Cesare Malfatti – I Catari di Monforte a Milano (Riff Records)

L'album di Cesare Malfatti dedicato a "I Catari di Monforte a Milano": ecco  l'anteprima del video - La Stampa

1028 d.C. un vescovo milanese scova e brucia un gruppo di eretici provenienti dalla Langhe. Quasi mille anni dopo, Cesare Malfatti, musicista sopraffino e poliedrico, fautore e persona essenziale nel panorama della musica alternativa italiana degli anni ’90 ricorda in un disco questo triste episodio. Un album complesso, stratificato, fuori da ogni regola della cosiddetta contemporaneità; un pezzo di storia messo in musica a perpetuare significati, simboli, segrete emozioni. I Catari di Monforte a Milano è un disco che mescola elettronica e cantautorato. Un insieme di elementi che riportano alla luce fatti ed eventi grazie a una raffinatezza che unisce e che diventa ponte essenziale nel riscoprire il dimenticato. Il cd sarà supporto unico al libro “Monforte d’Alba. Storia di un’eresia” a rendere circolari e trasversali significati che si fanno costruzione di un tempo, forse, migliore.


Cesare Malfatti – La storia è adesso (Riff Records/Goodfellas)

Liberamente tratto dalla storia di Valeriano Malfatti, sindaco di Rovereto prima della Grande guerra e prozio dello stesso cantautore, il nuovo disco del musicista milanese è un tuffo a pieni polmoni nella storia, attraverso scritti, lettere, parole, documenti e pezzi di animo interiore a ricondurre una strada circolare che porta verso un luogo che non conosciamo, lungo le vie delle nostre radici. La storia è adesso è un piccolo gioiello di rara intensità, si presenta corredato di un piccolo giornale, un quotidiano da sfogliare, con all’interno i testi delle canzoni e fonti dell’epoca a raccontare la storia di questa figura che ha fatto in qualche modo la storia del Trentino per come lo conosciamo. I testi scritti da numerosi, grandi autori italiani, come Alessandro Cremonesi, Luca Gemma, Antonio di Martino, Marina Petrillo, Alessandro Grazian, Luca Lezziero, DanyGreggio, Angelo Sicurella, Giulio Casale, Gianluca Massaroni, Fabrizio Coppola, Giuseppe Righini, Luca Morino sono parte fondamentale di un percorso racchiuso da una musica a tratti opprimente, ma che in qualche modo dipinge un periodo e la sua delicata intensità. La struttura portante delle quindici canzoni proposte poi utilizza le Macchine Intonarumori campionate a creare un ponte tra passato e futuro. Il disco di Cesare Malfatti è un’introspezione continua di bellezza che rende tangibili e vivide nel ricordo le pagine delicate di una vita passata che sente il necessario bisogno di uscire allo scoperto. 


Vincenzo di Silvestro – Invisibile la felicità (Autoproduzione)

Una luce che proviene da lontano e ci accoglie, ci abbraccia e costantemente ci porta in un mondo dove l’introspezione sonora è pane quotidiano per questo violinista che si scopre cantautore, una prove di coraggio che amalgama uno stile mediterraneo ad arrangiamenti che abbracciano la cultura sanremese calcando la scena con passi discreti e dove le voci femminili sono cassa di risonanza per le continue emozioni che questo disco sprigiona.

Il diventare adulti in otto tracce, attimi di felicità svelata che si consumano e che prima o poi rischiano di intrappolarsi in una rete, come pesci di mare, senza speranza, ma che hanno come unico sostentamento questa musica, in grado di dare nuove possibilità e soprattutto nuove scelte da scoprire.

C’è lo zampino di Cesare Malfatti in questo disco e soprattutto nel primo pezzo, radiofonico più che mai, ma elegante e sussurrato che vede alternarsi la voce di Vincenzo con quella di una Liquidara non preponderante, ma dosata e delicata in un brano che si fa riascoltare senza stancare: Domani è Domenica è la canzone del provare, del tentare a far qualcosa di nuovo in un paesaggio estivo descritto inevitabilmente dai sentimenti, quelli veri, che ti fanno guardare negli occhi la persona amata e dire è il momento di partire.

Il tema del viaggio, il desiderio di essere diversi per sempre o almeno per una volta, un caldo abbraccio per l’autunno che verrà dove  la voce di Ilona Danho è altrettanto sospesa quanto incisiva in Vieni qui, ancora un abbaglio, un raggio di sole ancora e l’oscurità pian piano arriva, sospesa tra La Crus e un Niccolò Fabi degli esordi a trasformare la sofferenza in un diario ricco di appunti e di note.

Un disco con arrangiamenti magistrali, sempre pronti a riempire la scena con grande gusto, un cantautore che si è in qualche modo scoperto, ha trovato la strada e tenta ogni giorno di non abbandonarla vivendo.

Cesare Malfatti – Una città esposta (AdesivaDiscografica)

13 brani di cui 6 pezzi per 6 mesi di expo e un’idea geniale per reinventarsi e andare oltre al fanatismo iconoclasta e materiale tracciando una linea di demarcazione netta e con stile di ciò che forse più ci rappresenta in questo momento nel mondo.

