Ciccio Zabini – Albume (Autoproduzione)

Canzoni a manovella scritte in un momento naif ispirato ricco di colori e sfumature ad intessere le trame di una musica quasi non sense che si aggrappa agli appigli della vita, attingendo materiale sonoro dal mondo che ci circonda, dal mondo che circonda lo stesso cantautore Ciccio Zabini per un album, il primo che vede il nostro alle prese con le peripezie quotidiane di un mondo fatto di scioltezza ed estasi, un mondo da prendere alla leggera, conturbante e sognante e soprattutto pieno di spunti su cui sedimentare pensieri e dare forma a canzoni ispirate che giocano con le parole attraverso un cantautorato swingato, jazzato e lasciato a rincorrere il vento in una poesia onirica che trova sfogo nell’uso del verbo, nei doppi sensi, in quello stare al mondo esemplificato in canzoni come Tra il bere e il mare, L’uomo di_strutto, Occhi; pezzi in bilico tra il mondo dei sogni e quello reale, un po’ come la copertina affidata all’estro di Chiara Spinelli, giovane artista pugliese capace di rappresentare al meglio un concetto servendosi di immagini essenziali che come in questa musica creano vortici di unicità davvero singolare.

Neuromant – Cyberbirds (Autoproduzione)

Aperture alari che si guadagnano un posto vicino al sole grazie ad un rock cupo che interseca l’altra faccia della luna, quella più oscura in anfratti di buio e luce che ben si sposano con l’amalgama d’insieme ad interferire risultati e promozioni, bellezza da vendere e psichedelia soppesata come emblema per soddisfazioni future. I Neuromant, al loro esordio, intrecciano la melodia con la sperimentazione e ne escono vincitori perché in questo disco non c’è nulla di banale e la riuscita commistione di brit pop e qualcosa che si ispira direttamente al rock d’oltreoceano del nuovo millennio fa si che l’intero album sia una raccolta di canzoni davvero notevole che parte con l’istinto necessario e si ferma a raccontare di una natura in decadenza e di un uomo, un umano, sempre più vile nei confronti di questo mondo alterno. Una deriva nichilista rappresentata dal bisogno di volare ancora per convogliare in luoghi sicuri e di condivisione, tra influenze letterarie e musica colta che abbraccia i Radiohead di Ok Computer, i Coldplay di A rush of blood to the head e gli album prog strutturati degli anni ’70 in una manciata di canzoni a comporre un album ispirato e concentrico alquanto interessante e profondo.

Eugenio in via di gioia – Tutti su per terra (Libellula)

Continua la ricerca sonora di una delle band live più promettenti del nostro panorama, continua la ricerca in nome di un costante richiamo a tutto ciò che ci fa ballare, ci fa scuotere dentro e nel contempo ci fa riflettere in nome di un qualcosa che risiede dentro di noi e si affaccia prepotentemente nella realtà di tutti i giorni. Gli Eugenio in via di Gioia sono tornati con un album corale davvero curato, merito di Fabio De Rizzo, già con Dimartino e Niccolò Carnesi, merito di Marco Libanore e merito anche di questo gruppo che ha fatto della vivacità in musica una chiave per sfondare porte aperte attraverso un suono d’autore davvero particolare. Una band indissolubilmente legata al cantautorato quindi, ma con lo sguardo proteso a creare un disco collocato ai giorni nostri dove umano, natura e tecnologia si incontrano e si scontrano, sottolineando condizioni e rivoluzioni cantate a squarciagola attraverso uno spaccato neo folk che ben si sposa con la modernità, curandone particolari e intessendo trame perdute in nome di un amore nei confronti dei  legami che si fa sentire e si fa percepire lungo tutte le nove tracce che compongono il disco. Ciò che ne esce da tutto questo sono canzoni da imparare a memoria, dove la banalità è sostituita dalla bellezza e dove i giochi della quotidianità si soffermano a riflettere sull’essenza stessa dei rapporti umani.

