Ulysse – Ulysse (DeAmbula Records, We Work Records, Vasto Records)

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Abissi cantati in italiano per una forma canzone desueta che non ricerca l’ammiccamento, ma piuttosto una stratificazione profonda col nostro io preponderante. Il disco di Ulysse, all’anagrafe Mauro Spada, coadiuvato da un’importante schiera di musicisti, stupisce per eterogeneità raccolta di brani che cambiano le coordinate impresse per regalarci un omaggio decontestualizzato e ricco di anfratti da cui poter scovare elementi sperimentali carichi di impressioni. La traccia d’apertura, Vetro, è un biglietto da visita strabiliante per poter comprendere a fondo una poetica crepuscolare che affonda radici nella lotta contro il vivere di ogni giorno. Una lotta esasperata e ricordata in canzoni come L’ascesa dei dementi, Nel torbido scorrere, Fino al sangue, Sontuosa solitudine per un’alternanza tra strumentale e cantato che regala sempre nuovi spunti nel tentativo di conoscere quel bisogno di comunicare impellente tipico di chi ha molto ancora da dire. L’omonimo del nostro è un concentrato di musica d’autore e di post rock. Canzoni che ricercano nella solitudine del mare contemporaneo un senso di vita, laggiù, oltre le tempeste.


Gres – La giusta distanza (We Work Records)

Gres - Recensione - La Giusta Distanza (Grunge, Alternativo, Emo)

Rock alternativo ispirato per il quartetto dalla provincia di Modena che sfoggia con semplicità e potenza un suono anni ’90 imbrigliato nella contemporaneità malata che in questo periodo di tempo elastico ci opprime sempre più in una costante atomica non sempre definita. La giusta distanza è un album impattante. C’è una voce isterica che ci accompagna lungo tracce vorticose che non si risparmiano, ma centrano l’obiettivo di stupire l’ascoltatore con voci narranti incapsulate in refrain nostalgici che non danno nulla per scontato, ma trovano una dimensione arteriosa che sfocia in bollente sangue mai rappreso. I Gres dimostrano una solida e identificabile maturità. 10 grammi o Sacrosanto fanno comprendere interiormente l’intrinseca visione di una band che nonostante l’esordio riesce a catalizzare molti ascolti per poi condensarli sotto forma di tracce ben ragionate capaci di trovare nell’immediatezza la propria valvola di sfogo. Un disco obliquo e sfaccettato. Un album compatto nella sua eterogeneità. 


Yaguar – Vision (Edwood Records/We work Records)

album Vision - Yaguar

Suoni a profusione scardinano certezze e intraprendono un percorso fatto di elucubrazioni sonore che attraverso una miriade di evocazioni permettono di entrare all’interno di mondi costruiti e costrutti perennemente in divenire. Un combo a tratti psichedelico a formare barriere sonore che negli accenni di leggere distorsioni intensifica la giusta causa per donare all’ascoltatore un punk tascabile spruzzato dal blues che nell’improvvisazione trova un senso necessario a questo nostro incedere quotidiano. Yaguar è prima di tutto un progetto. Massimo Mosca dei Three Second Kiss e Massimo Tonelli dei Kindergarten con l’aggiunta di Sergio Carlini a fare apparire sullo sfondo una necessità davvero esaltante che non delude, ma piuttosto intavola arte sempre in movimento, in continua perlustrazione dell’animo umano.

Des Moines – Like freshly mown grass (Dinotte Records/We work records)

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Suoni a profusione ambientale che si intensificano attraverso un tramonto di una bellezza unica e ricercabile nei suoni di una chitarra che tra lo strumentale e il cantato accarezza le intenzioni di ricoprire un cielo grazie ad una musica originale, ma che nel contempo si rifà ad un tempo passato, ad un tempo che ora non c’è più. Il progetto solista di Simone Romei permette di creare un sound puro e cristallino, una musica che oltrepassa le barriere e instaura una rapporto intimo con l’ascoltatore, un rapporto che cresce mano a mano che le canzoni prendono forma, prendono vita. Prodotto da Egle Sommacal Like freshly mown grass è il desiderio di sperimentare suoni che sembrano provenire da un’epoca passata, è in qualche modo il coraggio indotto da una forza che abbraccia e non separa, ma piuttosto unisce in una condivisione di fondo che si dipana lungo le otto tracce proposte. Des Moines dipinge un malinconico paesaggio di inizio Autunno con la forza e l’eleganza di un sole che sembra non svanire mai.