Plastic Light Factory – Hype (Autoproduzione)

Rock and roll sbarazzino che si scontra con la quotidianità senza chiedersi troppo, per un suono che fa muovere il culo e sorprende degnamente intrecciando riff chitarristici e astute trovate per generare un’apertura graffiante e tagliente, tra i glitter sprigionati e la fantasia ribelle che incontra Miss Chain & the Broken Heels e l’uso delle tastiere; complice di tutto questo anche un basso ben sincopato, dal ritmo deciso e serrato, scuotimenti da pista quindi per i Plastic Light Factory, band mantovana rumorosamente attiva tra il rock psicotico e lo shoegaze, per brani messi in evidenza da un collettivo che vuole occupare l’idea di arte a trecentosessanta gradi, una crisalide che prima o poi esploderà e in parte così tanta bellezza la possiamo percepire in queste cinque canzoni nate di getto, tra la bellissima iniziale Colour of the morning trasportatrice di viaggi lisergici fino a Jakiteko, espressione massima di un coinvolgimento senza limiti, ancora una volta in grado di dimostrare che la musica si staglia ben oltre le apparenze e regala, come in questo caso, una soddisfazione personale di stampo sessantottino.

Aftersalsa – Chances (Autoproduzione)

Quattro pezzi che segnano il bisogno di andare lontano, oltre le luci della ribalta, in luoghi sperduti, dove l’entrare in comunione con il proprio pensiero, con il proprio stato d’animo potrebbe essere l’unico appiglio necessario e inevitabilmente utile per affrontare la dura realtà, tra l’alienazione, la noia e l’abbandono si muovono i milanesi Aftersalsa, riuscendo nell’intento di confezionare un mini disco, ben amalgamato e strumentalmente ineccepibile, con pezzi che si fanno ascoltatore e lasciano il segno, pezzi che hanno il colore della migliore new wave sintetizzata dalla modernità, un prisma caleidoscopico che filtra e lascia filtrare l’abbondanza e la generosità di questo quartetto che si muove da White Collar, la title track, Haldol e I wanna; così puramente reali nel muoversi tra la sostanza del momento e i sogni nel cassetto da far esplodere ardentemente.

Push Button Gently – ‘CAUSE (Moquette records)

Approccio libero e divincolato che si avvale dell’esperienza del tempo, in quello scantinato a suonare l’inverosimile e soprattutto a divertirsi, fino al 2013 anno del primo disco, un EP nel 2014 e ora l’uscita di questo arcobaleno cromatico che riesce nell’intento di amalgamare i suoni in una psichedelia moderna e lontana, a mio avviso, dalla classicheggiante degli anni ’70, qui ci troviamo di fronte ad un momento esperienziale condiviso, mescolato al rock e alle rarefazioni elettroniche in grado di imbrigliare una ricchezza di suoni cosmici capace di incastrarsi a meraviglia con pezzi maturi e ricercati, la cura di ogni particolare si sente e la band proveniente da Como omaggia ciò che verrà con un album che non è un concept, anzi, è un disco che si interroga sulle estremizzazioni della vita, su ciò che è più giusto fare, fino al morire del giorno, oltre l’universo a cui  apparteniamo, perché noi stessi ci troviamo ad essere parte integrante di un tutto che non ha confini.

WAS – Sunday (DeAmbula Records/Costello’s Records/Tiny Speaker Records)

Andrea Cherchi vive tra gli alberi intrappolando i suoni della natura e liberandoli sotto forma di impalcature elettroniche capaci di penetrare in profondità, all’interno del nostro cuore, per un pop, con la sua creatura WAS, che non passa inosservato, anzi si ricava una nicchia ben precisa di pubblico grazie ad un forte impatto sonoro che si dipana egregiamente tra le malinconie post Bon Iver raggiungendo le divagazioni di James Blake e le melodie raffinate dei Blonde Redhead in un disco che ha il sapore del vintage, del tempo passato, di tutto ciò che con il tempo acquisisce un significato nuovo, diverso e reale, stiamo parlando di otto tracce che vivono di una luce propria, nel vero senso della parola, illuminano partendo dal basso, da quella A Swamp fino ad arrivare alle vertigini di Saturn passando per pezzi come la riuscitissima Sleep in una corale solitaria di rara bellezza, calda coperta per l’inverno che verrà, magie allo stato puro in verticale memoria ascensionale che hanno il sapore delle cose migliori.