Phorminx – Phorminx (Record Y)

La creatura sonora di Ruggero Fornari prende vita incentrando una ricerca musicale che si apre a suggestioni impressionanti a ricoprire la natura circostante di messaggi da decifrare, di codici esistenziali, di passaggi verso altri mondi mai descritti prima e ricamati nel tessuto cerebrale di un progetto qualitativamente importante. Oltre al già citato Ruggero Fornari alla chitarra troviamo Alessandro Cianferoni al basso e Lorenzo Brilli alla batteria per un risultato d’insieme, una musica strumentale, davvero destabilizzante e in grado di inglobare caleidoscopi difficili da incasellare. Un art rock sporcato dal jazz, dal suono tribale, una colonna sonora metafisica d’ampio respiro che non si accontenta, ma che riesce a trovare spiragli necessari grazie ad ogni nota riprodotta e incapsulata all’interno di universi in divenire che donano all’insieme prodotto una delicata visione di una realtà che cerca di scoprire la propria interiorità. Dai Pink Floyd fino ai Radiohead  passando per Mogway e Portishead i nostri riescono a trovare una propria strada da seguire nella complessità narrata.


 

Henry Beckett – Riding monsters (Artis Records)

Riding Monsters

Incedere sonoro ammaliante che intensifica racconti di vita destinati a riempire di inchiostro un diario esistenziale fatto di sostanza e bisogno di comunicare, fuori dalla cameretta, eteree e sognanti stratificazioni di bellezza. Henry Beckett ritorna con un full length pregiato che abbandona territori folk per dare alla luce una musica alternative di stampo americano che convince per maturità raggiunta. Le nove tracce proposte diradano la nebbia interiore attraversando cuori infranti e futuri sempre più incerti, ma che ritrovano, nella partenza, l’unico punto di appiglio destinato a cambiare i sentieri insiti in ognuno di noi. Riding monsters è una dichiarazione di appartenenza, ad alta voce, ad un qualcosa che è perennemente trasportato dal vento, in continuo mutamento. Si sente il profumo di mostri sacri come Bruce Springsteen, Bob Dylan, Tom Petty per un album dal sapore d’altri tempi. Un combattere i propri mostri interiori partendo da I’m calling you e arrivando fino a Butterfly ad incrociare un’esigenza che diventa volo necessario per i sogni futuri.