LPN – Un puro nulla Soundtrack (O.P.S.)

"un puro nulla" al teatro agnelli

Visioni che attanagliano l’ascoltatore e imbrigliano la luce del momento nel tentativo di rimescolare le carte in tavole e cercando una sorta di progressione oltre l’indefinito che diventa sperimentazione e bisogno sempre vivo e costante di appartenere ad una sorta di messianica parabola ascendente che cavalca le onde di questa realtà perpetuando stilemi mai banali e sicuramente unici. Il nuovo di LPN, all’anagrafe Luca Borgia, dopo il il romanzo omonimo del 2018, ricerca una via d’uscita per implementare spazi costruttivi e cangianti, musicando lo spettacolo concerto Un puro nulla attraverso cinque componimenti dove la chitarra in primo piano diventa materia viva ed essenziale per costruire grattacieli infiniti d’avanguardie e bellezze da ricercare ascolto su ascolto. Un puro nulla soundtrack è il tentativo di creare un ponte tra diversi tipi di arti e discipline in uno sconfinamento che ha il sapore della magia e che vive grazie all’estro di un valido compositore.

Mike Bertoli’s Avatar – The giant within (Ma.Ra.Cash Records)

The Giant Within

Metal mai estremo che ha il sapore del viaggio e delle coordinate mai delineate a ricordarci l’importanza del cammino, della scoperta, della conoscenza che respira il fondo delle cose, contro l’alienazione quotidiana e il morire di tutte le idee. Bella prova d’esordio per Mike Bertoli’s Avatar, un disco che pesca nelle radici classiche un suono che ha il profumo del ricordo e della nostalgia per un qualcosa che non esiste più. Non ci sono però rimpianti in questo The giant within, ma piuttosto un bisogno esistenziale di accorpare le esperienze di una vita per poi calarle all’interno di pezzi che brillano di luce propria. Dai Dream Theater, fino agli Iron Maiden, passando per Judas Priest e Metallica, il nostro catalizza il proprio stare e il proprio evolversi all’interno di un album poliedrico, multisfaccettato e perennemente intriso di significati che vanno oltre l’apparenza e trovano, nella ricerca personale, la strada da seguire.

Federico Raviolo – La pozzanghera che si credeva il cielo (Autoproduzione)

la pozzanghera che si credeva il cielo federico raviolo

Crepuscolari visioni di una contemporaneità sospesa nel guardare, oltre il blu predefinito e impostato, una sorta di bagliore pallido che possiamo percepire laggiù oltre l’infinito orizzonte all’interno di una poesia che diventa lettura a riempire stanze scarsamente arredate in attesa di un nulla migliore che mai arriverà. Federico Raviolo ci consegna elucubrazioni accerchiate e inglobate da una voce autorale che sposa l’indefinito esistere tra sospensioni introspettive alla Emidio Clementi che incontra gli Offlaga Disco Pax in un vortice simultaneo con tutto ciò che ci portiamo dentro riflettendo sospensioni e sentimenti che profumano di novità in un’epoca satura di immagini vorticose e musica senza gusto. La pozzanghera che si credeva il cielo non vive di ossimori, ma di esperienze. E’ un tentativo di aprire il cuore e la mente al disagio nel venire al mondo, espresso questo attraverso componimenti informali e discorsivi, grazie ad una scelta stilistica originale e inusuale che conserva quella bellezza da custodire nei giorni a venire.