Cantautorato sottile e studiato che ha il sapore degli anni ’90 e del primo 2000, un indie d’autore capace di seminare cristalli di luci e ottenebrare il circostante con leggerezza mai troppo compressa, ma piuttosto raggruppando un insieme di caratteristiche intrinseche ad una specificazione e ad un intrecciarsi di rapporti umani e di vite vissute. Un ciclo quindi quello degli Skelters, un ciclo che raggruppa malinconie pop alle schitarrate arancioni della Terra d’Albione in un concentrarsi quasi metafisico di poesie in musica che si spingono oltre e vogliono costituire un punto d’approdo per soddisfazioni e meriti ricchi di rimandi al Bianco dei Beatles, ma qui riproposti in chiave attuale senza mai strafare, ma piuttosto concentrandosi sulla pulizia dei suoni e sulle parole che nel disco contenute danno un senso diverso ai sentimenti che ci toccano da vicino. Siamo è la traccia d’apertura che conduce ad Eroe e poi a pezzi necessari come Senza lei o il finale lasciato a Chimica dell’amore per un gusto vintage che riprende aspetti e stilemi passati, senza però dimenticare l’epoca in cui viviamo, un’età dove l’assoluta ricerca di un qualcosa di diverso per sopravvivere porta alla luce dischi notevoli come questo e ci fa sperare in un ritorno all’essenzialità che anche in musica ha il bisogno necessario di ritrovare la propria purezza.
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So Faking – So Faking (I dischi del minollo)
Album fresco e di spessore nato sull’urgenza del momento e in grado di catturare l’idea di un garage rock in evoluzione e lineare quanto basta per dare un senso alle dieci canzoni proposte sotto la stella della semplicità, ma soprattutto dell’efficacia, in grado di mantenere promesse e attese per un progetto, quello del genovese Paolo Pretto, di intercettare sapientemente una musica principalmente legata agli anni 60′ che riesce a centrare l’obiettivo di creare un ponte con gli anni ’90 di band come Blur in una unione di intenti che rigogliosa si sposa bene alla causa e trattiene un’enciclopedica discografia di mostri del rock come i Beatles per rilanciarla a dovere in un rispolvero che si fa tangibilità in pezzi come l’iniziale So young fino a Raging Doll in un disco che esso stesso cerchio di continuità con un passato dall’aspetto vintage, ma non troppo, in cui la destrutturazione e il cantato sono forme essenziali per la buona riuscita di una produzione che mira alto, qualitativamente parlando e si porta con sé uno strascico importante da mantenere nel tempo.
-FUMETTO- Lennon – Foenkinos/Corbeyran/Horne (Edizioni BD)
Titolo: Lennon
Autori: Foenkinos/Corbeyran/Horne
Casa Editrice: Edizioni BD
ISBN: 9788868836054
Prezzo: 16,00 €
Confessioni in psicanalisi per un Lennon che si racconta e parla della propria vita come fosse un libro aperto, senza tralasciare i momenti più bui, i momenti di infinita desolazione che lo hanno accompagnato lungo un percorso fatto di arrivi insperati, ma voluti e allo stesso tempo una vita fatta di numerosi salti in voragini esistenziali che lo hanno caratterizzato profondamente, nonostante un’immagine quasi eterea e discostante più volte propinata dai mezzi di comunicazione di ieri e di oggi; un racconto che non è solo un fumetto, anzi, è la storia di una persona che ha raggiunto, dopo innumerevoli capovolgimenti, uno stato di continua evoluzione non solo musicale, quella parla da sé e non ha bisogno di tante spiegazioni o delucidazioni, ma piuttosto un cambiamento radicale e profondo del proprio modo di essere, tentando ogni giorno di essere una persona nuova.
Un Lennon quasi inedito quindi, oltre le biografie, ma piuttosto un personaggio visto attraverso una soggettiva elegante e degna di portare a conoscere gli aspetti più nascosti di un uomo e della sua avventura nel mare umano, per tentare di dare un nome al tutto, per sfuggire da una realtà opprimente e disagiante; uno stato continuo di mobilità che porta l’artista ad ampliare le proprie conoscenze e aspirazioni, grazie all’esperienza, qui raccontata, non come mero punto di partenza, ma piuttosto delineando in modo soggettivo un percorso preciso di uomo e delle sue fragilità.
Uno dei più grandi personaggi del ‘900 viene quindi qui esposto, partendo dalle difficoltà famigliari, un padre e una madre indecisi e incapaci sul da farsi, un ragazzo cresciuto con la zia, per ritorni e abbandoni continui, abbandoni capaci di segnare indelebilmente la paura nel futuro, una paura che esplode in visione distorta della vita, fino alle creazione dei Beatles, i cambi di formazione, il sentore di poter diventare qualcuno e l’arrivo del successo poi, la droga, la prima moglie, le molte amanti e Yoko Ono a ridare speranza in un periodo cupo e inondato di verismo tragico e indissolubile con il passato, fino a quell’omicidio nel 1980, in un momento di flebile luce fuori dal tunnel.
