Ulysse – Ulysse (DeAmbula Records, We Work Records, Vasto Records)

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Abissi cantati in italiano per una forma canzone desueta che non ricerca l’ammiccamento, ma piuttosto una stratificazione profonda col nostro io preponderante. Il disco di Ulysse, all’anagrafe Mauro Spada, coadiuvato da un’importante schiera di musicisti, stupisce per eterogeneità raccolta di brani che cambiano le coordinate impresse per regalarci un omaggio decontestualizzato e ricco di anfratti da cui poter scovare elementi sperimentali carichi di impressioni. La traccia d’apertura, Vetro, è un biglietto da visita strabiliante per poter comprendere a fondo una poetica crepuscolare che affonda radici nella lotta contro il vivere di ogni giorno. Una lotta esasperata e ricordata in canzoni come L’ascesa dei dementi, Nel torbido scorrere, Fino al sangue, Sontuosa solitudine per un’alternanza tra strumentale e cantato che regala sempre nuovi spunti nel tentativo di conoscere quel bisogno di comunicare impellente tipico di chi ha molto ancora da dire. L’omonimo del nostro è un concentrato di musica d’autore e di post rock. Canzoni che ricercano nella solitudine del mare contemporaneo un senso di vita, laggiù, oltre le tempeste.


WAS – Sunday (DeAmbula Records/Costello’s Records/Tiny Speaker Records)

Andrea Cherchi vive tra gli alberi intrappolando i suoni della natura e liberandoli sotto forma di impalcature elettroniche capaci di penetrare in profondità, all’interno del nostro cuore, per un pop, con la sua creatura WAS, che non passa inosservato, anzi si ricava una nicchia ben precisa di pubblico grazie ad un forte impatto sonoro che si dipana egregiamente tra le malinconie post Bon Iver raggiungendo le divagazioni di James Blake e le melodie raffinate dei Blonde Redhead in un disco che ha il sapore del vintage, del tempo passato, di tutto ciò che con il tempo acquisisce un significato nuovo, diverso e reale, stiamo parlando di otto tracce che vivono di una luce propria, nel vero senso della parola, illuminano partendo dal basso, da quella A Swamp fino ad arrivare alle vertigini di Saturn passando per pezzi come la riuscitissima Sleep in una corale solitaria di rara bellezza, calda coperta per l’inverno che verrà, magie allo stato puro in verticale memoria ascensionale che hanno il sapore delle cose migliori.