Canti di speranza oltre la guerra di copertina che ricoprono il territorio circostante di essenzialità e studio, di amore per il passato e intraprendenza nei confronti del futuro. Ci sono storie dentro questi pezzi che escono da schemi preimpostati per consegnarci un vissuto che si fa ancora in un porto sicuro, punto di contatto, bisogno sempre vivo di narrare un venire al mondo. Il nuovo di Ivan Francesco Ballerini raccoglie la lezione di ciò che è stato per sciogliere pezzi delicati e nel contempo incisivi. Una poetica maledettamente attuale trova, nelle nove canzoni proposte, la chiave per la creazione di un album mai banale, pieno di significati e ricco di sostanza. Il cantautore toscano si muove all’interno di paesaggi sonori strutturati, da Il mondo aspetta te (Overture) passando per la title track, Sulle pietre del mondo e Vestire di parole. Pezzi meritevoli di essere citati, elementi indissolubili con un mondo in distruzione che ricercano la luce nelle oscurità di ogni giorno.
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Tommaso Talarico – Canzoni d’amore per un paese in guerra (Radicimusic Records)
Si conosce quello che si lascia, ma mai ciò che si trova e con questa affermazione che ricopre il mondo del passato, per come lo conosciamo, voglio aprire questo mio pensiero su un disco che affonda le proprie radici nel ricordo e nell’esigenza di non commettere gli errori fatti in quell’universo che vive ancora dietro la porta del nostro cuore. Tommaso Talarico disegna una sorta di concept album che parla di popoli, di migrazioni, di guerre e nuove speranze da affrontare. Un disco che cammina nel fango degli ultimi del mondo riportando a galla ciò che vale la pena essere ricordato e perpetuando un’idea di bellezza da cogliere nei piccoli gesti del quotidiano. Pezzi come Previsioni del tempo, Il giorno prima di partire, Majorana, La tua paura, La tregua, non passano di certo inosservati e sanno donare quel senso di magia terrena a qualcosa di spaventoso e che non vorremmo conoscere mai. Canzoni d’amore per un paese in guerra è un disco che sa raccontare quello che c’è, quello che ci fa paura. Un album di immense parole e futuri da ridisegnare.
Claudia Bombardella – Memoria degli alberi (Radicimusic Records)
E’ una ricerca sonora che profuma di avanguardia quella di Claudia Bombardella che fa del cantautorato multiforme e cangiante un punto di contatto presente e perenne con una musica strutturata attorno a una realtà indissolubile che si sposa con il creato. Memoria degli alberi è un abbracciare radici ricercando momenti di conforto, oltrepassando le abitudini e rendendo permeabile un esistere fatto di sogni, ma anche di tangibilità, concretezza, aiuto. La cantautrice toscana, in questa nuova prova, riesce, ancora una volta, a codificare i segnali provenienti dall’universo intero per contestualizzare una ricerca che affonda le esigenze nel nostro mutare, nel nostro volere essere. Una sorta di world music meravigliosa e sopraffina dove non si parla più di bel canto comunicativo, ma piuttosto di sviluppo di una coscienza perpetuata attorno ad un’analisi, ad uno studio approfondito della voce e del suo interagire. Da Passacaglia della gioia fino a When I sing, passando, tra le altre, per Gago mare, Del tuo mondo, Tarara, Danza dell’anima, Guardo il mondo dall’alto, Io non smetterò, Claudia Bombardella, riesce, con naturale bellezza, a colorare i giorni, trasformando l’inutilità con l’essenzialità racchiusa nell’anima di ogni essere vivente.
Luca Maciacchini – La farmacia potrebbe anche non esserci (RadiciMusic Records)
Influenze e radici di una musica del passato si stagliano nel presente a raccontare elementi di congiunzione con un’epoca che non esiste più, ma che ritrovano, nella quotidianità, gli stessi problemi e le stesse ansie da affrontare. Luca Maciacchini confeziona un disco strutturalmente ineccepibile dove la canzone d’autore di Gaber si fonde con l’umorismo pop di Jannacci ad intavolare un discorso che mescola i suoni con il teatro e l’avanguardia. Una narrazione che affoga nei vizi quotidiani mostrando le brutture di una realtà in dissoluzione. Un modo di porsi che diventa punto nevralgico per comprendere una poetica spogliata dagli orpelli strumentali e che riesce a consegnarci un modo di essere, nudo e crudo, dove le parole protagoniste acquisiscono forma nel palcoscenico della vita. Ecco allora che pezzi come Carta cambia, Il titolista, Si bussa…, Tasche rare, scorrono a disegnare un quadro d’insieme mai banale, ponderato e di sicuro effetto. La farmacia potrebbe anche non esserci gioca con i contrasti, con gli ossimori della nostra esistenza costruendo legami e assaporando quella sensazione di bellezza leggera che ricopre ogni cosa.