Narrato con perizia certosina da David Foenkinos ed Eric Corbeyran e illustrato incisivamente, tranne che in certe situazioni di ripetitività nei disegni, da Horne, questo Lennon è un racconto per immagini di un’umanità inusuale, che attinge la propria forza non solo nei contenuti, di per se stessi grandiosi, ma piuttosto ci lascia la possibilità di interpretare soggettivamente la vita controversa di un grande della musica di sempre, così da poterne trarre delle conclusioni del tutto personali, lontane da schemi preimpostati, lontane da una logica arrivista e accondiscendente; un fumetto che è visione d’insieme essenziale, per non dimenticare che qualcuno, un tempo, ha cambiato la vita di tutti noi partendo dal cambiamento della propria.
Per ulteriori info e per l’acquisto del fumetto:
http://www.edizionibd.it/bd-rock/3818-lennon.html
Officina della camomilla – Palazzina Liberty (Garrincha Dischi/Panico Dischi)
Disco che disorienta e spazia in maniera del tutto improvvisata da sonorità lisergiche e quasi psichedeliche verso sostanziose ballate chitarristiche quasi live che in primo piano si fanno racconto di un mondo in decadenza, di un’istantanea accesa dal colore del mare e pronta a sconfiggere l’inutilità per arrivare al succo comprensibile solo da pochi; questo disco è un salto nel vuoto, il vuoto del tempo da colmare, il passaggio segreto, osando e ripetendo, evitando la caduta e magari costruendo nuove forme di società reale, vera, grazie ad occhi sempre aperti, fatti per vedere, fatti per respirare.
Sgangheratezza cosmica che si lascia espandere con intro infinite, dilatate, orchestrali, arrangiamenti studiati per creare tappeti addobbanti foreste, tra Swing, Valzer, Industrial da rave e quell’approccio tanto caro al passato che vede ancora quella tastiera a comporre melodie di facile presa e giusta ambizione, i Beatles e i Verdena, spruzzate di Pink Floyd, Sycamore Age e la cover simil Closer dei compianti Division per un album che è pura transizione per i giorni che verranno, uno studio di un concetto, di un qualcosa che era e che ora si fa ombra, un corridoio oscuro, una porta in fondo alla notte e poi la luce, tanto bella ed essenziale che ti viene voglia di baciarla.
Rudy Rotta – The Beatles vs The Rolling Stones (SlangRecords)
Rudy Rotta non ha bisogno di presentazioni e sicuramente il disco che abbiamo sotto mano è il risultato di uno studio coraggioso e di una passione che non pone freno agli anni che passano.
Per fare cover non basta riprodurre fedelmente timbrica, stile e metrica delle canzoni, ma soprattutto personificare uno stato, un modo di essere, quel tempo che più non ti appartiene costringendoti a lanciarti verso l’indefinito, aspettando che il trascorrere dei giorni dia i suoi frutti.
Rotta, il bluesman italiano per eccellenza, è riuscito, dopo anni di carriera ad affrontare uno scoglio sul cui versante si contrappongono due gruppi le cui vite e le cui strade molto diverse si intersecano in un botta e risposta frenetico: i Beatles e i Rolling Stones.
Il tutto si identifica in una visione molto chitarristica, che a tratti sembra alquanto esuberante soprattutto dal lato fab four; si prediligono arpeggi e assoli in primo piano, dimenticando, per certi versi, il vero senso della canzone.
Mi ripeto è molto difficile fare delle cover incanalando uno spirito di una generazione e a mio avviso Rudy esprime al meglio le sue capacità in numerose canzoni dando quel tocco di personale e di differenziazione che si fa scopo principale lungo le 23 tracce dell’album.
I successi sono sicuri e conclamati, per le pietre rotolanti si parte, tra le altre, con Simpathy for the Devil passando per la ballata Ruby Tuesday, la fiammeggiante Satisfaction e l’incredibile Lady Jane con presenza Quintorigo palpabile, dal lato degli scarafaggi invece si trovano delle piccole perle come Things we said today, While my guitar gently weeps e la meraviglia di Strawberry fields forever suonata per l’occasione assieme ai Gnu Quartet.
Nonostante qualche sperimentazione di troppo il nostro ne esce vittorioso, le doti si esprimono al meglio e il talento nel già sentito fuoriesce in tutto il suo splendore, e poi citando Holiday “Tutti dobbiamo essere differenti. Non si può copiare un altro, e nello stesso tempo pretendere di arrivare a qualcosa”, quasi fosse un monito di un vecchio saggio, la differenza è vittoria e non omologazione.