Post punk compresso modellato su un low-fi impreziosito da contrappunti sonori che trovano nel vuoto un punto essenziale per comprendere una poetica scanzonata, fatta di momenti vissuti, di rimpianti, a disegnare un suono maledettamente pop sporcato da un alternative da preservare. Il disco d’esordio della band romana Soloperisoci suona diretto, senza troppi orpelli. Una musica capace di fotografare momenti in simultanea con un qualcosa che richiede magnetica interpretazione, ma nel contempo intrinseca sensazione che tutto ci tocchi da vicino, parlando al cuore e all’anima di chi ascolta. Sono nove canzoni non troppo veloci, ma ballabili, interiori quanto basta per suscitare sentimenti metropolitani scardinati da una wave particolare e di puro effetto. Un marchio di fabbrica importante che costruisce attese snocciolando pezzi come l’apertura affidata a Bristol per poi proseguire con Dipendente, Ho paura, Terza guerra mondiale, per una album ben pesato e carico di un appeal emozionale davvero esaltante.
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Gianluca Gill – Disco Quantistico (Goodfellas)
Album geometricamente instabile che racconta di un universo futuro fatto di sogni, speranze e attenzione per la citazione in cui parti sospinte e leggere si avvicinano lentamente a fasi neuronali sempre più complesse e affascinanti. Il nuovo di Gianluca Gill è un album complesso e di certo non banale. Sfida le leggi della gravità intessendo trame sempre nuove che per il cantautore catanese sono parti essenziali di un costrutto unico e capaci di dare alla forma canzone un senso intimo e ispirato, a tratti malinconico e privo di quella visione incerta mossa dalle ombre di questa nostra vita. Pezzi come l’apertura affidata a Come in un disco di Franco Battiato, Cerchi in uno stagno, Le scorie, Una particella non passano di certo inosservati. Le canzoni proposte incanalano speranza, trasformando il mondo che ci ruota attorno e concedendo allo spazio metafisico un tragitto di sola andata in questo nostro tempo.
gaLoni – Incontinenti alla deriva (Goodfellas)
Bellissima rappresentazione di una realtà vicina al nostro vivere racchiusa all’interno di poesie contemporanee capaci di scardinare l’idea di cantautorato moderno e tuffarsi con stile unico e necessario in una trasposizione originale di ciò che è stato il passato. gaLoni, con questa nuova prova, racconta le fragilità della vita umana attraverso acquerelli sporcati di terra e di visioni, racconta di geografie territoriali e di inutilità dei confini, racconta di amori lontani e desideri da raggiungere sopra ogni cosa. Incontinenti alla deriva sembra un disco di De André trasportato nei giorni nostri. La timbrica del nostro ricorda il cantautore genovese e le tematiche trattate sembrano racchiudere al proprio interno un senso di società e cultura che si espande ad ogni latitudine conosciuta. Si snocciolano perle con grande facilità, pensiamo alla stessa traccia d’apertura Bansky o L’America è una truffa per poi approdare a canzoni come Trattato monetario, Mi resterà il tuo nome a dare peso materiale ad una proposta emozionante. Il nuovo di gaLoni è un pugno al perbenismo, un pugno dato con stile ed eleganza contro ogni cliché e ordine precostituito.
Johnny DalBasso – Cannonball (Goodfellas/Valchiria Records)
Attitudine punk tascabile da mangianastri in disuso per il nuovo di Jhonny DalBasso a concedere grezze aperture da smerigliare con il diamante più prezioso che abbiamo nella frenetica mondanità di questo nostro secolo. Cannonball è un pugno allo stomaco che corre alla velocità della luce senza preoccuparsi di ciò che sarà, ma piuttosto intavolando discussioni che si dipanano a raccontare di un mondo marcio, fatto di sangue, ossa e desiderio inconscio di raggiungere profondità torbide che racchiudono pensieri carnali, sogni infranti, capacità di sintesi e costante ricerca di un posto dove abitare. Johnny DalBasso nell’urgenza del momento ci consegna un disco adrenalinico che trova nelle pulsioni di ogni giorno un punto di contatto con la parte più oscura che ci portiamo dentro. Un animale da palco che lascia spazio perfino a Furore di Celentano ad indicare un amore per la canzone d’autore italiana che trova nell’interpretazione stravolta e ruvida un punto di contatto con un passato sempre più proiettato al futuro che ci attende. Bravo davvero.
