Elettrogruppogeno – Elettrogruppogeno (Maninalto!)

Elettrogruppogeno

Ricerca composita in divenire che ricorda quel sorprendente album d’esordio de I cani, ammiccando ad un’elettronica che sposa il pop rock ben impacchettato e efficacemente eseguito all’interno di un universo fatto e strafatto di citazioni e sorprendenti parole. Il disco degli Elettrogruppogeno è un album che si muove in parallelo con la contemporaneità cercando di ricollocare pezzi di puzzle all’interno di un mondo che cerca il proprio punto di svolta, il proprio punto di vista necessario per continuare ad esistere. Ecco allora che il progetto capitanato da Andrea Capirchio è un incrocio onnivoro di stili a profusione che colora di ironia un bisogno sempre vivo di appartenenza con la nostra quotidianità. Nel disco sono presenti nove pezzi. Uno in più rispetto alla versione digitale, questo per dare ancora valore ed importanza ad un contenitore che raccoglie contenuti capaci di acquisire veridicità e regalare valore aggiunto al lavoro di artisti che si mettono perennemente in gioco per creare qualcosa di originale. Gli Elettrogruppogeno conquistano grazie ad un suono fresco e sintetizzato a dovere. Un album pieno di singoloni capaci di strappare più di un sorriso.

A giant echo – Resins 2 (Autoproduzione)

A GIANT ECHO - Resins 2 - Radiocoop

Atmosfere dilatate danno all’ambiente circostante una sensazione notturna in divenire che calpesta gli angoli di cielo ancora da conquistare per rendere perpetua quella ricerca di bellezza da assaporare e da vivere oltre ogni universo percepito. Il nuovo di A giant echo, all’anagrafe Sergio Todisco, è un disco meraviglioso. Un album che sprigiona l’intimità meglio conservata di un Billy Corgan del periodo Mellon Collie, Adore, incrociato alle malinconie di certi Beatles per approdare in territori tanto cari a geni indiscussi del calibro di Elliot Smith e Nick Drake per un sodalizio con la canzone d’autore d’oltremanica a insaporire tempo e costanza, amalgamando cose necessarie, intagliando costrutti da assemblare nella percezione di un qualcosa di fantastico. Sono parti di un unico insieme. Resine di uno stesso albero. Sentori che vanno oltre le aspettative. Proiezioni di un tempo migliore. Un insieme di validi pezzi che danno valore, sempre più reale, alle meditazioni qui elaborate.

Yakumo Koizumi – Storie di fantasmi giapponesi (Kappalab)

Titolo: Storie di fantasmi giapponesi

Autore: Yakumo Koizumi

Casa Editrice: Kappalab

Caratteristiche: pag. 144, 15×21 cm.

Prezzo: 15 €

ISBN: 9788885457508

 

Raccolta di racconti affascinanti che aprono a mondi lontanissimi perpetuando movenze che dipanano le nebbie del nostro stare in una sorta di compendio necessario, unico e circolare nella descrizione ad intrappolare nella mente di chi legge elementi che mescolano realtà e leggende di un Giappone unico e da scoprire.

Storie di fantasmi giapponesi, dell’affermato scrittore e ricercatore Yakumo Koizumi, all’anagrafe Patrick Lafcadio Hearn, qui vive in una nuova edizione. Dopo la bellissima versione, con le illustrazioni di Keiko Ichiguchi, intitolata Principesse e Mononoke del 2018, Kappalab ci consegna una prova che profuma di scoperta.

Le narrazioni presenti odorano di tempi passati riuscendo a mescolare la solitudine del momento, l’attesa, lo stupore con un qualcosa che affonda le proprie radici nelle vicende imbrigliate nel folclore, nella tradizione che diventa contemporaneità, nel senso profondo delle cose più oscure che ci sfiorano e fanno parte di un determinato esistere.

Nutrono incubi interiori appassionate visioni che trovano negli antichi libri giapponesi la chiave di lettura di un universo tramandato nell’immaginario del Sol levante. Mondi circolari a colorare esposizioni inglobano dettagli impressionanti come in La storia di Hoichi senza orecchie, in La storia di O-Tei, in Specchio e campana, nel mondo dei guerrieri di Rokuro Kubi, nella leggerezza commovente di Yuki Onna, in La storia di Aoyagi a contemplare una sorta di punto di vista introspettivo che diventa materia fondamentale per la costruzione di elementi portanti da tramandare alle generazioni a venire.