Cesare Malfatti si rinnova e partendo dal genio di Alessandro Cremonesi, che un anno fa aveva ideato un progetto unendo icone milanesi e ExpoinCittà, da il via ad un album meno introspettivo del precedente coadiuvato nella stesura dei testi da artisti come Francesco Bianconi dei Baustelle, Paolo Benvegnù, Luca Morino tra gli altri in grado di creare un costrutto unico e indissolubile tra musica e città, essenzialità e purismo contrapposto ad eleganza notturna, impreziosendo grigiore di una quiete quasi tangibile.

Un disco quindi che racconta e si lascia raccontare, dimenticando per un attimo gli abissi dei ricordi per proiettarsi sulla quotidianità inusuale, ma tanto vicina all’azione di ogni giorno, le canzoni raccontano di sogni e cose da mantenere nel tempo, di ambizioni per progetti a garanzia di un domani che potrebbe essere diverso, i grandi nomi si alternano all’interno di uno schema non preciso regalando un tocco di personalità unica nel suo genere ad ogni singolo brano.

Cesare Malfatti è tornato, il marchio di fabbrica resta comunque indelebile, un disco che raccoglie i cocci di una città fantasma per darli in pasto alla luce della ragione, unica possibilità di creare e di essere punto di riferimento culturale italiano per una rinascita artistica che vede protagonista proprio quella Milano, tante volte troppo relegata alla triste oscurità che la contraddistingue, senza ricordare poi di che cosa è capace.

 

Luca Olivieri – La saggezza delle nuvole (AG Prod)

Il saggio dal cielo che si innesta in modo malinconico introspettivo in una realtà fatta di clacson assordanti e muri del suono creati per distogliere il nostro sguardo da ciò che è essenziale e importante per Noi, suoni che provengono da lontano come una cascata di pioggia circondata dai rami degli alberi e dal tempo, unica ragione di vita, unica ragione per poter sopravvivere.

Luca Olivieri, al terzo disco, ci regala del tempo, 7 anni di produzione in giro per il mondo confezionando una pagina importante della sua vita, in circostanze imprecise, ma collocate in un essere che vuole concedersi velatamente, frutto di una ricerca stilistica che si lascia raccontare e stupisce per eterogeneità e capacità artistica indissolubile.

Entrare nel mondo di Luca è percorrere un strada fatta assieme a personaggi di notevole spessore come Caroline Lavelle, già violoncellista con Radiohead Muse, Massive Attack, tanto per citarne alcuni, il cantautore Andrea Chimenti, Saro Cosentino collaboratore storico di Battiato, Cesare Malfatti, membro fondatore dei La Crus, passando per il trombettista Giorgio Li Calzi, il sassofonista Nicola Alesini, la vocalist Romina Salvadori e altri ancora.

Un disco fatto di malinconie invernali e una forte presenza di teatralità cinematografica, il raccontare attimi di luce che spariscono al tramonto e in forma ancora più incisiva il passare del tempo nella dolcezza dell’abbandono, il viaggio che è meta, ma anche crescita, lasciando il testimone della vita agli altri che verranno, un ineluttabile trascorrere che attraverso gli occhi si fa vero, intenso, quasi leggiadra visione di un tempo lontano.

Sincronizzatori di eleganza si innestano lungo le nove tracce, che parlano della morte, ma anche della vita, il ritorno della nostra coscienza ad uno stato di essenzialità e al nostro futuro  chiedere soltanto di vivere.

Cesare Malfatti – Una mia distrazione +2 (Adesiva discografica)

 

Un disco raccolto, a braccia conserte, teso a ristabilire l’attimo che verrà, la pace dei sensi velata da una leggera e instabile malinconia di fondo che dona al tutto un pensiero rinnovato, vivo, quasi fosse una carezza, una ricerca di se stessi che non ha mai fine, un ricoprire il mondo di leggerezza e poesia come non mai.

Cesare Malfatti non ha bisogno di presentazioni e se non sapete chi è scrivete il suo nome su qualche motore di ricerca e vi apparirà un’immensa e vasta biografia.

Cesare Malfatti per noi è un uomo che ha saputo prendere tutto il tempo con se, con la capacità di creare in progressione un corpo mutevole impreziosito da registrazioni fatte nell’ultimo periodo e aggiungendo quel +2 che di certo non sminuisce l’opera, ma la completa e la porta in alto, fin sopra territori di pura poesia musicale, dove tra questi spiccano pezzi incantevoli e sublimi come Se tu sei qui, passando Per Noi e giù giù fino a una Casa che, quasi fosse un concept album sull’abbandono e la solitudine, il riflettere ad occhi aperti un mondo diverso, con quelle capacità extrasensoriali che solo un grande della musica può avere.

Tanto talento quindi, per una strada che non finisce mai e soprattutto per un percorso di persona, uomo, che non finisce mai.

Il disco suona come un contatto di corpi in precario equilibrio, pronti a prendere il volo, ma ancorati come macigni al suolo, un vuoto che ti prende alla gola, ma che ti riempie il cuore.