DILULA – Le vie dell’amore (Autoproduzione)

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Sintetizzatori elettronici pronti a scandagliare l’etere di sogni e passioni, di bisogni celati e nascosti pronti a rinfrancare grazie ad una musica soft mai gridata, ma piuttosto adombrata dal bisogno introspettivo di comunicare passioni e recitazioni di forme sempre nuove che prendono le vie del sentimento, che prendono la via delle emozioni. Il percorso dei Dilula è un saliscendi di impressioni che rinfranca grazie a chitarre distorte che sposano un connubio con suoni inusuali, ma avvertiti in un gioco di voci alternate che rendono la proposta interessante e di sicuro appeal, complice il fatto che Le vie dell’amore è un album che trova nelle multi sfaccettature del momento un proprio punto di ingresso, un punto d’approdo per ristabilire una scoperta del proprio essere che parte dal di dentro. Canzoni come Atomica, Light Warrior, Angeli senza ali non passano di certo inosservate rendendo la proposta un connubio febbricitante di buio e luce da far esplodere in un solo momento. 


AnimArmA – Millennials (Autoproduzione)

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Schiaffo alla realtà che apre voragini di necessità mai assopite e pronte a distruggere abbondantemente le mode del momento sputando in faccia alla quotidianità con un rock abrasivo e convincente, un rock che non si abbandona ai cliché del momento, ma piuttosto intavola discussioni continue con le nuove generazioni che si trovano ad affrontare percorsi sempre nuovi, ma percorsi alla deriva. Millennials è uno spaccato reale di questa società, sono quattro pezzi incisivi che aiutano ad abbondare in un EP di grazia che non si accontenta, ma segna un momento, segna un percorso nel bisogno di fare sentire sempre e comunque la propria voce, il proprio grido. Dalla canzone inno Vita puttana fino a Letame passando per Antisocial e Incredibile i nostri intascano una prova che non contempla le mezze misure, ma sicuramente risulta essere una prova di questi tempi necessaria. 


Dal Vivo – Scenes from afar (Autoproduzione)

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Rinascita sonora e vitale dopo un grave incidente per il nostro Federico Bessone, rinascita piena di luce che ricorda i momenti di oscurità, l’uscita dal coma e il desiderio di riabilitarsi alla vita in modo naturale, partendo dal di dentro, suonando una chitarra e parlando di ciò che è stato, di tutto quello che è stato vissuto. Scenes from afar è un disco che nell’immediatezza del momento si fa racconto, storia, lacrime e passione, restando attaccati a quel filo invisibile che si chiama vita e che ci rende unici e mutevoli, organismi fragili e discostanti, ma portatori di una carica interiore che ci permette di sopravvivere a qualsivoglia tempesta quotidiana. Il nostro cesella un EP di immagini e impressioni, di forme desuete e nel contempo cariche di forza e di passione, passione per una vita ritornata e centrata, una vita che trova nell’attimo di perdersi quel bisogno sostanziale di riaversi, guardando con occhi nuovi le essenzialità di canzoni cantautorali e interiori, pezzi che sono brandelli di ciò che è stato a ricucire il tempo, a ricucire le ferite che ci portiamo dentro. 


Prowlers – Freak Parade (Autoproduzione)

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Emarginazione in un mondo che non ci vuole, lontano dagli schermi televisivi, lontani dal senso comune di partecipazione, un mondo disegnato e immaginato che non è poi tanto lontano dalla realtà vera, quella di tutti i giorni e che i Prowlers delineano con sofisticata essenzialità. Freak Parade è un concentrato di diversi generi, è un insieme eterogeneo e davvero incontrollabile di forme e architetture in continuo cambiamento pronte a mettersi a disposizione di un passato che vedeva nei concept album una via di fuga dalla realtà incentrando la poetica in divenire in situazioni che alla fine ci vedono al centro di quella stessa realtà da cui non possiamo evadere. Ci sono sperimentazioni sonore davvero importanti in questo disco, sembra di sentire radici Floydiane disperdersi nell’etere e pronte a rinfrancare gli animi con carezze e sussurri capaci di sprofondare all’interno della nostra ragione, all’interno del nostro essere in costante e mutevole cambiamento. I Prowlers, attraverso una cupezza introspettiva, immaginano un mondo diverso, dove il bisogno di ribellione sta alla base di tutte le nostre vittorie future. 


