Endrigo – Ossa rotte, occhi rossi (IndieBox)

L'immagine può contenere: una o più personeCanzoni che corrono con noi alla velocità del suono, non lasciano scampo e non lasciano fiato, trattengono il respiro e le poche cose che ancora possiamo avere e ci consegnano uno spaccato di involuzione rock che sfocia ed esplode in attimi di rabbia convulsa che accecata dal troppo star male si riaddormenta in un sonno che porta i nostri Endrigo a cucirsi attorno una pelle di lacerante bisogno di sopravvivenza, contro le furie del tempo, contro l’inesorabile declino, apprendendo diligentemente la lezione dai FASK, dai Ministri e da altre band come Majakovich su tutte ad incatenare il nostro bisogno di appartenere a quella fame da palco che ha sempre e comunque una valvola di sfogo tra le tenebre in un inseguire continuo fatto di coraggio e bisogno di incanalare le energie, talvolta facendosi del male, ma con il potere di rialzarsi e di poter raccontare e raccontarsi ancora in pezzi come Controcrederci, Sobrio, Spara e la finale Buona Tempesta a ristabilire equilibri dopo le ondate di mare a rischiarare il tempo oltre i costrutti che conosciamo, senza paura, senza rancore, ma con un briciolo di esperienza e speranza in più.