Tre Terzi – Andata e Ritorno (Patridà Records)

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Pop inerpicato nei ricordi del passato addentrando pensieri in un viaggio che ci vede protagonisti di andate e ritorni che con coraggio sfidano la sorte per completare qualcosa che ci portiamo dentro, qualcosa a cui non sappiamo dare un nome, ma ci sfiora e accompagna i nostri desideri più reconditi. I Tre Terzi registrano un album importante che ci chiede di fermarci momentaneamente ad ascoltare il nostro modo di vivere interiore, un disco concentrico con un inizio e una fine capaci di creare omogeneità approcciando ad un pop rock che ricorda band come Perturbazione, Mambassa, Paolo Benvegnù in un’addizione d’intenti che convince fin da subito. Le canzoni si legano una all’altra in un’alchimia esageratamente notevole alternando momenti introspettivi ad altri più dichiarati e quasi gridati al cielo. Le poesie acquistano poi coraggio a metà produzione e intelaiano un’impalcatura che ci trasporta fino al finale, quando sentiamo il desiderio di ripartire, di cominciare di nuovo. Andate e Ritorno è un insieme di canzoni davvero interessante, pezzi che ricercano nella sostanza un modo nuovo di comunicare e non si accontentano delle facili mode del momento, ma piuttosto trovano una propria via d’uscita nella canzone d’autore che si domanda e cerca risposte nel marasma attuale e privo d’identità. 


Universound – Elefunk (Bananophono Records)

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Disco psichedelico stratosferico che sale sale nell’alto dei cieli per stupire grazie ad una musica convincente e davvero eccezionale suonata con maestria e forte presenza e maturità per una giovane band che nel suo esordio mette tutti i colori presenti nella propria tavolozza a disposizione di un suono che attinge dal passato la propria forma in divenire esprimendo al meglio concetti chiave di una musica universale. Elefunk è un disco poliedrico che mescola il cantato italiano con quello inglese, dando molto spazio al groove, allo strumentale applicato ad un jazz che si fonde ad un alternative importante e riuscito. Ciò che ne esce è un insieme di canzoni dalla forte connotazione artistica e personale, pezzi e linee che nel metodo scelto instaurano architetture sempre mutevoli permettendo di arrivare a comporre, attraverso una stesura precisa, una conformazione di brano avvincente e in simultanea con i cambiamenti che ci sfiorano da vicino giorno dopo giorno. Gli Universound fanno della particolarità sonora il loro punto d’attracco, il loro punto di svolta. 


GTO – Super (Music Force)

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Rock ‘n’ Roll d’annata che stupisce letteralmente ad ogni ascolto e si concentra a rincorre gli anni passati attraverso una musica d’insieme davvero convincente che trasforma il profumo di un qualcosa che aleggia nell’aria in un condensato concreto di vissuti contemporanei che non si fermano alle apparenze ma continuano a meravigliare giorno dopo giorno. Super è un disco che va a benzina, come le migliori storie rock, è un album diretto, ma non superficiale. Un sesto album che perpetua le tradizioni della band umbra attraverso canzoni convincenti che non perdono il fascino esteriore, pezzi ricchi di anfratti da cui poter scovare una quotidianità che ci sorprende e che brano dopo brano entra a capofitto nelle storie di tutti i giorni. Da I re della riviera fino a Mi parlerai di te Super è velocità in levare, è omogeneità che si spinge sempre un po’ più in là e non ha paura di gridare la propria appartenenza, un’appartenenza ad un mondo in decadenza, ma che grazie a questa musica trova ispirazione per aggrapparsi a tutti i nostri sogni immaginati e forse possibili. 


FABRICA – Bar Sayonara (Octopus Records)

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Disco che esplode dalla provincia per insabbiarsi nelle profondità dei sentimenti in un vortice di benedizioni e di bisogni, di falsi miti, di false aspettative rinfrancate con l’arrivare della sera, il caldo ad abbracciare, il caldo che consola per costringere la realtà a prendere parte di noi e a raccontare quello che non è mai stato scritto ancora. Il secondo disco dei FABRICA sembra sospeso su di una nuvola, intrappolato con stile ad aperture solide che si intensificano via via che le tracce musicali  creano rimandi ad una scena musicale che sembrava perduta. Un cantautorato sopraffino che sposa con convinzione e decisione un rock mai gridato, ma che mette in primo piano strumenti come il pianoforte intensificando pezzi che partono in sordina come l’apertura affidata a Panorama per poi via via aprirsi in sogni ad occhi aperti con Sayonara, Bon Voyage, Oceano, La pioggia prima che cada, Come dici tu e la promessa finale affidata al brano A luci spente. I FABRICA costruiscono un album solido, pieno di poesia da rintracciare in un’oscurità che vede nella sua interezza il punto di luce nascosto a rinfrancare gli animi, a darci ancora una nuova possibilità di lottare per quello in cui si crede.