Timothy Cavicchini feat. Ostetrika Gamberini – Nudi e perpendicolari (Klasse uno edizioni)

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Rock emozionale che parla vicino al cuore forse con troppa enfasi, ma di sicuro con forti intenzioni di ricondurre la forma canzone ad un gesto semplice che nello scorrere del tempo trova la sua dimestichezza e il suo mondo all’interno delle complicate relazioni che la vita ci mostra e che ci invita ad affrontare. Il disco del frontman dell’Ostetrika Gamberini, Timothy Cavicchini, è un album di classic rock che guarda alla canzone sanremese legata a format precostituiti, basti pensare al secondo posto del nostro al The Voice of Italy e che in questo Nudi e perpendicolari rincara la dose con sonorità abusate senza proporre nulla di nuovo nel nostro panorama italico già saturo. Un album che sembra legato più all’apparenza che alla sostanza, un disco patinato ben suonato e ben cantato con canzoni che appartengono ad una quotidianità radiofonica che oramai sembra andare per la maggiore. 


Frank DD & Friends – Sos Kaos (VREC 243)

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Ritorna il mondo disincantato di Frank DD & Friends, ritorna con un disco colorato e ricco di sfumature contaminato dalla forma mutevole e cangiante di pezzi che intersecano svariati generi, ma che mettono sempre in primo piano il ritmo in levare, il suono contagioso di territori d’oltreoceano. Pop e reggae, musica d’autore e hip hop sono i marchi di fabbrica di uno dei più rappresentativi gruppi di genere della penisola, per un album che come rompicapo si affaccia alla vita moderna raccontando di una contemporaneità malata, di una vita che nel caos quotidiano ricerca sprazzi di cielo oltre l’inutilità di tutto ciò che può essere materiale ed effimero. La band di Prato stilisticamente abbraccia culture lontane, ma dirompente si rivolge a questa contemporaneità come in Spara, Sos Kaos, C’è chi, Inconsapevolezza, il tutto all’interno di un disco cangiante e mutevole che facilmente si fa riascoltare e dirompente misura al millimetro le parole valorizzando una prosa metrica di sicuro effetto e sicuramente convincente. 


The last drop of blood – The last drop of blood (VREC 239)

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Atmosfere desertiche abbracciate ad un rock che si spinge oltre i confini conosciuti atterrando granitico e nel contempo quasi psichedelico a rimarcare un territorio concentrico e a lento rilascio dove a farla da padrone sono i suoni provenienti da lontano, da un’altra dimensione. Le sette canzoni che compongono il disco dei The last drop of blood sono indice di una capacità intrinseca nel riuscire a creare brani dal forte appeal emozionale e a tratti distruttivo mescolando il rock più classico con l’elettronica e le atmosfere cinematografiche di un film che non vuole finire. Imponente e monumentale il singolo Thorn, senza dimenticare l’apertura affidata a Cut Wire e finendo un intenso lavoro con la title track che ridona emotività creativa ad un disco strutturalmente ineccepibile che scava nella memoria dei bisogni passati alzando la polvere della quotidianità e guardando oltre il disincanto della vita moderna in un’apertura sonora in stato di grazia pronta a lasciare il segno.