Storie di fantasmi giapponesi continua ad abbagliare nelle tenebre del quotidiano grazie a questa nuova edizione cesellata e riscoperta a segnare un cammino necessario dove la polvere di questo tempo diventa ricordo per lasciare posto alla luce, laggiù, oltre l’oscurità. Un’oscurità disegnata e inglobata nel nostro bagaglio culturale che non smette di saziare le nostre paure e non smette, soprattutto, di segnare le coordinate per l’ignoto.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.kappalab.it/libri/storie-di-fantasmi-giapponesi/

 

LIBRI ILLUSTRATI – Gianna Tavernaro – Le stagioni dell’animaso (Storiedichi Edizioni)

 

Titolo: Le stagioni dell’animaso

Autrice: Gianna Tavernaro

Illustrazioni: Maria Chiara Banchini

Casa Editrice: Storiedichi Edizioni

Caratteristiche: pag. 100, 14×21 cm.

Prezzo: 16 €

ISBN:9791281160002

 

 

Sottili visioni emblematiche si raccontano attraverso il lento scorrere delle stagioni che si muovono all’interno di un piccolo mondo in divenire raccogliendo l’eredità del tempo, perpetuando bellezza, segni, distanze e facendo delle radici elementi imprescindibili di uno stare che va oltre l’immaginato.

Nel libro Le stagioni dell’animaso c’è l’amore e la passione per un luogo specifico che in contemporanea analizza indirettamente quella vicinanza unica e memorabile con il mondo della montagna, il rispetto della natura, la simbiosi perenne con l’ambiente circostante.

Siamo nelle vicinanze di Tonadico, sulla strada che porta al passo Cereda, nella bellissima zona che ingloba Fiero di Primiero, la Val Canali e sullo sfondo le Pale di San Martino. Qui, Gianna Tavernaro, con il marito Cornelio, gestisce il Bed and breakfast El camin che fuma, un luogo magico, immerso in un paesaggio unico.

Le stagioni dell’animaso è una tavolozza di semplicità che trova nelle piccole cose la grandezza dell’accoglienza e il conforto della quotidianità in un espandere vissuti capaci di trovare la loro dimensione nella lentezza del costruire, nella bellezza dell’ammirare, nell’unicità del descrivere il mutare e l’evolvere del nostro rimanere.

Un affresco di vita montana raccontata per l’occasione in un libro che raccoglie tredici racconti, uno per ogni mese dell’anno più un’ulteriore narrazione che affronta l’isolamento da pandemia con un’innata originalità nel percepire i cambiamenti nel loro inesorabile incedere.

All’interno possiamo trovare sei illustrazioni di Maria Chiara Banchini. Immagini che trovano nel minimalismo d’insieme la chiave di lettura di un universo che nel silenzio   ricerca la propria stabilità fuori dal rumore quotidiano.

Da un progetto editoriale di Germana Cabrelle e uscite per Storiedichi, una nuovissima e indipendente casa editrice veneta, queste storie di montagna trascritte attorno a un tavolo di legno di larice profumano di bontà e gentilezza, di cura per quello che abbiamo trovato e per quello che troveremo a costruire un disegno più ampio che circonda la meraviglia di una vita fatta di attese e stupore.

Per info e per acquistare il libro:

https://storiedichiedizioni.it/libri/le-stagioni-dellanimaso/

Fattore rurale – Raccolgo la notte (Bastione record/Pa74 Music)

Introspezioni da pianura a richiamare l’attenzione sull’intolleranza che dilaga ai nostri giorni in un perpetuo migrare di pensieri che toccano le corde più profonde del nostro venire al mondo. Il disco de il Fattore rurale avvicina il proprio stare agli ultimi di questa realtà in una sorta di sodalizio che si sposa con la canzone d’autore e il folk attraverso una capacità di parlare al cuore dell’ascoltatore con un linguaggio diretto e sincero. Dieci pezzi che si muovono tra la notte più nera incorniciando un cantato davvero riuscito e uno stile compositivo personale che non cerca le mezze misure, ma commuove per ispirazione e bisogno di gridare la propria appartenenza. Raccolgo la notte è un disco fatto di chiaro scuri umorali, un album di certo poco edulcorato, ma nel  contempo una raccolta di tracce in grado di lasciare il segno.


