Statale 35 – Azrael (Estasi Records)

Cupezza d’animo interiore e oscurità ottenebrante per il nuovo lavoro, dopo l’EP sulla breve distanza ES, degli Statale 35; già passati sulle pagine virtuali di Indiepercui, i nostri riconfermano la capacità di esprimere, grazie ad una poesia sofferta, attimi di vita vissuta che esplodono in rabbia, in un’arcana ricerca nei confronti delle angosce sempre presenti che caratterizzano una vita apatica e talvolta, ma solo raramente pervasa da attimi di soddisfazione e gioia, che non punta però, ad un qualcosa che si mantiene nel tempo, ma piuttosto questo nostro essere entra in collisione con la dura realtà, mostrando la vera sostanza di cui noi siamo fatti.

Ecco allora la trasformazione in lupo, noi essere infinitamente piccoli, ci troviamo quotidianamente a combattere contro i dolori della vita, pensando in qualche modo di poterci salvare, ma ciò che ci resta nella trasformazione è soltanto un ricordo amalgamato e compresso, un ricordo debole e flebile, che passa si per l’essenza delle cose, ma che si scorda inesorabilmente di ciò che siamo fatti; tra rimpianti e nuove aspettative, gli Statale 35 ci portano a scoprire la finitezza dell’essere e del suo mondo imploso.

Nero – Lust Soul (Autoproduzione)

Viaggio negli abissi di sola andata, viaggio senza ritorno, anime nere che si scuotono e tentano di ricucire il tempo perduto, in stato di grazie e rumorose presenze si dipanano all’orizzonte, concentrando il divincolato giorno verso un sogno che può e che appare lontano, che contrasta l’esigenza di volere ottimizzare il nostro tempo, anche se il tempo non conosce forma e inghiotte ogni nostra speranza, ogni tacito accordo, ogni lieta notizia che ora come ora intravede poche possibilità nel domani.

Anni ’80, anni ’90, il piacere della scoperta e il calarsi dentro a mondi lontanissimi, distorti e compressi, mai lasciati al caso, alla ricerca di quelle anime perdute che fanno tanto coscienza e che si insidiano in sostanze multiforme devastanti, rock  and roll, molto più rock del dovuto e meno roll, intrecciato ad un punk atomico di inizio millennio che sa di nero tossico, di nero crepuscolare.

Ecco allora che il disco omogeneo è un anfratto di quella oscurità che ci appartiene e ci rende partecipi di una vita incompresa e governata da altri, di una vita al limite che ha bisogno di essere riscoperta.

E la notte lo inghiotte inesorabile.