Salamone – Pericoli e ballate (Libellula)

L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto

Salamone ha classe da vendere e si sente, questo cantautore siciliano, già vincitore del Premio Bruno Lauzi e candidato al Premio Tenco, rispolvera con grande stile uno swing intimista e suadente raccontando di donne e uomini, viaggi e atmosfere che vanno oltre l’onirico per apparire in tutta la loro importanza di fondo garantendo la scoperta nei confronti di quel viaggio chiamato vita ricco di incontri e di bagliori incustoditi, di epoche passate e gentilezza da cogliere, citando Neruda e parlando di migranti, di polvere e cose semplici, quasi una proiezione da inizio secolo passato che nel cuore di Palermo trova il suo punto d’appoggio, il suo punto di sfogo e chiaro bisogno di ricordare la propria appartenenza tra il sole nel cielo e la tristezza negli occhi, proprio quando si sente il bisogno di partire, proprio quando tutto quello che hai lasciato alle spalle diventa così importante che senti il bisogno di tornare e riflettere con abbondanza sincera su tutto ciò, su tutto quello che deve ancora succedere intersecando la vita fragile con un qualcosa di duro e aspro in una dicotomia che nelle note di questo disco trova veramente il suo vertice più alto.

Salamone – Il Palliativo (IndieSoundsBetter/Believe)

Da Palermo Salamone, per questo disco d’esordio dallo spiccato gusto teatrale, ricco di quella gravida capacità di attirare l’ascoltatore dentro ad un vortice di saltimbanchi paesani, tra i vizi e le forme disincantate, l’irriverenza di chi sa cosa vuole dalla musica e il fascino, mai e poi mai stereotipato; un cantautorato intriso di veridicità e racconti sonori capaci di tessere trame sofisticate, imbracciando musiche balcaniche spruzzate dal jazz e dalla forma imprevedibile di un’avanguardia multietnica e priva di confini.

Un disco nato dall’osservazione del mondo circostante, un osservare mai passivo,  che si sforza di narrare, in modo del tutto personale e autobiografico, le contraddizioni di una società malata, da analizzare con sguardo attento e sempre critico, una critica però che risulta ironica, dal sapore d’altri tempi, incrociando Jannacci, Carotone e Capossela: uno sguardo attento al presente che riesce a tratteggiare il futuro che ci aspetta.

Il nostro, con questa prova, già selezione come miglior opera prima al Tenco 2015, si garantisce un posto d’onore nel panorama della musica d’autore italiana, un posto di certo meritato per un disco che gioca con il mondo circostante, lo fa in modo ironico e divertente, ma soprattutto sentito, da perderci l’anima e anche un po’ di fiato, quel tanto che basta per farci sentire vivi.