-LIBRO ILLUSTRATO- Eva Sánchez Gómez – Dimenticare Berni (Edizioni Corsare)

Casa Casina - EDIZIONI CORSARETitolo: Dimenticare Berni

Autore: Eva Sánchez Gómez

Casa Editrice: Edizioni Corsare

Caratteristiche: 30×24 orizzontale, pagine 36, cartonato

Prezzo: 18 €

ISBN: 9788899136130

Malinconia in stato di grazia che parla di abbandono e di fragilità fanciullesche immedesimando il colore con una realtà di un tempo passato e incarnando per l’occasione le fattezze eleganti di un essere in divenire, di una bambina alla prese con la propria identità, non lasciata al caso, ma piuttosto sottolineando un momento, un ricordo attraverso pensieri in dissolvenza che in poco, breve tempo si trasformano per ricreare e dare vita ad una rievocazione, un attimo, un bagliore, la continua ricerca di fondo che identifica, attraverso tavole giganti in stato di grazia, la diversità sempre più accentuata tra il mondo dell’adulto e quello del bambino.

Ammirare questo libro di Eva Sánchez Gómez è aprire la valigia del tempo preparata a dovere e ricca di rimandi a cartoline ingiallite dove i pensieri, i ricordi, si intrecciano e si separano per convogliare all’interno di un mondo, quello della piccola protagonista della storia, fatto di sogni quasi ad occhi aperti, una narrazione onirica di acquarelli minuziosi, che stendono l’oscurità e concentrano la narrazione in piccole frasi didascaliche, essenziali, a corredo di un sentimento d’amicizia tra una bimba e un orso immaginario, un rapporto minato dalla cecità dei grandi, di chi ha smesso di credere nelle favole senza fine.

Edizioni Corsare porta in Italia un lavoro magnifico che converge e poi si lascia andare seguendo i flutti di un pensiero che nasce, cresce e si deposita, come una bellissima idea, come un qualcosa a cui non puoi rinunciare, come un qualcosa che non puoi dimenticare, ricordando per certi versi le movenze e le fotografie acquerellate di Satsuki e Mei nel fortunato Totoro di Miyazaki e proseguendo la propria strada in una ricerca contestuale all’infanzia, agli oggetti usati in quei momenti, dando meno spazio alla natura rispetto al capolavoro del maestro giapponese e più invece ad un mondo atemporale enfatizzato da comportamenti espressi nel movimento che sta alla base di ogni abbraccio.

Che cosa ci chiede allora la protagonista di questo raffinato libro? Ci chiede di credere con lei, oltre le apparenze segnate dai confini dei luoghi, oltre i muri che recintano giardini, parlando prima di tutto con il cuore e proprio con quel cuore partire per identificare un concetto di appartenenza che ha soltanto il bisogno e il desiderio di essere valorizzato per poi essere compreso, metabolizzato; un concetto di esistenza oltre gli occhi che poi, in fin dei conti, è proprio quello che chiedono ogni giorni i bambini attraverso gesti magari inusuali, strani, quasi magici: cenni di bellezza raccolta nell’attimo che ora, mentre sto scrivendo, è già passato.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.edizionicorsare.it/dimenticare_berni.html

Oppure qui:

Brucke – Yeti’s Cave (Autoproduzione)

Psichedelia aperta a situazioni post rock in una musica da cinema che si fa colonna sonora introspettiva, elegante e destrutturata quanto basta per dare forme sostanziali in una ricerca che non segue le mode, ma piuttosto incentra il proprio suono nella riproduzione costante di un flusso senza fine, un intreccio di colori paralleli al caso che virando al verde intensificano un timbro ambito e del tutto originale, sottraendo tempo all’inutilità e dilatando proprio quel tempo capace di attanagliare e rendere il viaggio contestualizzato per approccio e per capacità di vedere oltre; perché i nostri Brucke sanno quello che vogliono e di certo il loro suono non può essere facilmente incasellato, anzi si ritrova ad essere etichettato tra le avanguardie musicali moderne in un contesto in pieno divenire che segna i passaggi come le orme sulla neve, neve che tarda a scomparire.

Endrigo – Ossa rotte, occhi rossi (IndieBox)

L'immagine può contenere: una o più personeCanzoni che corrono con noi alla velocità del suono, non lasciano scampo e non lasciano fiato, trattengono il respiro e le poche cose che ancora possiamo avere e ci consegnano uno spaccato di involuzione rock che sfocia ed esplode in attimi di rabbia convulsa che accecata dal troppo star male si riaddormenta in un sonno che porta i nostri Endrigo a cucirsi attorno una pelle di lacerante bisogno di sopravvivenza, contro le furie del tempo, contro l’inesorabile declino, apprendendo diligentemente la lezione dai FASK, dai Ministri e da altre band come Majakovich su tutte ad incatenare il nostro bisogno di appartenere a quella fame da palco che ha sempre e comunque una valvola di sfogo tra le tenebre in un inseguire continuo fatto di coraggio e bisogno di incanalare le energie, talvolta facendosi del male, ma con il potere di rialzarsi e di poter raccontare e raccontarsi ancora in pezzi come Controcrederci, Sobrio, Spara e la finale Buona Tempesta a ristabilire equilibri dopo le ondate di mare a rischiarare il tempo oltre i costrutti che conosciamo, senza paura, senza rancore, ma con un briciolo di esperienza e speranza in più.

