Cesare Malfatti – I Catari di Monforte a Milano (Riff Records)

L'album di Cesare Malfatti dedicato a "I Catari di Monforte a Milano": ecco  l'anteprima del video - La Stampa

1028 d.C. un vescovo milanese scova e brucia un gruppo di eretici provenienti dalla Langhe. Quasi mille anni dopo, Cesare Malfatti, musicista sopraffino e poliedrico, fautore e persona essenziale nel panorama della musica alternativa italiana degli anni ’90 ricorda in un disco questo triste episodio. Un album complesso, stratificato, fuori da ogni regola della cosiddetta contemporaneità; un pezzo di storia messo in musica a perpetuare significati, simboli, segrete emozioni. I Catari di Monforte a Milano è un disco che mescola elettronica e cantautorato. Un insieme di elementi che riportano alla luce fatti ed eventi grazie a una raffinatezza che unisce e che diventa ponte essenziale nel riscoprire il dimenticato. Il cd sarà supporto unico al libro “Monforte d’Alba. Storia di un’eresia” a rendere circolari e trasversali significati che si fanno costruzione di un tempo, forse, migliore.


Structure – XX (Riff Records)

Trip hop esistenziale affacciato all’interno di elementi che infrangono muri contemporanei per creare un ponte unico tra passato e futuro in un continuo incedere, in una continua ricerca esistenziale e atmosferica. Structure, all’anagrafe Stefano Giovannardi, abbraccia il mondo femminile attraverso un insieme di notevoli collaborazioni che riescono, nell’incedere, a dare forma e sostanza a quadri dipinti in musica, a tavolozze sonore in itinere che stupiscono per eterogeneità e nel contempo regalano un’idea di futuro calibrato grazie a nuove forme di comunicazione.  Barbara Cavaleri, Chiara Castello, Ely Nancy Natali, Francesca Bono, Francesca Palamidessi, Laura Boccacciari, Manuela Pellegatta, Maria Devigili, Silvia Caracristi, Verdiana Raw compongono un’astratta visione che sembra parlare attraverso le sperimentazioni di Bjork e le lascia sedimentare al suolo per riporle in un ambiente vicino al cuore, vicino all’animo umano. XX è l’immagine di un mondo che è donna e qui ritrova tutta la sua meravigliosa appartenenza. Un’appartenenza che diventa scoperta. Un punto essenziale e inalterabile del nostro progredire umano.


Ferro Solo – Almost Mine: The Unexpected Rise and Sudden Demise of Fernando – Pt. 2 (Riff Records)

Prosecuzione naturale del volume uno attraverso suoni che riempiono l’etere di polvere e sudore e imbrigliando luce capace di diventare bisogno di scoprire e portare avanti un pensiero, un mondo, un concetto. Torna Ferro Solo. Torna con un disco fatto di rabbia e sporco blues che non si accontenta, ma che piuttosto intona un inno alla vita attraverso un’elaborazione concettuale di speranze da conquistare e pezzi di cielo su cui scrivere una parte del proprio pensiero, una parte interiore pronta a decollare. L’album del nostro conclude forse un percorso di unione e comunione con un qualcosa di viscerale, di autentico e di prezioso. Le tracce sembrano coordinate per implementare energia ascolto su ascolto perpetuando un’idea di luminescenza che contrasta con l’oscurità che avanza, con l’oscurità che tentiamo di combattere giorno dopo giorno. Il secondo Almost Mine colpisce quando meno te lo aspetti e intensifica un mondo in decostruzione permanente attraverso una musica sincera e forte interiormente.


