Whiu Whiu!! – Glamour (Bad Karate Dischi)

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Desiderio di cambiare rotta nei flutti di un mare in tempesta per i Whiu Whiu!! band che incanala le energie viscerali del momento per estrapolarle attraverso una musica diretta e senza fronzoli che alle volte non si prende troppo sul serio, ma che sicuramente sa costruire qualcosa di importante nei gesti e nelle fasi alterne di un disco in pressione atmosferica che non rinuncia alla forma canzone, ma piuttosto parte da un desiderio concettuale di appartenenza con una terra per poi risputare al suolo un concentrato di punk rock emozionale che ricorda i primi Ministri, i FASK in sodalizi con la parola live che rendono forse l’idea più completa di questa band in evoluzione. Le musiche sospinte a toccare il cielo, partendo dal mare, sono impressioni di una vita che si affaccia alla modernità e nel contempo racchiudono un chiaro intento di creare un ponte necessario tra passato e presente, sempre in primo piano, sempre scandagliato e reso unico dalle sovrastrutture presenti nelle canzoni proposte. Glamour è la rabbia assiepata in un concentrato di vitalità davvero importante. 


Io – Spaceseduction (Mus’IF Records)

album SpaceseductIOn - IO

Canzoni in primo piano dietro alla maschera della vita che come tangibili essenze si fanno punti nevralgici ad ottenere risultati che si protendono come navicelle spaziali verso performance d’alto contenuto impresso e pronte a scandagliare in lungo e in largo pezzi mancanti del nostro essere. Le canzoni di Io sono e si fanno ricerca sostanziale per suoni futuri che attraversano l’universo grazie ad un uso massiccio di sintetizzatori che trasformano i contenuti in derivazioni prog lasciando sul terreno particelle dichiaratamente aperte alla musica degli anni ’80 fino a concedersi spazi di sopravvivenza in versioni che si spostano dall’inglese all’italiano in un gioco di parole capaci di entrare in profondità, nei nostri pensieri, interagendo con un miscuglio sempre presente di voci, suoni e misteri da comprendere. Spaceseduction è un album composito, non ad alta digeribilità, ma piuttosto un quadro d’insieme provocante e ambizioso capace di riassumere concetti immensi in un disco che gira alla velocità della luce. 


Funnets – Wanji (Autoproduzione)

Suoni esplosivi e contorti che si diramano come alberi nelle profondità abissali in una costante ricerca desueta fatta di sogni infranti, incubi da dimenticare e nuovi spazi da trovare in una sostanziale necessità imprescindibile di dare un senso diverso a tutto ciò che era stato fatto nel passato. I Funnets registrano una prova psichedelica per contenuti e lisergica quanto basta per farci fare giri unici in territori celati, nascosti e che in questa manciata di canzoni trovano appigli in registrazioni fantasmagoriche che vanno premiate per originalità e eterogeneità della proposta puntando a colpire l’ascoltatore nello spazio tra il sogno e la realtà. Un viaggio quindi emozionale tra funk e crossover che ha il sapore della spiritualità orientale, un percorso che sembra non finire mai, ma che piuttosto ritrova nella sperimentazione un punto d’approdo per soddisfazioni importanti e soprattutto uniche. Wanji è un album da ascoltare tutto d’un fiato, un insieme di brani che colpisce allo stomaco dell’ascoltatore senza dare tregua, ma piuttosto percependo l’esigenza di farsi da guida per i mondi che dobbiamo ancora esplorare. 


Viva!Le canzoni di Dido (Soundido Productions/Autoproduzione)

Settanta musicisti per registrare le canzoni inedite di Dido, musicista di Bagno di Romagna che dal 1992 al 1999 ha scritto un insieme di brani che non sono mai stati pubblicati e che per l’occasione rivivono con nuovi arrangiamenti e sfumature, una grande opera che ricorda il cantautore dall’anima istrionica scomparso prematuramente in un incidente stradale all’età di ventisei anni. In questo album rivivono le poesie notturne di un animo inquieto, canzoni che sciolgono la neve al sole e si impadroniscono della scena in modo del tutto naturale coinvolgendo in modo mai dirompente, ma piuttosto soppesato, valorizzando un certo tipo di cantautorato in rock che ora sembra essere miraggio per la quotidianità che ci troviamo ad affrontare. Le dodici tracce proposte sono piccole perle che vanno a comporre in qualche modo una poetica da strada, un circolo continuo di bellezza che apre con Sorridendo e si chiude con Come l’amore che per un suono d’insieme che guarda con nostalgia al passato, ma che nel coraggio di percepire il senso delle cose, si fa attualità e forza nel dare meraviglia ancora, nel donare speranza e valore al significato della parola partenza che racchiude al proprio interno l’idea fondamentale di questo importante percorso. 


Paola Rossato – Facile (Autoproduzione)

Arte per l’arte che non segue le mode contemporanee, ma segue un percorso preciso e sedimentato nel tempo alla ricerca di un suono, alla ricerca di parole che trasformano la quotidianità in un qualcosa su cui sorridere, in un qualcosa che ci sfiora da vicini e che rende la proposta d’insieme un punto fondamentale di contatto e di simbiosi con l’ascoltatore raccontando di avvenimenti che sono e che restano all’interno di noi e analizzano con ironia contagiosa aspetti e sfaccettature della vita, coronate queste dalle gioie e dalle delusioni, dalle moltitudini attuali che parlano di persone e del nostro essere. La formula rodata di un cantautorato folkeggiante si esprime in tutte le personalissime ed eccentriche canzoni della nostra musicista in un abile gioco di chiaro scuri emozionali che incantano sin dalle prime note, con l’apripista Io e la collina, passando per la potenza di Il fiore col codice a barre, Facile, Confine per arrivare al finale con il botto di Emmi che parte introspettiva e poi quando meno te lo aspetti si apre in tutta la sua dirompente e contagiosa allegria capace di strappare un sorriso a chi ascolta. Facile è un disco che vede la luce dopo una lunga gestazione, un parto lungo cesellato a dovere che nell’attimo trascorso si rende vivido spaccato di questa nuda realtà che come viaggio si fa raccontare come fosse un libro senza fine.