Lume – Lume (Blinde Proteus)

Alla ricerca della luce, alla ricerca di un abbaglio quando la strada sicura era smarrita, quando i nostri corpi rotolati a terra nel fango gridavano il loro nome per essere compresi, per essere reali ancora una volta, per essere toccati e  poi fuggevolmente rimossi dalla nostra anima; una candela in moto perpetuo che scalda e ci rende vivi.

I Lume racchiudono la potenza alla batteria di Franz Valente del Teatro degli Orrori, il basso e la chitarra di Anna Carazzai dei Love in Elevator e Andrea Abbrescia alle chitarre, per concepire un disco che parla di linee d’ombra da cui fuggire, costrutti emozionali che si perdono nella notte dei tempi e incasellano geometrie oblique per una prova che ha il sapore dell’immediato, del suonato a squarciagola per riempire attimi di buio assoluto.

Le tracce si dipanano tra uno sporco rock’n’roll incisivo più che mai in grado di accogliere e gettare al vento una voce timida, ma sempre presente, quella di Anna che ha il proprio punto di forza proprio nel creare asimmetriche distese incalzate da una batteria che picchia duro come un martello, una formula che abbraccia White Stripes e furia sonora alla The Greenhornes e all’avant rock, una formula bizzarra e quasi scanzonata, che riesce a ricomporsi grazie ad una parte istintuale caratterizzata da tanta esperienza e capacità con il proprio strumento.

Da Lucky number a The twee twee dance in un vortice di esposizione solare che esplode, non lascia scampo e ci consegna una prova dal carattere energico e inusuale, capacità racchiusa in nervosismi sonora carichi di buia lucentezza.

 

Simona Gretchen / Post – Krieg (Blinde Proteus/Disco Dada Records)

Esce oggi Giovedì 21 Febbraio l’ultimo album di Simona Gretchen a segnare la fine del percorso di una delle realtà indipendenti più interessanti nel circuito italiano degli ultimi anni.

Simona classe 1987 si era già fatta conoscere al pubblico, in passato, con l’album targato anno 2009 “Gretchen pensa troppo forte”, un disco ruvido, ma allo stesso tempo etereo e sognante.

Il nuovo è caratterizzato da un suono più cupo, rumori e presenze extraterrene, quasi stoner e racchiuse in metropolitane di città abbandonate dove la voce di Simona è tagliente più che mai, con testi di puro lirismo poetico.

Simona raccoglie ciò che di meglio hanno saputo dare i cantautori anni zero per riversarlo con stile marcato e personalissimo, strizzando l’occhio al cantato-parlato di Offlaga, Ferretti e di Massimo Volume.

Una cantautrice che è emersa grazie al proprio talento ricercato e che non ha mai smesso di credere nel suo progetto musicale portato a compimento anche con la fondazione della Blinde Proteus, etichetta indipendente che ospita, fra gli altri, nomi del calibro di Herba Mate, Fuzz Orchestra, Elettrofandango.

Chi l’accompagna in questo viaggio di mutamento e resurrezione sono un manipolo di musicisti che, provenienti dalla più svariate collaborazioni, hanno saputo consegnare ai posteri un linguaggio universale e onnipresente di esplosiva emozione e poesia, questi sono Nicola Manzan (Bologna Violenta), Paolo Mongardi (Zeus!/Fuzz Orchestra) e Paolo Ranieri (Junkfood).

In tutto nel prezioso disco vi sono 8 tracce.

Le prime In, Post Krieg e Hydrophobia accennano alla tempesta in arrivo, alla morte e al cambiamento inevitabile e ineluttabile, Enoch e Pro[e]evocation aprono spirali di aria e di un ritrovarsi in un nuovo mondo, più adatto ad anime solitarie che a qualsiasi uomo aperitivo.

Il trittico finale Everted è il riassunto del disco portato all’ennesima potenza, in cui i suoni risultano più curati e adatti all’esigenza di esprimere un volo, quel volo negato al pavone, le cui piume coprono una vulva in copertina; piume che riparano, piume che accarezzano e rendono il genere maschile più vicino a quello femminile.

Piume che avvicinano, piume che preparano al cambiamento, forse in questo legame ci sta la potenza del volare, assieme.