Valerio Sanzotta – Prometeo Liberato (VREC)

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Tuffarsi nelle profondità degli abissi ed uscirne asciutti, estrapolando linfa vitale da quel contatto con l’acqua, da quel nostro essere evoluti all’interno di un mondo che ora più che mai ha bisogno di trovare una comunione con il nostro essere, con i nostri sentimenti in un disco dolce amaro, carico di rimandi ad un’epoca che non c’è più e divincolato dalle mode di questo modernismo neo folk. Valerio Sanzotta intrappola istantanee da grande cantautore attraverso una ricerca estetica affascinante e di certo non piena di soluzioni che possono sembrare facili, anzi, il nostro intensifica poesie che divengono perle di rara bellezza e di rimando creano immagini esemplificative rappresentanti i grandi della musica d’autore italiana degli anni ’70 da De André a De Gregori in un sodalizio continuo tra musica d’autore e sperimentazioni blues. Le canzoni proposte raccolgono un’omogeneità di una proposta davvero importante. Da Per un giorno solo fino alla Title track passando per Gelsomina o Tempesta il nostro intasca una prova dal sapore retrò pur contendendo, con i brani proposti, un gusto per la novità e per l’attualità nel disegnare  ambientazioni moderne. 


Seraphic eyes – Hope (VREC)

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Grunge costipato al suolo e portatore di una musica fatta di sudore e speranza ad intrappolare magnetica le illusioni della vita moderna in una ricerca costante di suoni provenienti da una Seattle ancorata al passato tra i primi sporchi e ruvidi Nirvana per passare ai Pearl Jam e alla Los Angeles multiculturale di band come i Bad Religion. I Seraphic Eyes, nella loro seconda prova, intessono trame e architetture notevoli, impressionanti per il suono granitico e muscoloso proposto, ma nel contempo veicolanti messaggi che non si nascondono dietro le apparenze, ma piuttosto utilizzando quelle stesse apparenze come ostacolo da scavalcare oltre ogni moda precostituita. Hope, nonostante “il già ascoltato” della musica proposta è un guardare lontano utilizzando i canali della rabbia e dell’abbandono per cercare di porre le basi per edificare edifici di solida e robusta fattura senza accontentarsi quindi soltanto dell’esteriorità, ma piuttosto rispolverando i sentimenti e gli ideali di un suono che ha fatto la storia della musica per come la conosciamo. 


Paterlini – Fuori tempo massimo (Cosmica)

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Fuori tempo massimo è un disco sulla femminilità nascosta che risiede all’interno di ognuno di noi, è la voce che ti manca quando devi raccontare, devi dire delle cose belle, è un sussurro prima di andare a dormire, oltre le nostre convinzioni, oltre l’inutile che ci gira intorno. Paterlini, cantautore mantovano, cuce un disco minuzioso e ambizioso, fatto di chiaro scuri emozionali che implementano le nostre aspirazioni e rendono la proposta accattivante e vorrei dire anche cangiante in una commistione sostanziale e variegata di più mondi musicali da scoprire canzone dopo canzone, attimo dopo attimo. Nel disco di Paterlini si incontrano i Beatles del White Album, si incontrano cantautori come Silvestri, Bersani, Fabi sottoponendo l’ascoltatore ad una prova di fondo ricca di peso rinvigorita da suoni moderni e per nulla banali, ma frutto di una ricerca continua e ben ponderata. Pezzi che si intersecano alla perfezione da Un mare d’amore fino a Ee Babatundea, passando per la bellissima rivisitazione di Purple Rain di Prince sono un toccasana per questa avventura musicale e si pongono ad opera lieve e fuori dal tempo, leggera e per certi versi piena di diversi significati da scoprire ascolto dopo ascolto. 


Sam Paglia – Canzoni a tradimento (Cosmica)

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Nove album e cinque ep è la carriera raccontata a suon di musica di Sam Paglia che dopo venti anni di attività ci consegna un’altra piccola perla da aggiungere allo scaffale della bellezza che implementa un cantautorato italiano avaro di proposte intellegibili su più dimensioni, su più piani di esplorazione. Canzoni a tradimento è un recupero della miglior canzone nostrana, da Lauzi a Jannacci, passando per Gino Paoli in un vortice atmosferico di brani capaci di intrecciare blues, jazz e forme in dissolvenza di bisogno di comunicare, di bisogno atemporale nel prendere da vicino le nostre aspirazioni per catapultarle all’interno di un mondo che fin troppo ci appartiene, ma che lo sentiamo slegato quotidianamente a noi. Il dolce amaro di queste composizioni si sposa con una meditazione malinconia di fondo, interiore e catapultata in un’Italia di qualche decade fa anche se si riesce a trovare un parallelismo sicuro con quello che viviamo ora, con l’illusione di un nostro domani così lontano. Canzoni a tradimento è uno svincolarsi dal passato, un trovare nuovi punti d’appoggio per proseguire una carriera sempre ai vertici valorizzando un certo modo di fare musica e abbandonando lungo la strada della vita tutto l’inutile che ci portiamo appresso. 


Leonardo Gallato – Tacet (Autoproduzione)

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Parole sussurrate, parole lontane a riempire la risacca, a riempire d’acqua la nostra sostanza materica intrufolandosi furtivamente vicino al nostro cuore. Tacet è un album di silenzi, un disco di canzoni che accompagnano fedeli e abbracciano in attesa di un nuovo giorno, in attesa che tutto attorno possa rinfrancare, rinsaldare rapporti, ricoprire lo spazio. Il disco del cantautore siciliano, in primis, è un insieme di canzoni quasi tutte dialettali dalla forte connotazione e dalla robustezza di fondo di certo invidiabile che mescolano più generi in maniera naturale e disinvolta. Si passa dal blues più cupo e oscuro fino ad arrivare alle improvvisazioni jazzistiche per tornare ad una canzone d’autore che negli stessi singoli presentati Vientu e Notturno trova il proprio punto d’appoggio, il proprio ancoraggio senza fine. Tacet è un disco d’atmosfera, omogeneo e pittorico, un album malinconico che si veste in modo elegante non per apparire, ma piuttosto per nascondere con timidezza la bellezza che può risiedere dietro ad uno sguardo.