Duck baleno – Popa’s nightmare (Autoproduzione)

Sperimentazioni elettroniche e autorali che si fondono con una psichedelia non troppo criptica a centrare energicamente una bellezza profusa da annusare e respirare per tutta la durata del disco. Nell’esperimento di Francesco Ambrosini già con C+C=Maxigross ci sono visionari elementi inscindibili con tutto ciò che portiamo dentro a recuperare una musica fatta di riff e sostanza, di ritornelli incisivi e melodie che ti entrano in testa e non ti lasciano più. Il suono dei Duck baleno è un incrocio tra MGMT e Gorillaz, di Arctic Monkeys e di Gennifer Gentle in un brusio collettivo che pian piano prende forma per concentrare l’attenzione all’interno di canali poco usuali, ma magicamente unici. Ci sono momenti esplosivi e altri più meditativi e catartici in Popa’s nightmare, c’è il bisogno di scoperta e il bisogno, in contemporanea, di poter percepire luoghi famigliari e personali. Un disco, questo, di altissimo spessore.


Zanghi – Notes from my garden (Autoproduzione)

Copertina di ZANGHI Notes from my garden

Musica in libertà ad implementare momenti introspettivi con altri più vivaci andanti in un tessere continuo forme e costruzioni che vanno ad aggiungere qualità sonora ad un disco fatto di passione e perenne ricerca estetica in divenire. Zanghi, all’anagrafe Silvano Zanghirati, ci consegna un disco di jazz raffinato impreziosito da interventi soul, blues, funky, all’interno di un mondo, un universo, creato per stupire ascolto dopo ascolto. Otto tracce riescono a delineare una sorta di giardino naturale che perpetua visioni in grado di acquerellare la bellezza circostante in un paradisiaco momento notturno nel quale percepire la meraviglia del giorno che verrà. Da Hypnotized,  conturbante visione d’insieme, fino a Time is right, passando per Lontano da te, Strana città, Snow flake o la riuscitissima Libera il cuore, il nostro, coadiuvato da notevoli musicisti di spessore, riesce a colorare un momento, un attimo che forse non tornerà più.


Thee fuzz warrr – Emporium & Overdose (Area pirata)

Prima dei Les Apaches il duo composto da Il Santo e il Pinna si cimentava, in una sorta di albore primordiale, con una musica viscerale e psichedelica ad anticipare ciò che poi, tutto, sarebbe stato. Ascoltare il disco dei Thee fuzz warrr è come scalare una montagna altissima e imponente cercando di comprendere angolature del caso senza però riuscire a trarne nessuna conclusione. Le arcane visioni lasciate a decantare raccolgono innovazioni targate sessanta che ricordano i The Beatles sconfinare nei territori viscerali dei The beach boys, ma anche i The Stooges incanalati nei Thee hypnotics in una sorta di allegra rappresentazione del nulla che avanza. Sono tredici canzoni che si muovono con una certa disinvoltura e sfacciataggine da Pretty a Warrdance passando per All night, Into sun, Formanta in una sorta di onirica visione sotto acido che ripercuote a più non posso i mondi che via via si aprono al nostro orizzonte. Emporium & Overdose è urgenza di mettere su disco idee e immaginazione. Una tavolozza psichedelica di pregevole fattura.


Les Apaches – Lidi Sud (Brutture Moderne)

Lidi sud

Psichedelia a profusione capace di cospargere le intenzioni di fruttuose costruzioni che vanno aldilà del già sentito intensificando i rapporti e aumentando a dismisura un appeal generale cesellato e costruito grazie impalcature sghembe, ipnotiche, conturbanti e a tratti devastanti. Con Lidi sud i Les Apaches ci consegnano un disco caleidoscopico dove i colori dell’imbrunire adombrano le spiagge lasciate al tempo che verrà in una sorta di catartica visione emblematica di potenza pesata, ma fuori controllo e una rivisitazione in chiave psych di tutti i generi e i sottogeneri del nutrito catalogo che va a formare la voce del rock. Sono quattordici pezzi che diventano altrettante visioni concentriche. Canzoni destrutturate a dovere che trovano nella sperimentazione una direzione da seguire, ricordando per certi versi band come Jennifer gentle per un risultato d’insieme che ricerca nel minimalismo compresso la chiave di lettura utile a comprendere mondi sempre più vasti e ospitali. Una partenza che profuma di miracolo.