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Introspezioni metropolitane che incrociano Editors, Interpol, The Smiths in un sodalizio d’amore sudato con una musica priva di barriere temporali e pronta a colpire ascolto su ascolto. Nuovo disco per i Pixel, band indie rock che sa incrociare il pop d’annata e le emozioni in divenire attraverso vibranti elementi compositi che scatenano sensazioni corali grazie ad una solida impalcatura essenziale e necessaria. Nel frattempo un po’ più in là apre alle dinamiche della quotidianità grazie a brani che riescono ad essere incisivi parlando delle cose circoscritte al nostro vivere che diventano necessarie per comprendere ciò che forse un giorno saremo. Fiumaretta, Fuori di me, Come in uno show, Niente in cambio, Detto-fatto, la stessa title track sono pezzi ed elementi che in fondo vanno a costituire un puzzle di incastri ragionati e di immediatezza sonora che proprio in questa prova esplodono nella loro mirabolante bellezza. i Pixel costruiscono un disco che si fa ascoltare, ben suonato e capace di entrare al primo ascolto. Un album che si fa preziosità interiore nella sua completezza.
Ancestrale bisogno di sopravvivenza umana che come atto di denuncia confonde neri notturni a morte imminente in un sodalizio con le profondità viscerali che non lasciano scampo, ma inglobano sensazioni di pesantezza crepuscolare da assaporare pagina su pagina. Pochi elementi compositivi a narrare una vicenda di sacrificio animale dove l’idea del tempo passato fa capolino con tutta la sua forza e la sua predominanza, in un mondo così lontano, ma nel contempo tremendamente vicino.
Il battesimo del porco è qualcosa di prevalentemente reale, qualcosa che esce lentamente dalla civiltà contadina e si annida con prepotenza all’interno della mente umana. Una pianura a fare da sfondo e il sostentamento come fonte di vita primario. Un maiale da sacrificare. Un maiale a rispondere dei fabbisogni umani all’interno di un mondo contadino incapsulato nella rete delle tradizioni, nella rete di una cultura arcaica, primitiva.
La coppia Taddei, Canestrari ci regala un verismo narrativo di base in cui anacronistiche immagini inquietanti fanno da sfondo ad una vicenda semplice nella sua cruda realtà. Il battesimo del porco raccoglie l’odore della terra, l’odore di un tempo che non c’è più. Una concezione antropocentrica che si fa preponderanza nel mondo animale e decide le sorti e il destino di un universo che ha sospeso il tempo all’interno della clessidra della vita.
Il libro edito da MalEdizioni è un concentrato crudo di verità e superstizione che come pugno allo stomaco apre a vibrazioni anomale, non lascia indifferenti e cerca di scrutare, senza mezze misure, i lati più nefasti, a tratti inenarrabili, dell’essere umano.
Intraprendenti visioni di insieme abbracciano la leggerezza del cantautorato minimale in chiave jazz che affonda radici in anni e anni di studi e qui esplosi in una pacata bellezza in via di definizione. Racconti di una realtà che abbraccia e consola. Racconti mai sovrabbondanti, ma piuttosto piccole chicche fotografiche che rendono l’ascolto una piacevole osservazione contemporanea del mondo che ci circonda. La cantautrice romana GiuliaLuz, con il suo Cambio canale, sperimenta tecniche lasciando da parte la quieta introspezione, mettendosi a nudo e cercando, oltre la quotidianità, di dare vita a pezzi che sono sfoghi leggeri della propria anima. Oggi mi chiamo Giulia si fa emblematica scrittura per comprendere la poetica della nostra cantautrice. Brani come Flirt, Sale addosso, Due cose poi, entrano nel vivere e nelle sue sfumature fino al finale lasciato alla Ballata del mare che concilia e accoglie. Cambio canale è un Ep che apre le porte a una realtà intima e raccolta. Una realtà che riesce a raccontare, con semplici parole, le disavventure di questo nostro piccolo universo.
Oniriche visioni di mondi mai lineari incrociano il tentativo meraviglioso di fondere un piccolo romanzo d’avventura con un testo legato dal filo sottile dell’inseparabile amicizia senza mezze misure. Avventure strampalate, strappacuore, strapparisate incontrano le pagine di carta sostenibile di questo libricino edito da Sinnos che parla e racconta una serie di peripezie stralunate compiute da Coniglio ed Elefante.
Una sorta di narrazione fatta di piccoli sketch indispensabili per comprendere una poetica ironica che nell’arte del sogno si perde per creare orizzonti capaci di oltrepassare i confini della fantasia e perdersi con velata innocenza e forza grazie alle prorompenti visioni di due animali e del loro universo.
Il testo ad alta leggibilità qui proposto, segue l’andamento, il ritmo naturale delle frasi e riesce, attraverso i dieci momenti narrativi raccontati, a far entrare il piccolo lettore all’interno di un movimentato intreccio di parole e azioni capaci di intrigare facendo percepire più da vicino il significato della parola amico qui sottoposta ad un’unica e grande rappresentazione.
Gustavo Roldán, già conosciuto in Italia per il racconto Il fiume dei coccodrilli, sviluppa il tema del mondo animale rendendo antropomorfi personaggi senzienti capaci di ogni sorta di peripezia in una specie di esplorazione continua del proprio io. Un’esplorazione che sembra non avere mai fine.