-LIBRI ILLUSTRATI- Lara Hawthorne – Erberto (Lapis Edizioni)

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Titolo: Erberto

Autore: Lara Hawthorne

Casa Editrice: Lapis Edizioni

Caratteristiche: cartonato, 24,5×31,5, 24 pp., colore

Prezzo: 13,50 €

  ISBN: 9788878746060

La Primavera che arriva e la terra da coltivare, i fiori da far nascere, la verdura da ammirare nel colorarsi al sorgere dal sole e gli insetti che popolano la fertilità e l’abbondanza di un orto da scoprire, di un orto da cui far partire storie emozionando. Un pezzo di terra, un lembo territoriale in cui i protagonisti sono quei piccoli esseri insignificanti a cui non diamo sempre il giusto valore, ma che concentrano in modo fantastico architetture raccontate, piccole perle di vita da valorizzare, studiare, comprendere.

Erberto fa parte di questo ecosistema, di questa soggettività neutrale che gli permette di accarezzare le foglie immaginando un futuro diverso, un futuro più utile alla piccola complessità a cui appartiene. Erberto è una lumaca di fondo infelice perché si sente inutile al cospetto degli altri animali che popolano il suo mondo, si sente inutile perché sente che tutti gli altri hanno uno scopo preciso, sono nati per far qualcosa di tangibile, visibile, palpabile, qualcosa di utile e concreto, lui no. Il ragno è in grado di tessere una maestosa tela, le formiche invece sono viste come abili architetti nel costruire la propria casa mentre lo scarabeo stercorario è indaffarato e intento nel produrre la sua grossa palla di cacca quotidiana. Un mondo vivace, un mondo concentrico a cui il nostro Erberto sente di non appartenere, fino all’incontro con una falena, un animale notturno che troverà implicitamente un modo per rendere più vera la vita del nostro protagonista.

Lara Hawthorne penetra l’idea di universo illustrato con uno stile unico e personale, già apprezzato nei bellissimi precedenti lavori e qui compreso e attualizzato attraverso una storia che vede la natura come parte principale di un racconto lineare e semplice nella sua completezza, una natura che prende spunto dal post-impressionismo a tratti naif del pittore francese Rousseau, una natura da esplorare che riesce a farsi scoperta nel comunicare anche ai bambini più piccoli il meraviglioso senso di mistero che accomuna anche ciò che può sembrare inutile agli occhi dei grandi.

Erberto è una favola dolce che ha il sapore della terra e della fatica, una storia da cui partire per implementare il valore delle nostre capacità affidando il nostro essere ad un credo che nelle pagine di questo illustrato d’autore si apre al senso più profondo di parole come amicizia, coraggio, unione e comunità. Un micromondo descritto in modo essenziale che attraverso la rete della quotidianità pone sotto i riflettori la storia di una lumaca, la storia del suo piccolo mondo e di tutti quei sottili ingranaggi che la vedono protagonista di un cambiamento acceso e vissuto nel percorre la strada verso casa, con nuovi e vecchi e amici, tra le certezze di un tempo passato che ora si fanno realtà.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.ibs.it/erberto-ediz-a-colori-libro-lara-hawthorne/e/9788878746060

 

Alia – Giraffe (Pippola Music)

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Alia è il profumo della Primavera e del disincanto, della voglia di uscire a correre lungo i prati lasciando indietro i pensieri più neri, il bisogno di lasciare indietro le tenebre per dare un senso nuovo alla luce che ci circonda. Giraffe è una bellezza da scoprire ascolto dopo ascolto, un insieme vivido di immagini lucenti che nei fiori del mattino riscoprono con magia la bellezza del momento, del racconto, dell’essere noi stessi oltre le apparenze solcando i mari contro il vento dell’omologazione e abbandonando l’inutile presa di una realtà troppo artificiale per essere assaporata appieno. Il nuovo di Alia è un inno alla vita che trova nelle collaborazioni un punto importante d’approdo. Pensiamo alla title track di una bellezza sopraffina cantata con Patrizia Laquidara o Alessandra con Francesca Messina per poi scorrere attraverso Sei donne con la voce recitante di Elisabetta Salvatori fino a Verso Santiago cantata con Martina Agnoletti. Tracce che si sovrappongono e rinfrancano grazie anche alla presenza di musicisti d’eccezione come Fidel Fogaroli, Giuliano Dottori, Cesare Malfatti solo per citarne alcuni a dare peso ad un progetto di pop sognante oltre ogni barriera. Alia racconti di viaggi e di persone, racconta di un mondo idealizzato che sembra visto con gli occhi di un bambino, per un disco che va oltre il cantautorato contemporaneo per come ora lo conosciamo ricavandosi un piccolo posto d’onore tra le migliori uscite di questi ultimi tempi. 


