prova che non vuole farsi guida, ma piuttosto ricondurre il lettore attraverso illustrazioni pedalate come aveva fatto nei precedenti Barcellona, Lisbona e Compostela, immagini che non danno peso rigoroso all’architettura nel suo insieme, ma convergono dando la voce ai sentimenti che si fanno racconto di vita vissuta in prima persona.

Un blocco di schizzi, un bianco velocipede e le emozioni si aprono accompagnando l’illustratore giramondo in un sodalizio con ciò che rimane ancora di bello attorno a noi. Venezia, edito da Kalandraka, è un libro da scoprire sotto molti punti di vista. Un quadro surreale di una città da preservare, un insieme di luce che si fa disegno attraverso i tetti e i balconi delle case, attraverso le pietre a ricomporre strade e attraverso la nebbia del cuore che pian piano si dissolve regalando attimi, vedute, scorci che sono un piacere per gli occhi e una speranza nell’instabilità del domani. Pintor si siede sulla finestra della vita ammirando un tramonto lontano. Non serve vederlo, basta solo immaginarlo.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.ibs.it/venezia-ediz-italiana-spagnola-inglese-libro-david-pintor/e/9788895933757

-FUMETTO- Paolo Cattaneo – Manuelone (Canicola Edizioni)

Titolo: Manuelone

Autore: Paolo Cattaneo

Casa Editrice: Canicola

Caratteristiche: 24 pagine, b/n, 17×24

Prezzo: 7 €

ISBN: 9788899524173

 

La sfiga che assale generazioni di adolescenti degli anni 90 è il tema principale di questa bomba ad orologeria del fumettista genovese Paolo Cattaneo, un insieme viscerale di aneddoti, vite e fumo, tanto fumo che ruotano attorno alle vicende di un losco personaggio sovrappeso che possiede una sterminata e varia collezione di videogames, un punto nevralgico per i giovani del quartiere per garantirsi copie masterizzate, a prezzi comunque folli, quando ancora altre forme economiche ed accessibili non esistevano per giocare.

Manuelone è un fumetto spillato che ha il sapore della nostalgia, rimane sempre ben in tiro attraverso l’uso di toni ironici, a tratti tragicomici e sa visionare sotto il punto di vista di molti adolescenti dell’epoca che cosa è stato crescere in quegli anni tra partite infinite alla play uno e quel gusto genuino nel non sapere che cosa il futuro avrebbe riservato alla stragrande maggioranza di tutti noi, non che adesso l’eventualità dei fatti sia chiara beninteso, ma il lavoro di Paolo riesce a penetrare in un mondo vicinissimo al nostro passato coinvolgendo il nostro essere in prima persona.

I personaggi grotteschi e caricaturali rappresentati rimandano ad un Zanardi più ingenuo , privato di quella forma di furbizia che caratterizzava il personaggio creato da Pazienza e le continue citazioni sono volutamente parte di un puzzle non dichiaratamente composito, ma sicuramente ben riuscito dove motorini truccati sfrecciano lontani al calar della sera e dove la nostalgia ti prende inesorabile come quando salutavi un amico dopo l’ennesima sfida a Tekken 3 o come quando sul punto più bello di Broker Sword o di Tomb Raider la mamma ti chiamava per cenare o per fare i compiti.

Il mondo è cambiato e noi con lui ma viviamo comunque in un’eternità di avventure che non finirà mai. Questo è in qualche modo Manuelone: un punto di contatto con un tempo relativo che non ha inizio e non ha fine.

Per info e per acquistare il fumetto:

http://www.canicola.net/libri/manuelone/

Acustica – Sul fondo (Beng!Dischi)

Sul fondo è quell’iceberg che non vedi completamente, ma che sai nasconde una parte all’interno del mare, all’interno dei nostri sentimenti più nascosti e lì vi rimane a sedimentare, a cambiare forma, ad implementare o inesorabilmente a sciogliersi. Sul fondo degli Acustica è un album complesso che incorpora al proprio interno sonorità ben differenti, ma amalgamate, pur rimanendo in un alternative che stupisce per freschezza, ma anche per ascolti e background musicale. All’interno di questo album si possono udire frammenti di Radiohead, Coldplay, Muse solo per citarne alcuni e la raffinata composizione d’insieme rende armonico un bisogno di comunicare che ben si attesta tra pezzi come Sparirò, Un cane o la stessa title track nel finale. Sul fondo è un album da maneggiare con cura, spigoloso a tratti, morbido e quasi etereo nel complesso, un disco che esplode come una realtà importante, otto pezzi che sono in qualche modo la summa di un rock cantato in italiano davvero originale e da cui non possiamo fuggire.