Edy – Variazioni (Goodfellas)
Pop d’autore collezionabile tra i racconti di Dente, le versioni di Iosonouncane e l’interesse profondo dei La Crus per un esordio prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle che racchiude poeticamente un desiderio necessario di uscire dalla mediocrità del cantautorato moderno e relazionarsi con un universo introspettivo, a tratti criptico, che non si risparmia nei rapporti, ma piuttosto trova proprio in questi un senso comune di bisogno per andare avanti. L’esordio discografico di Edy, già Ultravixen e Jasminshock è un caldo e lisergico momento di abbandono che non esplode, ma che piuttosto si racconta attraverso una solida concezione di forme che nel bianco e nero di un film in dissolvenza si guarda dentro e parla con voce protagonista grazie a multiformi canzoni delicate e a tratti malinconiche. Il musicista siciliano partorisce nuvole pop grazie a visioni d’insieme che a lungo andare costituiscono pezzi che se non sono perle rare perlomeno rappresentano gioielli dalla forte presenza terrena.
Cesare Malfatti – La storia è adesso (Riff Records/Goodfellas)
Liberamente tratto dalla storia di Valeriano Malfatti, sindaco di Rovereto prima della Grande guerra e prozio dello stesso cantautore, il nuovo disco del musicista milanese è un tuffo a pieni polmoni nella storia, attraverso scritti, lettere, parole, documenti e pezzi di animo interiore a ricondurre una strada circolare che porta verso un luogo che non conosciamo, lungo le vie delle nostre radici. La storia è adesso è un piccolo gioiello di rara intensità, si presenta corredato di un piccolo giornale, un quotidiano da sfogliare, con all’interno i testi delle canzoni e fonti dell’epoca a raccontare la storia di questa figura che ha fatto in qualche modo la storia del Trentino per come lo conosciamo. I testi scritti da numerosi, grandi autori italiani, come Alessandro Cremonesi, Luca Gemma, Antonio di Martino, Marina Petrillo, Alessandro Grazian, Luca Lezziero, DanyGreggio, Angelo Sicurella, Giulio Casale, Gianluca Massaroni, Fabrizio Coppola, Giuseppe Righini, Luca Morino sono parte fondamentale di un percorso racchiuso da una musica a tratti opprimente, ma che in qualche modo dipinge un periodo e la sua delicata intensità. La struttura portante delle quindici canzoni proposte poi utilizza le Macchine Intonarumori campionate a creare un ponte tra passato e futuro. Il disco di Cesare Malfatti è un’introspezione continua di bellezza che rende tangibili e vivide nel ricordo le pagine delicate di una vita passata che sente il necessario bisogno di uscire allo scoperto.
Paolo Saporiti – Acini (Goodfellas)
Atmosfere pregne di significati per il nuovo di Paolo Saporiti, un album carico di movenze eleganti che si fanno viaggio vitale e come cerchio necessario trasformano i pensieri in qualcosa che si coglie nella mutevole essenza di un luogo senza fine, di un luogo da raggiungere e che nella direzione trovata, manifesta una partecipazione unica e un traguardo da mantenere. Acini è figlio della terra, è figlio di un amore corrisposto, è l’amore di un figlio e di un padre, ma è anche l’asprezza e la durezza della vita, la difficoltà implementata, il tempo che ingoia e che risputa tante volte solo ciò che resta di peggiore, lasciando ai ricordi la parte migliore su cui possiamo sperare. Paolo Saporiti affresca un passato da polaroid sfocata, ma bellissimo nella sua forma mutevole, nel suo essere vero e custodito, rinfrancato e carico di visioni, di immagini, di sostanziale apice battuto come sentiero oltre la notte. Acini è la conquista della libertà, quella stessa libertà che diventa capacità lirica di fondere pensieri profondi e nel contempo di destrutturare un linguaggio che nella ricerca ricorda l’ultimo di Paolo Cattaneo e si pone come punto fondamentale e imprescindibile nel panorama della musica d’autore italiana.