MoMa – A permanent state of transition (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: sMS

Suoni di matrice tonante rock che sa convogliare la bellezza dei testi con l’esigenza di comunicare grazie ad un caleidoscopio di intenzioni e di nuovi terreni da ricercare, il tutto acquisisce forma affascinante nella misura in cui la stessa ricerca si fa anche ambizione nel correre per aprire nuove strade a nuovi pensieri in una quotidianità di fondo che si esprime in tutta la sua grandezza proprio quando i nostri ricercano la cura del suono e nel contempo la semplicità di fondo che traspare è sinonimo di attesa per grandi soddisfazioni, soddisfazioni culminate in un disco, dopo il primo del 2013 che ricerca ancora nell’ibrido funky rock la propria strada, un percorso condito da ballate a cuore aperto e quella sensazione di già sentito che in un attimo scivola per lasciare posto ad un’originalità che attinge dalle esperienze passate per dare un senso a ciò che forse senso non ha. Nell’incedere continuo e quotidiano, fuori dagli schemi di una musica omologata, i MoMa si differenziano per il riuscito passo indietro alle mode del momento.

Frequenze Retrò – Nel cilindro di un mago (Autoproduzione)

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Suoni acustici e sussurrati che riescono nell’intento di dare un colore di fondo a magie ultraterrene capaci di imbrigliare il tempo in un solo lampo accecante e costringendo l’ascoltatore ad entrare in un club tappezzato di legno alle pareti e al pavimento in grado di assorbire i suoni del tempo in una musica che trova ispirazione nello swing, nel jazz manouche all’insegna del divertimento, ma anche all’insegna di una caratterizzazione di fondo che mette in primo piano una ricerca sonora di invidiabile capacità in divenire, raccontando storie di ogni giorno, raccontando di noi e del nostro vivere, condizionato, ma anche sovrapposto ai mille pensieri dell’animo umano, tra sogno e realtà in un concentrato di Sicilia che vive grazie ai suoni e che implementa il proprio sapere attraverso una musica in perfetta simbiosi con l’ambiente circostante tra meraviglia e stupore, tra le gioie quotidiane e il nostro essere noi stessi fino alla fine.

Taprobana – Tabrobana (Autoproduzione)

Anfratti psichedelici profondi abissi lisergici puri che si apprezzano soltanto nella confusione del parlato e accecano occhi in due pezzi conturbanti a contenere questa piccola, mini prova, dal sapore d’altri tempi, un sapore di una musica carica di sostanza che deve cercare di uscire, deve cercare di esplodere, limando le imperfezioni e facendosi trascinare dal flusso costante del momento in una comunione d’intenti che in queste canzoni sa cercare anche un’originalità di fondo che deve continuare ad essere ricerca per un album completo che aspettiamo, in nome di una musica targata ’70 che nella dimensione  di movenza costante trova in questo mini disco il bisogno di uscire maggiormente.

-FUMETTO- Jimi Hendrix/Requiem Elettrico – Mattia Colombara/Gianluca Maconi (Edizioni BD)

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Titolo: Jimi Hendrix/Requiem Elettrico

Autori: Mattia Colombara/Gianluca Maconi

Casa Editrice: Edizioni BD/Rock

ISBN: 9788868837754

Prezzo: 15,00 €

 

Decidere di mettere su carta attraverso scritti e immagini una storia credibile e passata non è sempre facile, anzi andando oltre il senso più stretto di biografia ricavata da fatti salienti o gossip sulla bocca di tutti, scrivere di un personaggio, a maggior ragione se questo si chiama Jimi Hendrix, è un’impresa alquanto difficile e bisognosa di documentazione per potere essere spiegata, esplicata, narrata in un condensato di episodi che si fa voce narrante per scoprire momenti salienti che fanno, della bellezza del ricordo, il punto primario e più significativo di un esistere intrinseco.

Edizoni BD pubblica un’opera a fumetti importante, carica di una cifra stilistica considerevole e che affonda le proprie radici proprio nel mondo complesso e stratificato di uno dei più grandi musicisti di sempre accompagnando il lettore non in una caotica accozzaglia di fatti lasciati al caso, ma piuttosto dà l’opportunità di immaginare il nostro protagonista all’interno di tre parti fondamentali della storia di quest’ultimo, ben separate per gli esperti e gli appassionati, da scoprire invece per i neofiti; parti che si preoccupano di raccontare, alle volte lasciando alla fantasia la cifra prevalente, gli inizi, il culmine di una carriera stratosferica e l’inesorabile discesa negli abissi fino alla morte, per alcuni ancora misteriosa.

