Electroadda – Elecctroadda (Autoproduzione)

Un disco cangiante e roboante che raccoglie la lezione del rock del tempo che fu e lo trasforma in una musica principalmente di sostanza, capace di indagare nelle coscienze e scaraventare al suolo il tempo perduto con capacità espressiva, per un gruppo che di base, ha delle solide fondamenta costruttive ed esigenze che intersecano il tempo perduto tra psichedelia anni ’70 e l’esigenza di sperimentare sempre e comunque grazie all’utilizzo di un’elettronica mai fine a se stessa e che consente alla band, che alla fine è solamente un duo, di sovrapporre substrati emozionali in musica per dare vita ad un wall of sound pazzesco e sentito.

Cinque pezzi che sono il marchio di fabbrica e la carta d’identità per le imprese future, cinque pezzi che si fanno ascoltare e riascoltare, carpendo le sfumature, raggiungendo l’infinito, un labirinto di potenzialità da incanalare per risultati che in futuro, saranno ancora più sorprendenti.

Metamorfosi – Chrysalis (Mauna Loa)

Rock in evoluzione che non si ferma alle classificazioni di genere, ma ricerca costantemente una propria strada da seguire in territori inesplorati, con una voce che vince sin dalle prime battute e una band che cavalca l’onda contornando di magia questo nuovo disco dai tratti cangianti e mutevoli, dal suono fortemente maturo e portatore di un colore contaminato e ricco di necessità nel creare un ponte direttamente nell’atlantico per dare una sferzata di internazionalità alla proposta che si fa via via più importante e riconosciuta.

Un disco quindi che sa cambiare, camaleontico, pronto a scoppiare quando meno te lo aspetti, la crisalide che diventa farfalla e il morire della notte per lasciare spazio al giorno, una roboante discesa e risalita accompagnata da archi e sintetizzatori, sfumature di jazz e rock colto e raffinato, meticoloso e strutturato, per dare spazio a ciò che è e che sarà possibilmente raggiungibile.

Otto nuove tracce cantate in inglese questa volta, che si aprono con Essence e chiudono il cerchio con la meraviglia di  The moon is kiddin’me; a segnare nuovi spazi di creazione, a sancire l’indissolubilità di un credo consapevole delle proprie potenzialità.