Antarte – Isole (Megaphone Label/Goodfellas)
Strumentale d’atmosfera che si inerpica su scogliere lambite dal mare e capaci di penetrare gli anfratti oscuri, gli anfratti della nostra coscienza in un vortice compresso di musica che dissolve le certezze e trascina le nostre ambizioni nei territori inesplorati della nostra anima attraverso un rock che ha il sapore del post e della musica d’oltremanica in connubi davvero potenti e sognanti, oniriche visioni di pace dei sensi e traguardi importanti e sublimi da raggiungere. Contorni quindi oscuri e cupi che si aprono in un disco davvero ben congegnato, strutturalmente mirato ai grandi concept del passato e imbrigliato all’interno di una luce salvifica e immortalata nell’istante, canzoni che sembrano dipinti materici pronti a stupire, Turner pittore che incontra l’eterea immaginazione della musica islandese e delle suite sonore dei primi ’70 congegnando ad arte stelle che brillano fino all’ultima nota. Isole è un concentrato di difficile spiegazione, è un viaggiare nei territori umani dove quello che costruiamo sarà bisognoso di apporti sempre nuovi per tessere le trame dei nostri cuori, trame collegate da vene, arterie, capillari pulsanti vita, trame riscoperte per l’occasione all’interno di un album davvero importante.
VonDatty – Ninnenanne (Tsunami Station/Goodfellas)
Il secondo album del cantautore romano VonDatty è un insieme eterogeneo di oscurità che avanza in bilico tra soffuse aspirazioni e bisogni sempre nuovi di andare oltre la canzone d’autore per come la conosciamo attingendo speranze e sogni malcelati in testi quasi claustrofobici ad implementare e a chiudere la Trilogia della notte iniziata con l’EP Diavolerie, proseguita con Madrigali e ora conclusa con Ninnenanne. C’è qualcosa di sotterraneo in questa musica e la costante misurazione degli arrangiamenti porta il nostro ad ampliare i propri orizzonti e a far si che tratti compenetranti di luce si adagino sul fondo della stanza, una stanza che è simbolo di verità, ma anche di purezza da riscoprire nel mondo crudo che occupiamo. Emblematica poi la scelta di aprire e chiudere con Prima ninna nanna sulla terra/Prima ninna nanna sotto terra a ribadire concetti spiegati in canzoni spruzzate dal rock d’autore e dalla consistenza di una prosa solida e meritevole di essere percepita fino in fondo. Il disco di VonDatty chiude un cerchio per riaprirne un altro e noi spettatori dentro a tutto questo ci facciamo portatori di una notte infinita e carica di racconti da far nostri fino al nuovo giorno.
Sixtynine – Denti (XXXV)
Canzoni che parlano della nostra quotidianità cantate in italiano e ricche di pathos emozionale capace di sconfinare oltre la canzonetta pop sanremese e accentrando testi puntuali al racconto dei giorni che avanzano intrecciando sapientemente usi e stili diversi per otto canzoni che non mirano ad essere entità a se stante, ma piuttosto sono brani in grado di ricercare una loro strada da seguire per completarsi e raggiungere obiettivi di comunione d’intenti che convincono sin dalle prime battute grazie a quella Mi sveglio che fa da apripista acustica a forme corali di passione che riesce a raggiungere l’energia sperata in pezzi simbolo come Seropram, passando per Ruggine dove è presente la collaborazione con i The Winstons: Dell’Era al basso e alla voce e Enrico Gabrielli ai synth fino a quella Dentro che racchiude speranze e dona profondità al significato totale di un disco capace di affrontare canzoni che non si sciolgono facilmente al sole, pezzi di noi che portano con sé la solitudine in divenire e il desiderio di cambiare oltre ogni cosa.