Gli autori Mattia Colombara e Gianluca Maconi danno vita ad un concentrato di poesia che si fa leggere in tempi alquanto brevi regalando una sensazione di perduto amore che vuole soffermarsi a delineare un’istantanea che fa da ponte tra passato e futuro imbrigliando attimi di magia psichedelica in disegni dello stesso Maconi che talvolta si lasciano ad incursioni alla De Luca attraversando sensazioni lasciate alle inquadrature che abbondano di significati e capaci, nella loro dimensione di dicotomia sogno/realtà, di andare oltre il concetto visivo stesso per consegnare una concretezza di fondo alquanto tangibile.

Requiem elettrico vuole essere un daydream, un sogno ad occhi aperti, una storia narrata per immagini rivolta a tutti coloro che anche solo per un momento, hanno sentito parlare del grande musicista di Seattle; una storia che lascia in secondo piano gli eccessi per concentrarsi sulla ricerca musicale, unica e grande cifra stilistica in grado di narrare, essa stessa, una condizione umana di riscatto e che si è fatta veicolo essenziale per uno sviluppo che non doveva finire così presto, esplorando sempre nuovi territori lisergici e caratterizzando un percorso di grandezza oltre ogni modo, ricordando che alle volte un tuffo nel passato è l’unica maniera per scoprire le radici di un’eredità così preziosa e impagabile.

Per info e per acquistare il fumetto:

http://www.edizionibd.it/bd-rock/4014-jimi-hendrix-requiem-elettrico.html

Oppure qui:

So Faking – So Faking (I dischi del minollo)

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Album fresco e di spessore nato sull’urgenza del momento e in grado di catturare l’idea di un garage rock in evoluzione e lineare quanto basta per dare un senso alle dieci canzoni proposte sotto la stella della semplicità, ma soprattutto dell’efficacia, in grado di mantenere promesse e attese per un progetto, quello del genovese Paolo Pretto, di intercettare sapientemente una musica principalmente legata agli anni 60′ che riesce a centrare l’obiettivo di creare un ponte con gli anni ’90 di band come Blur in una unione di intenti che rigogliosa si sposa bene alla causa e trattiene un’enciclopedica discografia di mostri del rock come i Beatles per rilanciarla a dovere in un rispolvero che si fa tangibilità in pezzi come l’iniziale So young fino a Raging Doll in un disco che esso stesso cerchio di continuità con un passato dall’aspetto vintage, ma non troppo, in cui la destrutturazione e il cantato sono forme essenziali per la buona riuscita di una produzione che mira alto, qualitativamente parlando e si porta con sé uno strascico importante da mantenere nel tempo.

Dipensieri – Non colleziono farfalle (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: cane e sMS

Cantautorato influenzato dal rock per dare vita, forma e sostanza ad un paradigma musicale che ricerca la propria strada nel mare di produzioni odierne per un suono originale che trova nella giusta unione, tra grandi del passato e del presente, il punto di raccordo per una musica fatta di veridicità e di parole studiate a tavolino dove l’impronta del suono anni ’90 è tangibile per ricerca contestualizzata, ma anche per esigenza cronologica in un dibattere di pensieri e forme che si muovono nella quotidianità, nelle difficoltà di ogni giorno  ottenendo un risultato che di per sé è la prova tangibile che costanza ed impegno portano ai frutti sperati, mescolando le carte in tavola e dando al tutto quel sapore di vintage reale che accompagna questo disco fatto di ricordi, emozioni e lotta costante all’evoluzione del mondo che ci circonda in nome di una libertà troppo spesso negata, nella naturalità delle cose, nella naturalità degli intenti che si immolano ad arte e rendono ancora più reale un suono che non è puro e semplice sottofondo.

Santacroce – Migras (Ghost Label Record)

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Rock raccontato che si scontra con un cantautorato e con un fardello più pesante legato ad orpelli hard che ben si sposano nel progetto di Alessio Santacroce rocker livornese fautore di un disco, Migras, in grado di raccontare fasti e cadute di una società in via d’estinzione prendendo quasi come spunto d’obbligo le migrazioni interiori, quelle dell’anima, quelle che ci troviamo a vivere sotto l’effetto narcotizzante dei media moderni in un sodalizio che sposa genere differenti e si lascia al conturbante ed emotivo uso delle parole alla ricerca di un messaggio da comunicare per vivere appieno una vita che trova nell’illusione del momento un appiglio da dove poter partire per ritrovare la strada verso casa. All’interno di queste canzoni ci sono tracce evidenti di una musica di fine anni ’80 e inizio ’90, dai Litfiba passando per gli Afterhours in un suono concentrico che apre le porte nel valorizzare la forma canzone nella sua interezza, nella sua importanza, garantendosi d’obbligo un posto tra chi usa il linguaggio musicale per andare oltre il mondo stereotipato, alla ricerca di una propria strada da seguire e facendo parte di quel sempre più esiguo gruppo di cantautori in via d’estinzione.