Impermeabili – Non ci siamo per nessuno (IRD/Artist First)

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Musica inglobata all’interno di schemi che di certo non possiamo dire definiti, ma piuttosto frutto di un lavoro di cambiamento continuo e necessità di affondare radici nei generi più disparati e comunque concentrici. Il disco del duo Impermeabili è un insieme autorale di bisogni sempre nuovi nel raccontare la nostra realtà attraverso uno stile che diventa emblema, uno stile che si evince nei pezzi proposti. Si passa con facilità da un folk d’autore, all’introspezione sincera, fino ad arrivare allo swing e al blues passando per il pop e attraverso tutto ciò che risulta essere necessario per parlare di un mondo in cambiamento. Tre temi centrali: l’amore, la morte e il fraintendimento, tre temi essenziali per capire una poetica che si dipana tra le nebbie moderne. Da Una mini ballata postmoderna metropolitana fino a La canzone bipolare i nostri riescono nell’intento di creare sapori e percezioni sempre nuove partendo da un mondo in dissolvenza.


 

 

Riccardo Randisi – A waltz for you (Abeat Records/IRD)

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Progetto d’ampio respiro che racchiude al proprio interno bellezza e reminiscenza a favore di costrutti che si basano su architetture swingate e cariche di un appeal emozionale che convince nei tocchi necessari e pregni di romanticismo del pianista siciliano. Disco dedicato al padre Enzo Randisi questo, vibrafonista di fama mondiale, un album probabilmente necessario carico di note jazz e atmosfera da lounge sorprendente che ricerca nella sostanza un bisogno quasi concentrico nell’intrattenere oltre, nell’andare a fondo delle vicende, delle sensazioni volute intavolando di mestiere una manciata di brani personali che si mescolano a quelli di Cole Porter, Clifford Brown e a Sting. A waltz for you è una dedica d’amore e di vicinanza, un incontro simultaneo, una preghiera al far della sera letta tra le parole di un pianoforte e il libro della vita che non conosce pause, non conosce puntini di sospensione, ma corre alla velocità della luce a ricoprire di ricordo una bellezza che sembra non abbandonarci mai. 


Tiziano Mazzoni – Ferro e Carbone (IRD/MRM Records)

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Il sapore dell’industria e del tempo che trascorre dentro di noi, cullati da una natura matrigna, madre, ma anche sorella, tra lo scontrarsi di un cantautorato che supera le attese e concentra le attenzioni attraverso una validità d’insieme che ha il profumo del bosco e delle cose migliori, delle cose semplici e di un mondo fatto di paesaggi più che da persone, da sentimenti puri e incontestabili dove la bellezza raccolta nel divenire si appropria di uno stile tipicamente americano, di chi è capace di scrutare da lontano emigrante, le porte per un possibile paradiso. Quello di Tiziano è un mondo adornato da testi densi e dal forte valore intrinseco, dove la poesia si scontra con l’inesorabilità della vita e dove l’energia si appropria dell’abbandonato per scavare in profondità e concedere attimi acustici e introspettivi che parlano comunque anche di noi, del nostro stato, del nostro essere, del nostro modo di far parte del mondo tra le montagne del folk d’oltreoceano e le pianure più vicine ad un gusto italiota e concentrico che raccoglie l’eredità del passato per consegnarcela così com’è attraverso le immagine e i suoni di Ferro e Carbone: un album complice di questo tempo che stiamo per vivere.

Cristina Meschia – Intra (IRD)

Lavoro sopraffino e incoraggiante questo di Cristina Meschia che riesce a coniugare il cantautorato folk delle radici con il jazz intimo ed elegante, una musica per luci soffuse a disegnare la scena e una sola voce a inglobare pensieri del tempo che fu, in un sodalizio tra dialetto e italiano che ben si esprime in questo album fatto di realtà e di immaginazione; storie, racconti, aneddoti che si dissolvono nella notte dei tempi per entrare con delicatezza nel vivere di ogni giorno, penetrante bisogno di narrare le cose semplici, quelle che per noi sono anche le più belle per quindici tracce che vedono l’avvicendarsi di nomi come Luca Alemanno e Gabriele Evangelista al contrabbasso, Alessandro Di Virgilio alla chitarra, Dario Terzuolo al flauto, Jacopo Albini al sax, gli Aether Quartet agli archi e Federico Sirianni in veste di cantautore.

Pezzi che si prestano al ricordo collettivo per un’esigenza di stringere la mano a tutto ciò che è stato, preservando solo le cose migliori e incoraggiando il futuro ad andare avanti seguendo una strada in grado di renderci partecipi di un tutto in continuo e mutevole cambiamento; grazie a Cristina, ora, questo è possibile, sulle orme della Laquidara, la nostra, ci prende per mano creando ponti immaginari tra anime erranti.