Dead cat in a bag – Sad dolls and furious flowers (Gusstaff Records)

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Sguardi che si incrociano oltre il futuro che conosciamo portando parallelismi di luce oscura pronta a rinfrancare la scena, a stabilire una comunione unica e irripetibile con l’ascoltatore e con il mondo più buio che questo può abitare per anfratti celati alla quotidianità che percepiscono cenni d’amore in una furiosa vibrazione che ha il sapore delle cose migliori. I Dead cat in a bag sono tornati con un disco bellissimo capace di racchiudere al proprio interno meccanismi strumentali che hanno il sapore e il vigore di un’opera, di un concept album studiato a tavolino dove i suoni sono profondamente innovati e capaci di incrociare un folk introspettivo con un rock che racchiude i nervosismi sonori di Nick Cave e di Tom Waits per parallelismi d’intersezione con  la musica tradizionale mossa dal bisogno di comunicare, di penetrare la carne, di scendere fino all’inferno più tetro per ritornare inesorabile sotto forma di carezza prima dell’attesa sera. La voce di Luca Swanz Andriolo costringe le tenebre a fermarsi per un momento creando una bolla d’aria di inequivocabile bellezza inalterata pronta a stupire ad ogni passo circostante e se Thirsty può essere una grandissima traccia Le vent racchiude al proprio interno una poetica essenziale che fa di questa band qualcosa di impressionante nel panorama della musica italiana. 


Hugo Race/Michelangelo Russo – John Lee Hooker’s world today (Glitterhouse Records/Gusstaff Records)

Intrappolati in una dimensione onirica, avvolti dalla sabbia e dal sole cocente ci prepariamo ad affrontare il viaggio della rivisitazione sonore attraverso le voci e i suoni di Hugo Race e Michelangelo Russo che per l’occasione omaggiano il grande bluesman John Lee Hooker in un disco che ha il sapore della sospensione temporale, un album capace di di penetrare la parte più oscura dentro di noi. Interpretazioni sonore che si stagliano nel cielo e attingono linfa vitale attraverso la terra che bolle sudore e che sa di tempesta in arrivo, ma anche di quiete spirituale che si addentra fino all’inferno della nostra anima e ritorna trasformandoci, ritorna portando con sé pezzi come Hobo Blues o Decoration day per non parlare di Country boy o della tragicità di When my first wife left me in suoni provenienti da altre dimensioni e che i due musicisti rodati riescono ad interpretare al meglio creando un’atmosfera quasi magica e ultraterrena. Otto canzoni quindi, otto pezzi sofferti e ispirati capaci di fare da ponte con la bellezza sopraffina di ciò che è stato.