Disco che esplode dalla provincia per insabbiarsi nelle profondità dei sentimenti in un vortice di benedizioni e di bisogni, di falsi miti, di false aspettative rinfrancate con l’arrivare della sera, il caldo ad abbracciare, il caldo che consola per costringere la realtà a prendere parte di noi e a raccontare quello che non è mai stato scritto ancora. Il secondo disco dei FABRICA sembra sospeso su di una nuvola, intrappolato con stile ad aperture solide che si intensificano via via che le tracce musicali creano rimandi ad una scena musicale che sembrava perduta. Un cantautorato sopraffino che sposa con convinzione e decisione un rock mai gridato, ma che mette in primo piano strumenti come il pianoforte intensificando pezzi che partono in sordina come l’apertura affidata a Panorama per poi via via aprirsi in sogni ad occhi aperti con Sayonara, Bon Voyage, Oceano, La pioggia prima che cada, Come dici tu e la promessa finale affidata al brano A luci spente. I FABRICA costruiscono un album solido, pieno di poesia da rintracciare in un’oscurità che vede nella sua interezza il punto di luce nascosto a rinfrancare gli animi, a darci ancora una nuova possibilità di lottare per quello in cui si crede.