Niggaradio – FolkBluesTechno’n’Roll…e altre musiche primitive per domani (DCave Records)

Suoni multiformi che sanciscono l’importanza dei colori e delle sfumature, quel cantato di strada che si affaccia sul Mediterraneo e la voglia, quasi bisogno essenziale di sperimentare, di mettersi alla prova per un disco che ingloba una poesia che non ha nessun legame con gli ascolti odierni se non per l’interesse, che lega i Niggaradio, per la scoperta e il profumo di nuovo, di originale, ma allo stesso tempo concreto.

Africa, America, l’Oriente alle porte, generi completamente opposti che si attraggono e formano un arcobaleno di legami e speranze capaci di farsi sentire già nell’apertura affidata a U Me Dirittu, il blues chiamato in causa solo per attitudine e poi via via i testi che parlano dell’immaginaria concretezza di essere umani in questi tempi altamente strani e destabilizzanti.

La musicalità della Sicilia aiuta nel dare vita a poesie da testa alta, come aiuta di certo la presenza di Cesare Basile; obiettivi ben precisi e rassicurazioni sul domani, un futuro da costruire quasi fosse un puzzle che parla della nostra vita e che cerca speranza dove questa si nasconde.

I dottori – Poesia e Veleno (Autoproduzione)

Volontà di fondere lo stile rock più duro ai limiti con lo stoner oltreoceanico di Queens of the Stone Age, l’alternative metal dei System of a down con il cantautorato dei grandi autori italiani tra De Andrè e Gaber passando per l’ironia dissacrante del Gaetano più ispirato, una poesia legata al veleno, un’eterna esigenza di incapsulare attimi vissuti che sono ricordi del passato, tra arrangiamenti volutamente minimali che acquisiscono valore soprattutto in chiave live, un disco che scioglie i paradigmi del tempo andato per dare un senso maggiore alla compiutezza delle parole, incisive, profonde e in pezzi come l’apertura Per non  farti ammalare passando per Marte, Marilù, Mario il poeta i nostri si fanno portatori di un mondo quasi di paese, quasi di quartiere, dove i significati della vita si possono leggere negli occhi della gente, dove l’essere unici permette di guardarci in modo diverso, forse più vero e reale, sicuramente più sentito e tangibile; un disco che da la possibilità di creare legami ascoltandoci.

Luca di Maio – Letiana (Autoproduzione)

L’imprevedibilità si fa forma canzone e consente di dare un senso agli ultimi del mondo, in un disco struggente quanto delicato, commovente e suonato egregiamente, dove gli arrangiamenti si possono percepire a pelle fin dalle prime note, come esigenza di valorizzare le vite ai margini, per immagini profonde e soppesate; nulla è lasciato al caso in questo disco e si sente.

C’è la produzione artistica di Marco Parente e alla console di regia Asso Stefana, c’è Alessandro Fiori dei Mariposa e le fluttuazioni di Vincenzo Vasi, gli amici di sempre Sergio Salvi dei My Broken Toy/Cosmosoul, Francesco Bordo dei Nasov, Federico “JolkiPalki” Camici degli Honeybird & the Birdies, Kento & the Voodoo Brothers per finire con Paola Mirabella degli Honeybird & the Birdies, Vincent Butter.

Un disco che ha il sapore in bocca del passato, un quadro ben delineato e una poesia lontana, il mare che fa da tramite per la ricerca di qualcosa di spezzato che va ricostruito, timido abbandono nei confronti di chi spera una vita migliore, attimo di coraggio prima della tempesta, il volere raccontare un’epoca dentro a nove tracce, perché la vita non è quella vista in tv, quando si vive nel quotidiano anche un filo d’erba può avere e cambiare significato, siamo soggetti in eterna costruzione, siamo soggetti che devono capire che tutto quello che vediamo può essere futuro nelle nostre mani e noi con lui dobbiamo essere eterni oppositori dei cliché precostituiti; accarezzando la vita come se fosse la prima volta.

Lithio – Lithioland (RawLines/Audioglobe)

Rock senza fronzoli duro e crudo, osannato e sospirato, ricercato, ma non troppo in attesa di sviluppi sempre più importanti, per una band dalla carriera decennale, che in questo disco, il terzo disco, riesce nell’intento di spiegare il significato della parola abbandono verso tutto ciò che viene creato, quella tipica concezione umana di creare e poi distruggere in un circolo senza fine e senza mete.

I nostri Lithio si ispirano ad un rock d’oltreoceano di sicuro impatto che si evince già dalle prime note della virale #io no, una canzone contro l’industria della musica odierna, un pezzo al fulmicotone che lascia senza fiato per capacità di rendere immagine quasi tangibile, un concetto molte volte abusato e non propriamente chiaro e dibattuto; il disco poi continua inseguendo sonorità potenti e tematiche non meno importanti, raccontando di ipocrisia dilagante e denuncia verso un mondo che non ci appartiene fino in fondo, come nel grande pezzo Il mercato degli eroi, per passare a Il mondo di chi fino al riuscitissimo finale di La danza della pioggia, dove qualcosa resterà a parlare ancora di Noi.

Un disco sulla perdita e un disco sulla rinascita, l’attesa nella luce che verrà e la speranza di trasformare il grigiore in qualcosa di più pulito e radioso.

 

Gian Marco Basta – Secondo Basta (FonoFabrique)

Secondo Basta è un pensiero, è un’opinione da bancone del bar, è l’esigenza ubriaca e strampalata, a volte stappa lacrime, a volte strappa risate, di definire un mondo quotidiano, fatto di sogni e certezze, ma anche di aspirazioni, di esigenze tangibili e ricercate, un mondo blues e offuscato, ma rincorso dal piglio leggero che si domanda e si interroga su temi quali l’amore, la depressione, il gioco d’azzardo, ma soprattutto quel tentativo che si assapora giorno dopo giorno di essere se stessi davanti a tutto.

Canzoni dei margini, canzoni che mettono al tappeto, un cantattore tragicomico che ricerca la propria identità nelle persone comuni, facendo sorridere e ridando speranza in qualche modo, per fare capire e far comprendere l’esigenza di andare oltre le apparenze, in una concezione non solo amara della vita, perché quell’amaro può trasformarsi in amore, eterno amore per tutto ciò che ci piace, eterna lotta per diffondere un pensiero, per alzare la testa e dire io esisto, fuori dal coro, fuori dalle aspettative comuni, dicendo Basta a tutto il resto che non conta.