Alex Cremonesi – La prosecuzione della poesia con altri mezzi (Riff Records)

Risultato immagini per alex cremonesi la prosecuzione della poesia con altri mezzi"

Fenomenale accesso alle intemperie del tempo attraverso una musica sostanzialmente sopraffina che riesce nell’intento morbido e coeso di andare oltre schemi prestabiliti stabilendo progetti con l’ascoltatore, progetti di rinascita. Il disco di Alex Cremonesi è sottile bisogno di interpretare i nostri tempi attraverso un’energia cantautorale e psichedelica ben levigata al suolo e perpetuata nella ricerca, nell’esigenza contemporanea di ristabilire legami, ristabilire forme e pensieri. Rarità quindi incapsulate in una forma canzone desueta che ricorda il primo Marco Parente o le sperimentazioni di Benvegnù in un intreccio di altisonante parabola letteraria e sghemba percezione di vita. Una musica non per tutti questa, per fortuna. Una musica che si riscopre in questo La prosecuzione della poesia con altri mezzi come guida cardine di un pensiero filosofico acceso che si fa cantautorato fuori dagli schemi attualmente imposti.

Lupo – To the moon Ep (Riff Records/Grand Tree House Records)

Risultati immagini per lupo to the moon

Musica d’autore impressa nella mente di un folk d’annata proiettato per l’occasione a riscoprire e a dare un senso a questa nostra velocità. To the moon è un album spaziale, un richiamo notturno alla luna, un richiamo che segna e incanta, mescola e non reprime, ma piuttosto si concede a questo nostro tempo. Sei canzoni introspettive registrate in solitaria in uno studio di Tokyo. Sei pezzi creati per l’occasione dall’ex AmpRive Chicco Bedogni. Canzoni pensate per riempire il vuoto di stanze scarsamente arredate. Pezzi che si snocciolano a dovere in un folk che si guarda dentro, fino in fondo, fino alle radici. Nei pezzi di lupo c’è Glen Hansard, Iron & Wine, Bon Iver, ma anche Neil Young in un cerchio fatto di passione e coraggio, voglia di cambiare e desiderio incontrastato di suonare ancora l’ultima canzone. To the moon è un disco intimissimo, uno di quegli album che si fanno sfiorare e ritornano sempre e comunque vicino a noi, anche nei momenti di abbandono, anche quando sembra non ci sia più nulla da fare. 


HOFAME – Un istante (Riff Records/La Barberia)

Risultati immagini per hofame un istante

Canzoni da giorni che si consumano con voracità. Canzoni che si ripetono in loop su una base acustica che ricerca sfumature pop rock di un tempo che oramai non c’è più. Brani estrapolati e sonorizzati a dovere che raccontano l’istante, raccontano le impressioni e i colori di un mondo senza fine. Torna HOFAME, progetto di Cristiano Alberici. Un insieme di canzoni capaci di raggiungere una continua rappresentazione e forma di contenuti per un suono d’insieme stratificato e ricco di architetture che rimandano a geometrie di esistenza e contrazione, di nuovi paesaggi da inglobare in fotografia e di nuovi anfratti da poter osservare da vicino. Un istante è una sensazione d’autore che si muove bene in pezzi come Quando si vive non accade nulla, Addio terraferma, Un filo d’erba, La verità, Sulle onde del mare. Un approccio sintetico e costruito, un approccio che trova nella semplicità del gesto un punto di incontro con una musica d’autore davvero invitante. 


Cesare Malfatti – La storia è adesso (Riff Records/Goodfellas)

Liberamente tratto dalla storia di Valeriano Malfatti, sindaco di Rovereto prima della Grande guerra e prozio dello stesso cantautore, il nuovo disco del musicista milanese è un tuffo a pieni polmoni nella storia, attraverso scritti, lettere, parole, documenti e pezzi di animo interiore a ricondurre una strada circolare che porta verso un luogo che non conosciamo, lungo le vie delle nostre radici. La storia è adesso è un piccolo gioiello di rara intensità, si presenta corredato di un piccolo giornale, un quotidiano da sfogliare, con all’interno i testi delle canzoni e fonti dell’epoca a raccontare la storia di questa figura che ha fatto in qualche modo la storia del Trentino per come lo conosciamo. I testi scritti da numerosi, grandi autori italiani, come Alessandro Cremonesi, Luca Gemma, Antonio di Martino, Marina Petrillo, Alessandro Grazian, Luca Lezziero, DanyGreggio, Angelo Sicurella, Giulio Casale, Gianluca Massaroni, Fabrizio Coppola, Giuseppe Righini, Luca Morino sono parte fondamentale di un percorso racchiuso da una musica a tratti opprimente, ma che in qualche modo dipinge un periodo e la sua delicata intensità. La struttura portante delle quindici canzoni proposte poi utilizza le Macchine Intonarumori campionate a creare un ponte tra passato e futuro. Il disco di Cesare Malfatti è un’introspezione continua di bellezza che rende tangibili e vivide nel ricordo le pagine delicate di una vita passata che sente il necessario bisogno di uscire allo scoperto. 