Marco Cantini – Zero moltiplica tutto (RadiciMusic Records)
Una poesia ricca di atmosfera è inglobata all’interno di un disco fatto di sudore e passione, amore per l’impossibile realtà e concretezza sopraffina nel creare elementi che si sposano all’interno di un diario di vita sempre pronto a regalare nuovi ricami, punti di svolta, congiunzioni con il passato, il presente e il futuro in un sodalizio con la musica d’autore che diventa veicolo principale, essenziale, oserei dire puro nel creare significati mutevoli e sempre in attesa del nuovo che verrà. Il disco di Marco Cantini è un album sulle illusioni di questo tempo. Un disco che parla di ciò che lasciamo e ciò che incontreremo. All’interno ci troviamo la rabbia e quel senso di lontananza da catturare, quel misterioso luogo del cuore vicino all’orizzonte che vorremmo tanto poter chiamare casa. Zero moltiplica tutto è un album che fa della fragilità un racconto continuo e costante, un insieme di canzoni, da Il declino (Introduzione) a Il declino (Conclusione) che raccolgono le insicurezze di questo tempo infame e le trasportano, con coraggio, oltre tutto ciò che possiamo immaginare.
Ab Origine – Machina ex devs (RadiciMusic Records)
Perpetuare suoni che divampano nell’etere attraverso discostanti armonie capaci di costruire elementi sovrapposti e donando al risultato d’insieme le sembianze di un vero e proprio teatro della vita che tutto inghiotte e tutto trasforma. Un viaggio di sola andata verso mondi lontanissimi che riescono a catturare l’ascoltatore grazie a suoni inusuali, suoni geometrici e multiformi a costruire architetture sonore che crescono e si moltiplicano con l’aumentare degli ascolti. Il progetto Ab Origine, capitanato da Gianni Placido, ci consegna un disco sperimentale e d’avanguardia dove la musica etnica, la world music si fondono per abbattere i confini della nostra indifferenza e stabilendo, in un certo qual modo, le strade da percorrere per arrivare ad un pace dei sensi auspicabile e duratura. Ci sono strumenti assurdi in questo album, dal fantastico didjeridoo al tamburo sciamanico, il sansula e numerosi tipi di flauti in una spasmodica ricerca dell’indefinita bellezza. Machina ex devs è un disco complesso, ma che cattura al primo ascolto. Un insieme di composizioni mutevoli e cangianti di una bellezza duratura.
Ivan Francesco Ballerini – Ancora libero (RadiciMusic Records)
Nella semplicità del gesto e delle parole la forma prende il sopravvento e ci regala un costrutto d’insieme fatto di piccoli gesti e di una musica mai sensazionale, ma che fa il suo dovere. Ascoltare queste produzioni, nell’epoca della sperimentazione mal riuscita a tutti i costi, è un toccasana notevole perché ci porta a comprendere un’essenzialità necessaria che sembrava essere perduta nel tempo. Il disco di Ivan Francesco Ballerini ricorda i grandi cantautori del passato da Gaber a De Gregori. Un album che riempie di verbosità utile ispirazioni che provengono da diverse parti del mondo pur rimanendo all’interno di una musica d’autore di matrice italiana che amplifica vedute e paesaggi. Ancora libero è una presa di coscienza. Una presa di posizione all’interno di questa società. Pezzi come Volare libero, Da mondi lontani, Per me sempre sarai, Cuore di metallo, Cambiare vita sono parte di un tutto che nella forma canzone scelta trovano il proprio punto di interconnessione con la realtà.
Roberto Sarno – Prova zero (RadiciMusic Records)
Introspezione sonora malinconica che si veste di velluto e intensifica visioni attraverso una realtà in espansione capace di condensare attimi di felicità svanita con un qualcosa di più profondo e intenso, qualcosa che non si dimentica facilmente ma che piuttosto si sedimenta nel profondo del nostro cuore, nel profondo del nostro essere pienamente. Roberto Sarno si spoglia degli orpelli di genere per donarci un cantautorato quasi in presa diretta che non si risparmia, ma racconta di questa e altre vite con la classe e la capacità di chi riesce a comunicare attraverso poesie in musica condensate per l’occasione. In Prova zero c’è spazio anche per Abbiamo vinto un’altra guerra di Motta, ma il vero fulcro dell’intero disco lo troviamo in pezzi come l’apertura affidata a Il tempo che brucia sull’asfalto, Fragole, Cadere sola, Parole inutili. Un album intimo questo, pieno di ricercatezza sonora che in chiave minimal sa emozionare alzando l’asticella sempre più in là.
Andrea Andrillo – Uomini, bestie ed eroi (Radicimusic Records)
Disco pregno di atmosfere, metafore, allegorie, voci che si incontrano, suoni a ridestare bisogno di andare avanti concentrando il tutto in una rivoluzione personale che con fare poetico dimesso incontra la solitudine e la magia anarchica di un album davvero importante. Il cantautore sardo Andrea Andrillo ci regala il primo insieme di canzoni che faranno parte di una trilogia in musica. Questo Uomini, bestie ed eroi parla di vita presente e di vita passata, ci sono immagini di guerre lontane e c’è la sofferenza del momento; l’insperato sostegno a proseguire e il mare di incertezze che solo la vita ci può donare. Spogliate quasi di tutto, le canzoni si sostengono grazie ad una struttura scarna, ma affilata, in grado di garantire importanza ad un timbro vocale davvero particolare che soprattutto nella traccia d’apertura stupisce e abbaglia in un solo istante. Andrea Andrillo sembra dare voce a chi voce non ha intersecando nei confini umani una parabola ascendente di sogni infranti e desiderio infinito di ricostruire l’amore.