Salamone – Pericoli e ballate (Libellula)

L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto

Salamone ha classe da vendere e si sente, questo cantautore siciliano, già vincitore del Premio Bruno Lauzi e candidato al Premio Tenco, rispolvera con grande stile uno swing intimista e suadente raccontando di donne e uomini, viaggi e atmosfere che vanno oltre l’onirico per apparire in tutta la loro importanza di fondo garantendo la scoperta nei confronti di quel viaggio chiamato vita ricco di incontri e di bagliori incustoditi, di epoche passate e gentilezza da cogliere, citando Neruda e parlando di migranti, di polvere e cose semplici, quasi una proiezione da inizio secolo passato che nel cuore di Palermo trova il suo punto d’appoggio, il suo punto di sfogo e chiaro bisogno di ricordare la propria appartenenza tra il sole nel cielo e la tristezza negli occhi, proprio quando si sente il bisogno di partire, proprio quando tutto quello che hai lasciato alle spalle diventa così importante che senti il bisogno di tornare e riflettere con abbondanza sincera su tutto ciò, su tutto quello che deve ancora succedere intersecando la vita fragile con un qualcosa di duro e aspro in una dicotomia che nelle note di questo disco trova veramente il suo vertice più alto.

POVEROALBERT – Ma è tutto ok (Autoproduzione)

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Il disco dei Poveroalbert, band campana dalle forti capacità espressive, guarda alle sonorità del futuro intrecciando la bellezza malinconica di ciò che sono stati gli anni ’90, soprattutto per band come Radiohead che tanto hanno influenzato i suoni dei big internazionali per come li conosciamo ora e che anche in questo album vengono considerati come fonte d’ispirazione per le alienazioni da cameretta di un suono capace di fondere la canzone d’autore con un rock incredibile e originale in grado di perseguire fluttuanti obiettivi raccontando di un mondo fatto di introspezioni e insostenibile mancanza di qualcosa. Sono i mostri che combattiamo ogni giorno, sono le nostre paure e la nostra rabbia alternata alla malinconia di fondo e quella fame di vita che ci fa urlare attraverso nove tracce riuscite che si muovono egregiamente tra ballate acustiche e delay emotivi, attimi di luce che ripiombano nell’oscurità partendo da un’intro considerevole fino al finale Non teme nulla passando per perle da tenere in considerazione come Fallimento o Canzone per la tua sicurezza. Quello dei Poveroalbert è un disco che ci fa vedere le parti negative dell’essere umano, quell’idea viscerale di fallimento che porta il conflitto a sperare in una luce nuova e reale abbandonando la sicurezza e concentrando l’attenzione sul reale vivere quotidiano.

Giuseppe Fiori – Spazi di vita scomodi (Discipline/Audioglobe)

Disco d’esordio per il bassista Giuseppe Fiori già, per intenderci, con Rezophonic ed Egokid, album stratificato che guarda al rock d’autore di fine ’90, caratterizzato però da suggestioni moderne dove gli spazi angusti e stretti della nostra vita si fanno pretesto per creare canzoni domestiche che si affacciano ad una musica che non si lascia contaminare da troppi orpelli sofisticati, ma piuttosto dà importanza ad una voce alquanto particolare che ricorda il migliore Benvegnù, per canzoni che brillano di una luce propria e lasciano il segno al loro passaggio. Nella struttura musicale, troviamo, nell’aiutare il nostro, diversi nomi di spicco del panorama musicale italiano come Lele Battista, produttore anche del disco, Andy dei Bluvertigo, Gak Sato, Tao e Raffaele Fiori batterista e fratello del cantautore, musicisti in grado di dare un senso ad una musica contaminata che ha il sapore del vintage contemporaneo e che si staglia nel rappresentare egregiamente quadri estemporanei che nascono proprio da Spazio per passare all’importanza di Segnali di fumo fino a Significati e significanti a cercare nuove prospettive e richiami di vita che in questo disco si fanno reali, tangibili e soprattutto carichi di contenuti.