I fenomeni naturali e la maestosità degli elementi del cielo accompagnano gran parte delle avventure proposte rendendo educativo un testo che trova, nei piccoli momenti di riflessione proposti, un ulteriore punto d’appoggio per comprendere la non linearità che diventa vincente nell’intero cammino.
Le avventure di Coniglio & Elefante strappa eterni sorrisi e riesce, con l’arma della semplicità, a ricreare un micromondo fatto di battute sarcastiche e ingenuità bonaria. Un libro tascabile che non si scorda facilmente grazie a dei personaggi ben caratterizzati e grazie ad una sapiente capacità di parlare al cuore in modo spontaneo e sicuramente riuscito.
Introspezione arancione a colmare il vuoto ad ogni passo. Ricerche, telefonate, viaggi su mari impossibili, su cieli trafficati dal silenzio che appaiono come visione onirica di un tempo lontano, di un tempo che non esiste, ma che si ripropone in tutta la sua feroce ineluttabilità. Un mondo e la sua riscoperta. Niente da guardare nelle galassie lontane. Niente da scoprire nei mari della fantasia. La cruda realtà incastonata qui come visione poetica dell’assenza in un racconto toccante che diventa un abbraccio.
Lisa Lazzaretti confeziona, grazie all’aiuto della casa editrice Maledizioni, un piccolo fumetto per la collana Finestrini, a raccontare un viaggio intimo, leggero come una carezza, pesante come un macigno. Una pace, dal mare lontano, raggiunta. Una sorta di Stanze di Mattotti dove il liquido delle lacrime è qui condensato nel ripiegare su stesso a formare quello stesso mare per raggiungere ancora una volta il ritratto dell’assenza.
Una figlia alla ricerca di un padre. Un racconto sulla malattia che tutto ingloba e tutto distrugge. Meravigliosi gli sguardi, i volti in primo piano, emblematiche le tessere dell’intero racconto a formare un puzzle che come visione d’insieme, solo nel finale, sa condurre ad una sorta di pace metaforica. E poi quel colore arancio che come riempitivo asseconda i futuri tramonti sul far della sera.
Dad è un racconto intimo e unico. Non lascia indifferenti. Scava nelle profondità della nostra anima e fotografa l’abbandono attraverso una sorta di virato seppia contemporaneo che fa del ricordo condiviso, l’unica nostra ancora di salvezza.
E’ un mondo da scoprire, da manipolare, da conoscere. Un mondo intrinseco da far nostro partendo dalle piccole cose dell’infanzia. I movimenti, i gesti, gli sguardi e la ricerca di una capacità di coordinamento da rendere fonte primaria per veicolare significati. Dal cuore alla testa, dalla testa al cuore.
Le mani ballano, la bocca canta è un piccolo libricino che fa del movimento il punto cardine del nostro agire. Il bambino diventa protagonista di una serie di eventi e avventure che sono il tentativo sempre più importante di far parte di un mondo. Un modo per scoprirlo attraverso le azioni, attraverso quel punto di vivido interesse che caratterizza il nostro essere umani.
La parabola narrata in questo divertente libro scritto e illustrato dalla coppia Riet Wille e Ingrid Godon e stampato in Italia da Sinnos è una convincente esemplificazione di come il piccolo venga a contatto, in modo del tutto naturale, con un sistema che gli permette di conoscere parte di sé partendo proprio dal corpo.
Scoprendo si impara e proprio grazie al linguaggio non verbale il bambino è in grado di prendere coscienza di tutta una serie di movimenti in grado di realizzarlo. La gola che brucia, le labbra a cerchio per fare oooooo.., una mano che saluta, la bocca per dare baci sono sono alcune delle azioni possibili per prendere piena coscienza di un universo in espansione.
Le mani ballano la bocca canta è una bellissima, fresca ed educativa prova dove il movimento si fonde con la scrittura e dove tutto il mondo dell’infanzia può trovare un punto di contatto con qualcosa di innato e mai superficiale. Un linguaggio unico e necessario per un libricino da sfogliare con il sorriso, dove il piccolo lettore è chiamato ad essere protagonista del suo corpo in cambiamento.
Nella semplicità del gesto e delle parole la forma prende il sopravvento e ci regala un costrutto d’insieme fatto di piccoli gesti e di una musica mai sensazionale, ma che fa il suo dovere. Ascoltare queste produzioni, nell’epoca della sperimentazione mal riuscita a tutti i costi, è un toccasana notevole perché ci porta a comprendere un’essenzialità necessaria che sembrava essere perduta nel tempo. Il disco di Ivan Francesco Ballerini ricorda i grandi cantautori del passato da Gaber a De Gregori. Un album che riempie di verbosità utile ispirazioni che provengono da diverse parti del mondo pur rimanendo all’interno di una musica d’autore di matrice italiana che amplifica vedute e paesaggi. Ancora libero è una presa di coscienza. Una presa di posizione all’interno di questa società. Pezzi come Volare libero, Da mondi lontani, Per me sempre sarai, Cuore di metallo, Cambiare vita sono parte di un tutto che nella forma canzone scelta trovano il proprio punto di interconnessione con la realtà.