Ferbegy? – Roundabout (Riff Records)

Le puoi percepire attorno le freddure siderali che provengono dalle latitudini elettroniche di una musica priva di confini che amalgama in modo esponenziale la lezione di una scena indipendente alle prese con una manipolazione di sintetizzatori in grado di scavare all’interno di noi, la percepisci e ne prendi atto anche perché tutto quello che appare e sentiamo attraverso le nostre orecchie, nella musica dei Ferbegy? prende forma e lascia un posto vivido e lacerato all’interno della nostra anima. La band di Bolzano confeziona un disco assai strutturato che si abbandona alle malinconie acustiche di band come Sigur Ros per passare facilmente alle deflagrazioni elettriche di gruppi come Massive Attack e God speed you black emperor! in un suono d’insieme davvero concepito ad arte e che meraviglia e stupisce ad ogni ascolto. Nulla è affidato al caso in Roundabout, ma all’interno di questa musica possiamo trovarci tanta bravura esponenziale e nel contempo il desiderio di comunicare ambizioni sotterranee e suoni emozionali da primi della classe.

PHIDGE – Paris (Riff Records)

I Phidge sono tornati regalando orpelli parigini di matrice indie rock che si sposano molto bene con l’alternative d’oltremanica in un disco che regala una certa omogeneità di fondo e fa percepire, in modo comunque distinto, la gamma cromatica di esasperazioni musicali che trasportano, rincorrono e si fanno vivo scorcio nel creare un impatto vorticoso e avvolgente, ricordando per certi versi i Placebo e tutto il rock post duemila, in una ricerca sostanziale della bellezza musicale e armonica che ben si amalgama in queste dieci tracce di Paris, estendendo la quotidianità oltre le apparenze e immagazzinando staticità sulfuree in pezzi che via via si aprono da (Do We?) fino a Thin passando per le riuscite The mouth of love e Memories per citarne alcune, in un disco che sostanzialmente non spicca per singoli impattanti, ma piuttosto ricopre un’essenzialità di fondo che nella costruzione geometrica di un tutto rimane imbrigliata a favore di un sentire comune percepibile e ben soppesato.

Felix Lalù – Coltellate d’affetto (DGRecords/Riff Records/La Ostia)

Felix Lalù è uno strampalato cantautore che vive tra i veleni delle mele genuine e dopo una dose massiccia  di diserbanti e altre amenità se ne esce con una prova dal sapore intima cameretta dove la componente fanciullesca è essenziale per stabilire e rimarcare un’idea, un concetto che non è altro che il vivere quotidiano in alta quota in grado di proiettare nel cielo fotografie virato seppia di una semplicità disarmante, sincera e certamente utile per capire il pensiero di queste follie in musica.

Si raccontano le vite di paese e con sarcasmo ed ironia si parla del mondo e di come gira, da un punto di vista quasi letterario, un brain storming di pensieri a tempesta che non illudono e non scendono a compromessi, ma sono lo specchio dei nostri giorni, visti con gli occhi di chi vive la vita nelle difficoltà quotidiane, tra chitarre dimenticate nei fossi ed energia lasciata sotto il pavimento, per un cantautorato dimesso, ma di sicuro effetto.

Numerosi sono gli ospiti presenti ad accompagnare il nostro, da Jacopo Broseghin dei The Bastard Sons Of Dioniso, passando per il reverendo Jhonny Mox, Elli De Mon, Candirù, Simone Floresta, Gianni Mascotti, Phill Reynolds, Michael Pancher e Mirco Marconi per una musica che fa riflettere con il sorriso sulle labbra, in memoria dei tempi andati e di quelli che verranno.