Umaan – Umaan (Autoproduzione)

Disco d’esordio capolavoro quello degli Umaan, progetto collettivo di musica indie rock, capitanato da Marco Ciuski Barberis già al lavoro con Ustmamò, Mau Mau , Cristina Donà, Sushi, Feel Godd Productions, album che sottovoce ripercorre la strada verso casa attraverso lande desolate e notturne, dove l’introspezione e l’analisi personale e soggettiva sono importanti e danno un senso ad una produzione d’insieme capace di avvolgere e conglobare concetti con la quotidianità giornaliera in sodalizi che vanno ben oltre ciò che ci si trova davanti agli occhi, unioni capaci di scavare per trovare in parte una verità di fondo che ben si sposa con le architetture elettroniche presenti nell’intero disco dove a farla da padrone troviamo un comparto strumentale davvero invidiabile e dove testi importanti, sotto molti punti di vista, ci permettono di entrare in un mondo tanto personale quanto capace di essere condiviso, dalla bellissima apertura Una sola veste fino al finale lasciato all’attesa di Cristalli per un album che a mio avviso farà parlare di sé ancora per molto; un disco che guarda al futuro attraverso la quotidianità di ogni giorno.

Rosso Petrolio – Rosso Petrolio (Autoproduzione)

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Solo a guardarlo da fuori questo disco è una piccola opera d’arte, un libretto brossurato che raccoglie le poesie in viaggio del nostro Antonio Rossi, in arte Rosso Petrolio, poesie che si legano indissolubilmente ai pezzi proposti nel disco allegato e incorporato, un piccolo EP di cinque canzoni sotterranee da ascoltarsi in rigoroso silenzio e inglobando le emozioni di questo viandante solitario capace di raccontare il crollo della società moderna passando per gli amori intermittenti grazie ad un album fatto di sostanza di fondo da preservare in stretto contatto con il folk americano si, ma anche in stretto contatto con quello nord europeo, Glen Hansard su tutti, in una proposta cantautorale di brani originali, due in inglese e tre in italiano, capaci di rappresentare alla perfezione pensieri in dissolvenza e ancore di salvataggio per un cantautore in continua maturazione che colpisce per grande esperienza alle spalle, ma che soprattutto colpisce per la capacità di evocare ambienti armoniosi contrapposti ad un’introspezione di fondo che fa scuola.

Rickson – Chi ti aiuterà (Autoproduzione)

Quello dei Rickson è un album immediato in grado di entrare e scavare nella quotidianità con fare disinvolto e disincantato, attraverso un modo del tutto personale di interpretare una forma canzone che trova nei primi ’70 la sua chiave di volta in una ricerca dal piglio vintage proiettato ai giorni nostri dove sintetizzatori la fanno da padrone e dove testi musicali di attualità si scontrano già nel titolo, un titolo che non lascia scampo e non lascia speranze, quelle stesse speranze infrante che possiamo comprendere attraverso i testi dell’album. Parole sulla disillusione, parole fatte di ricordi passati e di presenti ineluttabili. Dal venire gettati di prepotenza nell’età adulta fino agli amori incomprensibili e inspiegabili i Rickson con il loro sound fresco e nel contempo contagiosamente post punk lo definirei, riescono a catalizzare le immagini di una vita intera per trasferirle all’interno dei nostri occhi e delle nostre orecchie per un’esperienza a 360° che incorpora le speranze del futuro segnando, con grazia sudata, un primo passo verso la maturità.

Ella – Dentro (Autoproduzione)

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Dentro al mondo di Ella c’è un universo da scoprire e comprendere attraverso un cantautorato che convince e si dona fin dall’inizio regalando una musica allo stato emozionale che è un po’ ripercorrere le tappe e le vicende nascoste e racchiuse in un diario fatto di pensieri che prendono via via forma e attraverso un amore che si consuma tentano di riprendersi l’abbandonato e di cercare un proprio posto dove poter stare. Il disco d’esordio di Ella, cantautrice torinese, riesce nell’intento di buttare su disco registrazioni che ricoprono spazi intimi, riempiono il vuoto e si fanno largo nelle vicissitudini quotidiane, attraverso una musica d’autore cangiante e colorata che ricorda per certi versi le italiche Marina Rei e Paola Turci trasportate però attraverso una giovane identità che esprime freschezza contagiosa grazie ad una serie di brani che si sposano bene con i tempi in cui viviamo da Quando io e te saremo grandi fino alla speranza di Finché il vento soffierà passando per la rivisitazione di Cuore Matto di Little Tony per l’occasione rimaneggiata in chiave elettronica questo disco fa della manipolazione digitale stessa un punto sospeso importante capace di regalare emozioni continue.