Mac and the bee – One of the two (Officine Musicali)

Elettronica che si spinge oltre i confini che conosciamo, elettronica sospinta imprigionata negli occhi vacui di un non definito, ma emblematico, personaggio di copertina ad incorporare elementi, tempi di profusione e accessibilità velata in una spirale tortuosa e cavernosa in grado di sorprendere, in grado di far sperare. Il quartetto sardo confeziona un disco davvero eterogeneo e vitale, capace di spaziare attraverso generi, ma puntando inequivocabilmente ad un rock che non ha frontiere, un rock che porta con sé il profumo di un’internazionalità affacciata alle sonorità del nuovo millennio. Melodie d’oltreoceano quindi  per questo One of the two da Feel you fino a Noisy passando per Asleep e I wish per un condensato di impressioni mai celate, ma piuttosto ingabbiate in una musica in grado di smuovere qualcosa dal di dentro che non ha un nome, ma che si pone a essenzialità da riscoprire, si pone a vuoto da colmare oggi più che mai. 


Matteo Perifano – Uomo Europeo (Autoproduzione)

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Influenze orientali e di mondi lontani che permettono l’approccio ad un disco fatto di architetture smussate da une geometria esistenziale che parla di universi incrociati al far della sera. Il giovanissimo Matteo Perifano intesse un album davvero importante e in grado di andare oltre le mode e i cliché comuni intelaiando grandiosamente energie che ritrovano nel cantautorato di Branduardi e Battiato, ma anche, aggiungo io, di Andrea Poggio e di Dino Fumaretto, una via d’uscita dalla quotidianità, una via periferica che abbraccia culture, abbraccia vite aldilà dei muri interiori che ci portiamo ogni giorno appresso. Uomo europeo, per lo stesso autore, è un insieme di Nove arie contemporanee per quartetto d’archi, pianoforte e voce, un disco ambizioso, ma nel contempo un album strutturalmente ineccepibile, un vagare errante che racchiude corpi e melodie, occhi che scrutano ed esigenze di andare oltre lo sperato in una modernità rivista e rivalutata alzando l’asticella sempre più in alto. 


Andrea Cassetta – Melodie impolverate (Autoproduzione)

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Rock cantautorale che riscopre l’odore del vintage vissuto partendo da presupposti che sono legati indissolubilmente alla vita di tutti i giorni e si contendono spazi quotidiani tra un essere e un avere che sembra non avere fine. Il disco di Andrea Cassetta è un riscoprire al nostro interno il bisogno preponderante di costruire qualcosa di interessante partendo dalle immagini che la realtà ci propone, senza intermediari o mezze misure, ma piuttosto attingendo al calderone della nostra anima le parti mancanti e necessarie per la riuscita di un progetto ambizioso, ma nel contempo reale. Andrea Cassetta riesce nell’intento di dare alla sobrietà un’altra faccia, una schiettezza che si sposa bene con la melodia, con le parole e con i testi mai banali e di certo, in parte ricercati che fanno dell’introspezione univoca un punto di contatto con qualcosa di sincero da afferrare. Da Sirena a Grida Mute passando per le bellissime Daphne, Fuliggine, La prossima estate il nostro intesse su tappetti di vita le trame per la riuscita di un disco che racconta, filo dopo filo, la nostra esistenza.