All Broken 29 – Fix (Beng!Dischi)

Sembrano sporche e graffianti, ma al proprio interno nascondono un cuore che sa emozionare calcando il palco della vita attraverso suoni che si impongono e sembrano provenire direttamente dagli anni ’90. Le All Broken 29, sono quattro ragazze che attraverso il primo disco instaurano un rapporto diretto con una musica che non chiede troppo, ma piuttosto ricerca al proprio interno quegli attimi fuori controllo che permettono di sentirsi vivi e che ci permettono in un solo istante, in un solo soffio di vento, di portare a casa tutto quello di cui abbiamo bisogno. Fix scorre bene tra testi in inglese e altri in italiano, quasi a volere tentare di capire quale sia il migliore dei modi per comunicare, ma in sostanza alle nostre interessa l’approccio e l’appeal sincero e disilluso che fa delle All Broken 29 una band davvero grintosa e nel contempo introspettiva che sa calibrare in modo discreto i chiaro scuri presenti lungo il corso dell’intera produzione. Fix è un album ad alta digeribilità che non disdegna i momenti più intimi per dare scintille essenziali oltre l’adolescenza e la quotidianità.

Michele Scerra – Torneranno i poeti (Il Carro Matto Label)

Musica d’autore sincera e raffinata, senza troppi orpelli, ma capace di dare un senso profondo alle parole vita e intorno, per un gusto estetico che va ben aldilà delle mode e si sofferma nel creare melodie importanti che solo un buon menestrello è in grado di portare con sé. Michele Scerra, al primo disco da solista non sbaglia un colpo, si perché le canzoni presentate sono l’emblema di una ricerca che permane da diversi anni ed esplode in una pacata solitudine che si fa racconto dando un senso alle storie intrecciate e narrate e proseguendo il proprio cammino su territori sempre pronti per essere analizzati. Territori quindi di vita quotidiana dove il nostro attinge linfa vitale per composizioni in bilico tra De Gregori e Niccolò Fabi in contesti capaci di sviluppare pezzi come l’apertura tragica di Alina e Vincenzo, Come Glicine, Annegando, Il circo Gelsomino e la bellissima, nel finale, 1,618 song. Torneranno i poeti è un disco identitario, è un riconoscersi persone ancora in grado di emozionare in un’epoca dove le emozioni sembrano essere a portata di un click, dove i sentimenti sembrano essere chiarificatori solo attraverso uno smartphone. Michele Scerra narra di questo e altro, narra del nostro tempo infame, della paura e del bisogno essenziale di lottare per qualcosa che valga la pena.

Fiori di Hiroshima – Horror Reality (Phonarchia Dischi)

Paura compressa a dismisura che attanaglia e ci impedisce di vivere il momento, una paura che entra subdola nella nostra società e non esce, anzi si radica all’interno fino ad implodere in schegge impazzite che sono parte imprescindibile di ognuno di noi. I Fiori di Hiroshima analizzano il mondo che ci gira attorno, lo fanno dal lato oscuro della luna e non si accontentano di canzoni fine a se stesse, ma inglobano piuttosto un concetto che rende omogeneo l’intero lavoro, un lavoro fatto di passione, sudore, amore per la musica e soprattutto un’esigenza di andare oltre al già sentito in un’internazionalità di fondo davvero sorprendente. In Horror Reality ci sono elementi blues che si inerpicano su riff da scimmie artiche e consegnano un lavoro a tratti oscuro e a tratti smussato e tagliente. Pezzi come la title track, La terra dei mostri, Il mare o il delirio messaggistico finale di Output sono emblema di un bisogno nel denunciare un’oppressione costante, fino all’ultimo respiro, fino a quando il nostro incubo avrà fine, forse, un giorno.

Emmanuelle Sigal – Table Rase (Brutture Moderne)

Cancellare tutto, ripartire da zero, trasformare il tempo che passa in un qualcosa che non fa paura, in un qualcosa che resta, con leggerezza e disimpegno, attraverso l’uso di parole semplici che abbattono la consuetudine e si soffermano su ciò che è veramente importante e che ci riguarda da vicino. Il nuovo disco di Emmanuelle Sigal è un ripartire dagli inizi, grazie ad una musica soppesata e conturbante la nostra scivola sul velluto di un suono sempre in tiro e ben movimentato che abbraccia le consuetudine di una musica d’autore per passare ad un gipsy che salta nel carro del jazz e si installa fino a creare melodie, giochi di parole, rimandi con il passato davvero importanti e apprezzabili. Le nove tracce proposte sono lo specchio di una cantautrice in evoluzione che per l’occasione trova la collaborazione del chitarrista Marc Ribot in un sodalizio che ben si esprime in pezzi come Table Rase, Bless o Small Talk per un album che lascia il segno sin da subito e si appresta a valorizzarne il titolo grazie ad una freschezza esistenziale che a fatica trova eguali.