Ozzo – Pastislost (Autoproduzione)

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Potenza sonora compressa e rigettata al suolo come fulmine a ciel sereno, fuoco che rinfranca, aria che respiriamo in una espressività di fondo che ha il sapore della magia e delle cose migliori in un’internazionalità sospinta davvero stupefacente di chi conosce nel profondo i meccanismi concentrici per far emozionare attraverso una musica che ha diretti richiami con il nu metal, lo shoegaze, il metal sinfonico. Ozzo, all’anagrafe Ivano Tomba, costruisce una prova che si muove attraverso l’ossessione del tempo che passa, di ciò che perdiamo e che non possiamo più recuperare, un disco fatto da sei tracce che incantano per immediatezza e fruibilità, per sensazionale bisogno comunicativo e per capacità di manipolare i suoni a proprio piacimento con l’intento di creare contrapposizioni tra buio e luce attraverso mani chiuse che incontrano radici in una responsabilità da primo della classe. Da As fast as you can fino alla cover di Seal, Crazy, il nostro costruisce attimi di immediatezza pop in un disco che non sfigurerebbe nelle classifiche di mezzo mondo. 


Emotu – Meccanismi Imperfetti (Autoproduzione)

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Suoni elettronici e vagamente new wave che intercorrono attraverso le emozioni e le vicissitudini di questo disco compresso in poetiche industrial pronte a rinfrancare l’animo romantico di una musica dal facile ritornello, ma dalle intersezioni mai banali che trovano nel vissuto del momento attimi per raccontare una storia da vivere in primo piano. Gli Emotu creano atmosfere davvero importanti per un album concentrico che sembra quasi parlare vicino al cuore, ma in maniera del tutto inusuale, Meccanismi imperfetti parla di noi e dei nostri fallimenti, Ogni cent’anni, la canzone d’apertura nonché primo singolo estratto è un gioiello di pura necessità che si fa ascoltare più volte per poi proseguire processi di installazione sonora con pezzi come Vento a Monastir, Eva su Marte, Actarus o la bellissima, nel finale, Vertici precipizi. Gli Emotu ci consegnano una prova matura e stilisticamente importante che sicuramente non segue le mode del momento, ma piuttosto si rifugia in un passato che vedeva ancora la forma canzone come punto fondamentale e di di sicura valenza nel lanciare un messaggio. Meccanismi imperfetti è una sorta di strada da seguire in questo labirinto chiamato vita che trova nel ricordo un filo necessario per la nostra libertà. 


GDG Modern Trio – Spazio 1918 (Brutture Moderne)

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Saliscendi emozionali su asteroidi introvabili e carichi di velocità espressa attraverso forme alterate di poesia urbana incrociata ad un free jazz sporcato dall’elettronica e dall’improvvisazione per un risultato di chiaro stampo conteso e lisergico. Ascoltando i GDG Modern Trio sembra quasi di fare un salto ai tempi di Amnesiac dei Radiohead quando le sperimentazioni erano in funzione di una canzone che poteva diventare pop o comunque di facile fruibilità, mai estrema, ma piuttosto in grado varcare la soglia dell’astrattismo per portarci in una comunione unisona con gioielli di rara bellezza e di rara intensità. Spazio 1918 porta l’ascoltatore in una dimensione parallela e ben studiata grazie all’esemplificazione di undici microcosmi sonori e interstellari che permettono un viaggio che si spinge su strutture architettonicamente ineccepibili e cariche di appeal in un processo magnetico che trae soddisfazione dal connubio reale-fantastico di una musica da assaporare in ogni sua più piccola sfumatura. 


Dead cat in a bag – Sad dolls and furious flowers (Gusstaff Records)

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Sguardi che si incrociano oltre il futuro che conosciamo portando parallelismi di luce oscura pronta a rinfrancare la scena, a stabilire una comunione unica e irripetibile con l’ascoltatore e con il mondo più buio che questo può abitare per anfratti celati alla quotidianità che percepiscono cenni d’amore in una furiosa vibrazione che ha il sapore delle cose migliori. I Dead cat in a bag sono tornati con un disco bellissimo capace di racchiudere al proprio interno meccanismi strumentali che hanno il sapore e il vigore di un’opera, di un concept album studiato a tavolino dove i suoni sono profondamente innovati e capaci di incrociare un folk introspettivo con un rock che racchiude i nervosismi sonori di Nick Cave e di Tom Waits per parallelismi d’intersezione con  la musica tradizionale mossa dal bisogno di comunicare, di penetrare la carne, di scendere fino all’inferno più tetro per ritornare inesorabile sotto forma di carezza prima dell’attesa sera. La voce di Luca Swanz Andriolo costringe le tenebre a fermarsi per un momento creando una bolla d’aria di inequivocabile bellezza inalterata pronta a stupire ad ogni passo circostante e se Thirsty può essere una grandissima traccia Le vent racchiude al proprio interno una poetica essenziale che fa di questa band qualcosa di impressionante nel panorama della musica italiana.