Gasparazzo Bandabastarda – Forastico (New Model Label)

Una grande festa che non ha fine pronta a concederci la possibilità di ballare a ritmi sostenuti, sentiti e vissuti, tra incursioni che vanno, senza mezzi termini, dal folk al punk, dal reggae al cantautorato, passando per la world music in un collettivo disimpegnato e amante della sperimentazione etnica, in un album, il sesto album, che non smette di stupire ad ogni ascolto; il raggiungimento del punto giusto, dell’alchimia perfetta che consente di unire strumenti moderni ad altri della tradizione, dal sapore vintage, dal sapore del passato, una magia musicale vera e vibrante, ricca di quella capacità nel sostenere ragioni di vita essenziale, tra rimandi cinematografici e bellezza nei testi che si possono rintracciare in rete, un’iconografia ben realizzata che da un maggior senso al termine forestiero, che di questi tempi è saggezza e calma nell’affrontare la vita, un termine che sempre più ha e avrà valore, come senso di accoglimento; un’accoglienza che ci vede protagonisti nell’accettare il lontano, il diverso, il povero: i forestieri potremmo essere noi prima o poi, noi protagonisti di queste canzoni magari in un’altra terra, magari in un’altra vita.

Igor Pitturi – Vesto Male (Frivola Records)

Igor Pitturi è il cantautore del chissenefrega, assolutamente indifferente alla fama e al successo, il nostro tenta nell’impresa di dare un senso nuovo alla forma canzone, in modo ironico e divertito, lasciando parlare di se grazie ad un linguaggio colorato e fiorito, in cerca di un posto nel mondo, con umiltà e capacità di domandarsi se tutto questo intorno abbia un senso.

Vesto male è appunto la summa di questa ricerca, è il concretizzarsi, grazia e due parole, di un mondo voluto e cercato, di un percorso che lo vede al fianco dei conosciuti Filippo Dr Panico e Matteo Fiorino, che per l’occasione si prestano alla costruzione sonora di questa sgangherata opera di riconoscimento, una piccola opera che parla di svuotamento di ideali nella nostra società e di quella ricerca sarcastica del bene nel più vicino male.

E’ meglio non prendersi troppo sul serio, è meglio vivere la vita attimo dopo attimo, le emozioni verranno e noi saremo diversi, capaci ancora per una volta di assaporare il meglio che arriverà; con piglio romantico e sbarazzino il nostro intraprende un viaggio chiamato vita che lo identifica nella massa e lo rende viaggiatore idealizzato del nostro tempo.

Tubax – Governo Laser (Autoproduzione)

Accenni di bagliori e luce che pian piano si apre ad incursioni prog dal sapore d’altri tempi, ma con occhi e orecchi tesi al futuro, mescolati da sintetizzatori ben miscelati e da una capacità intrinseca di dare senso al vuoto, di dare spazio ad uno strumentale atteso e sperato, ben confezionato e ricco di rimandi per ciò che verrà.

Loro sono i Tubax e con questo loro secondo disco si affacciano al mondo su di una finestra aperta a 360°, pronta a sperimentare e intascando le prodezze del passato, spunti necessari per il compimento di un album che sa di colonna sonora, di inseguimento poliziesco anni ’70, i calibro 35 al centro e l’innovazione che costringe l’ascoltatore ad ampliare i propri orizzonti sonori, con caparbietà e determinazione.

Governo Laser è un disco registrato in più sessioni, per raggiungere una perfezione quasi maniacale, un disco nato in un garage prontamente attrezzato e addobbato al meglio per dare forma e sostanza a pezzi che sono perle di genere, hanno i numeri per diventare luci in un mondo si sistemi automatizzati, hanno i numeri per diventare esse stesse prime per scelta e per merito.