Mat Cable – Psychotronic Drugs (Alka Record Label)

Rock aggrovigliante che si immedesima nelle sfumature del punk non ricercato, ma diritto al punto, alla ricerca di vie d’uscita da una prigione immaginaria dove contendersi quei pochi fili d’aria che permettono di respirare ancora, per vivere di nuovo, tra chitarre graffianti e la sete indispensabile di portare a compimento un progetto alla rinfusa che trova spazio con un’attitudine di ricerca che non si snocciola, ma per interezza si affaccia al mondo musicale con schiettezza e tenacia.

Loro sono i Mat Cable, formazione nata nel 2014, che grazie ai loro vissuti musicali e grazie alle loro esperienze decidono di convogliare le forze per dare vita ad un progetto di sporco garage che strizza l’occhio oltreoceano per creare un connubio stilistico di forte impatto emotivo che tende alla ricerca e non alla copiatura, grazia mai sospinta per una tavola ruvida che si fa ammirare.

Il quartetto formato da Raffaele Ferri alla voce e alla chitarra, Ottavio Rastelli all’altra chitarra, Edoardo Ferri al basso e Francesco Lupi alla batteria, incanala le energie del momento per dare vita a substrati di coscienza poliedrica per cinque pezzi che si fanno ascoltare partendo da Fight or hide, passando per il singolone Under my skin e chiudendo le danze con Choose your way, babe.

Un disco senza misure questo, che va diritto al punto senza chiedersi troppo, trasformando la realtà in energia, i vissuti in suoni di un qualcosa che ci appartiene.

Simona Gretchen / Post – Krieg (Blinde Proteus/Disco Dada Records)

Esce oggi Giovedì 21 Febbraio l’ultimo album di Simona Gretchen a segnare la fine del percorso di una delle realtà indipendenti più interessanti nel circuito italiano degli ultimi anni.

Simona classe 1987 si era già fatta conoscere al pubblico, in passato, con l’album targato anno 2009 “Gretchen pensa troppo forte”, un disco ruvido, ma allo stesso tempo etereo e sognante.

Il nuovo è caratterizzato da un suono più cupo, rumori e presenze extraterrene, quasi stoner e racchiuse in metropolitane di città abbandonate dove la voce di Simona è tagliente più che mai, con testi di puro lirismo poetico.

Simona raccoglie ciò che di meglio hanno saputo dare i cantautori anni zero per riversarlo con stile marcato e personalissimo, strizzando l’occhio al cantato-parlato di Offlaga, Ferretti e di Massimo Volume.

Una cantautrice che è emersa grazie al proprio talento ricercato e che non ha mai smesso di credere nel suo progetto musicale portato a compimento anche con la fondazione della Blinde Proteus, etichetta indipendente che ospita, fra gli altri, nomi del calibro di Herba Mate, Fuzz Orchestra, Elettrofandango.

Chi l’accompagna in questo viaggio di mutamento e resurrezione sono un manipolo di musicisti che, provenienti dalla più svariate collaborazioni, hanno saputo consegnare ai posteri un linguaggio universale e onnipresente di esplosiva emozione e poesia, questi sono Nicola Manzan (Bologna Violenta), Paolo Mongardi (Zeus!/Fuzz Orchestra) e Paolo Ranieri (Junkfood).

In tutto nel prezioso disco vi sono 8 tracce.

Le prime In, Post Krieg e Hydrophobia accennano alla tempesta in arrivo, alla morte e al cambiamento inevitabile e ineluttabile, Enoch e Pro[e]evocation aprono spirali di aria e di un ritrovarsi in un nuovo mondo, più adatto ad anime solitarie che a qualsiasi uomo aperitivo.

Il trittico finale Everted è il riassunto del disco portato all’ennesima potenza, in cui i suoni risultano più curati e adatti all’esigenza di esprimere un volo, quel volo negato al pavone, le cui piume coprono una vulva in copertina; piume che riparano, piume che accarezzano e rendono il genere maschile più vicino a quello femminile.

Piume che avvicinano, piume che preparano al cambiamento, forse in questo legame ci sta la potenza del volare, assieme.

Lorenzo Lambiase – Lupi e Vergini (Modern Life / Audioglobe)

Il giovane Lorenzo Lambiase, romano, classe 1981, ci regala, dopo il primo album La Cena, un disco di lirismo esistenziale, questo, dove il cantautore riesce a raccontare momenti di storia vissuta sapendo sperimentare sapientemente gli strumenti a disposizione.

Lupi e vergini è il contrasto di un’esistenza reale, ci sono elementi quali il trascorrere del tempo, l’abisso e la risalita, la vita dopo la morte e la coscienza che lascia spazio alla negatività a tratti dell’esistenza.

Dalla cover sembra di fare un tuffo nei paesaggi umbri o toscani, tanta è l’immaginazione che viene a crearsi nella mente di chi ascolta.

A volte il tutto suona cupo come nella TitleTrack, a volte ci si può imbattere nel Moltheni più intimista o nei Tiromancino più elettronici anche se Lorenzo in più passaggi strizza l’occhio al miglior cantautorato di sempre.

“Ho visto troppa gente stupida nuotare contro il vento” canta in Contro il vento mentre in Sulla riva si fa portatore di un grido quasi disperato e allo stesso tempo scandito da dolci parole di preghiera “Ma il rumore dei miei pensieri è più forte, non riesco a respirare”.

Periferia è canzone ricercata, fluida, sperimentale con stile e anche qui il tema del tempo dall’incedere inesorabile “Ho aspettato troppi anni, ho aspettato inutilmente”.

In Gospel sembra di sentire il miglior Tom Mcrae, mentre La strada ricorda molto gli Snow Patrol.

Solo rievoca Touristiane memorie del computer oxfordiano per eccellenza mentre La grande rivolta , canzone di sette minuti, chiude con ricercata misura, il viaggio.

Il cantautore romano, in questa prova, mette sul tavolo tutte le doti di polistrumentista e ricercatore.Essenziale, ma ricco di sfumature risulta l’intero album che nella sua omogeneità regala un cerchio quasi perfetto dove fiaba e realtà si incontrano e scontrano  in un unico mondo.

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