Alessandro Viti – Talea (VG Edizioni Musicali)

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Talea racconta della vita, una vita intrappolata che è pronta a nascere da un momento all’altro, che è pronta a disorientare e a comprimersi a dare un senso al tutto destreggiandosi tra le incapacità di concludere e di portare a termine, ma con gli occhi protesi in avanti a segnare un’ancora di salvezza per un nuovo futuro.

Il cantautore Alessandro Viti ci regala una prova sincera e onesta, ricca di sfumature che toccano il cantautorato d’altri tempi per portarci con la mente a ricreare nel nostro interno sensazioni lontane legate dal filo del ricordo e dallo scorrere della vita, tra la terra, l’acqua e il fango, il seme che nasce si sviluppa e muore in un circolo che non ha fine, ma che si trasforma in modo elegante e coinvolgente.

Gli arrangiamenti sono ben calibrati e il tutto si muove tra una mistura congegnata di sapori per il gusto classico tra violini e sintetizzatori a ricreare un’atmosfera delicata e soppesata che non ha passato ne presente, ma che guarda al futuro in modo emblematico e coinvolgente, segno di capacità espressiva fuori dal comune.

8 pezzi in bilico tra un cantautorato di riflesso tra Lucio e Battisti e Nomadi, guardando alle introspezioni di Capossela e Luigi Tenco ricreandosi giorno dopo giorno.

Talea è strumentale d’ingresso che si amplia a dismisura per accogliere Sotto la tua stessa luna, per passare alla bellezza de l’Essenza e poi via via con Il segreto e Ho fatto Naufragio, concludendo con Talea, in una nuova terra.

Un disco pieno e carico di melodia che racchiude l’essenza di un animo poetico, Viti racconta la vita e non possiamo che ammirarlo con stupore.

Sotto il cielo di Fred – Tributo a Fred Buscaglione (F.E.A., Libellula, La Stampa, Audioglobe)

Il premio Fred Buscaglione nasce a Torino, nasce per ricordare e nasce per valorizzare e sostenere la musica d’autore emergente.

Omaggiare Buscaglione è un onore dato e affidato a poche persone, le quali hanno saputo dare il proprio stile personale ad ogni pezzo interpretato con qualsivoglia capacità espressiva e intuito prettamente soggettivo che non sfigura, ma anzi dona veridicità in più ad un’opera tesa al confronto tra generazioni e stili abbandonati che pian piano vengono riscoperti.

Le raccolte non mi sono mai piaciute, ma questa è in grado di avvicinare in modo del tutto naturale persone lontane per scelta stilistica accomunate da uno spirito di solidarietà e di ammirazione verso chi in Italia si è sempre opposto ad uno stile e ad un ordine prestabilito esule da qualsivoglia forma di corrente da seguire.

Nel disco compaiono ben amalgamate forme e sostanza sviscerata e decostruita, di canzoni completamente stravolte e reinterpretate per l’occasione da chi, nel corso del tempo è stato vincitore dello stesso premio: Brunori con l’introspettiva Nel cielo dei bars, Dente romantico gatto che sospira in Guarda che luna, Benvegnù nel sodalizio ben eseguito di Love in Portofino, Bugo nella minimale Eri piccola così, passando per la meglio riuscita del disco Mi sei rimasta negli occhi cantata da Niccolò Carnesi e poi via via la caciara dello Stato Sociale con Teresa non sparare, la malinconica Sigaretta dei Perturbazione, la ritmata Noi siamo duri de Il pan del diavolo, fino a Juke Box cantata dai The sweet life society e poi le nuove leve Etruschi from Lakota e Eugenio in via i gioia con rispettivamente Porfirio Villarosa e Buonasera signorina, chiudendo in bellezza con i Venus in Furs che si contorcono saltellanti in Voglio scoprir l’America.

Un album di omaggi che guarda il mare lontano, guarda verso un’altra direzione, tra le stelle di altre galassie nell’intento di capire fino in fondo un cielo che forse è anche il nostro, un cielo azzurro che alle volte si tinge di grigio, che ha però la capacità sempre e comunque di lasciar filtrare un filo di luce.