Marco De Annuntiis – Jukebox all’idroscalo (Cinedelic Records)

Canzoni da Jukebox di un tempo passato che si attaccano inesorabili a questo presente con fare vintage e beat sbarazzino ad incorniciare una prova che porta con sé velata ironia, gusto per il demenziale e trasmissione alterna di contenuti ironici e indissolubile potenza comunicativa. Il disco di Marco De Annuntiis è un concentrato di vigore adulto pronto a prendere per il culo qualsivoglia forma di convenzione, senza stabilire confini, ma piuttosto perpetuando un desiderio recondito e celato nel sottobosco dei pensieri nell’ immaginare un mondo psichedelico ricco di rimandi ad un tempo che non c’è più e  insinuandosi lentamente come un tarlo alle prese con i rapporti di ogni giorno e con il citazionismo colto che dona a questa prova una ventata di freschezza nel panorama della musica d’autore italiana. Pezzi come Jukebox, Come De André, Conigli dappertutto, Borderline non passano di certo inosservati e permettono all’autore di creare un legame profondo con un qualcosa che non esiste in questo tempo, ma che si ritrova nelle dieci canzoni proposte grazie ad un gusto sempre attento per il particolare e per quelle parole bagnate dai fatti che caratterizzano il nostro vivere. 


Limbrunire – La spensieratezza (A Buzz Supreme)

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Introspettive soluzioni d’insieme che attingono dalla realtà moderna i beat compositi per ricreare con sostanziale bisogno un senso di incedere frenetico e scomposto pronto a colpire le assi meridiane di questa e altre vite. La spensieratezza è un affresco lucido e solido fatto di sintetizzatori da vecchia scuola capaci di incanalare un desiderio, un sogno che si fa racconto costruendo architetture snodabili che richiamano il Gazzè elettronico o il Battiato della prima ora in un sperimentale pop atmosferico che proprio nei vizi e nelle necessità di ogni giorno trova il proprio canale comunicativo. Le canzoni si sciolgono come ghiaccio al sole e costituiscono un forte apporto sintetico per esprimere un ritorno ad una musica semplice, ma dal forte impatto emozionale. Ci divertiremo, con la reprise finale, racchiude forse il senso intero costante e continuo di un disco che trova amplificazioni in pezzi che si fanno restauro,  che si nascondono dietro l’angolo della vita attraverso una leggerezza, un sospiro, un traguardo raggiunto che non indugia, ma piuttosto si stabilisce laddove nessuno può arrivare. 


Boxes – Swinging in nothing (Resisto)

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Corto e conciso il nuovo Ep dei Boxes è un pugno allo stomaco per grazia e diversificazioni di genere proposte che trovano nella stratificazione un proprio punto di fuga, un punto di contatto con un qualcosa di già sentito, ma pronto per l’occasione a sfoggiare l’abito migliore rendendo queste sei canzoni fresche e vivaci pur mantenendo una certa dose di introspezione che nella malinconia del tempo che passa si insedia lentamente cercando di spingere l’asticella sempre un po’ più su. Swinging in nothing incrocia il pop con il funk, tra chitarre pulite ed energia che non si fa attendere a dare un senso importante a pezzi come I’m just looking at o la riuscitissima Lara fino al finale dedicato a All is still in un vortice di colori che trovano nel bianco e nero la propria casa, la propria dimora. I Boxes concentrano le loro capacità in una musica che non si ferma alle apparenze intelaiando un bisogno di comunicare pronto sempre a stupire. 


Garbato – Anima Sensoriale (Resisto)

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Rapporti umani lasciati in disparte nella civiltà del progresso, rapporti umani devastati dall’apatia e dall’odio nel mondo dell’economia e del capitalismo imperante, rapporti colati a picco nel mare più profondo, ma pronti ad essere rivisti, ripresi, cercati e inglobati in una parola che diventa musica, in un disco che parla proprio di persone, di gesti, di comunicazione e si fa portavoce di un bisogno collettivo, di un sentire comune che si sofferma oltre ogni moda imposta. Il nuovo dei Garbato è un gesto d’amore per tutto ciò che ci circonda, è un simbolo di lotta sempre incanalata in una rabbia quasi gentile, una rabbia che si fa racconto attraverso le poesie del tempo instaurando con l’ascoltatore un desiderio di rivincita, un desiderio di rivalsa contro i soprusi della vita moderna. I suoni ricercati attingono dal cantautorato e dal prog la loro linfa vitale e ci accompagnano in una sorta di concept sul ciò che perdiamo quotidianamente. Da Riflessioni a 100 all’ora i Garbato incasellano sentimenti mistici e quasi fuori dal tempo in un album di certo non banale, ma piuttosto pronto a lasciare il segno.