Limes – Slowflash (Autoproduzione)

I triestini Limes ci sanno fare e lo dimostrano nel loro secondo album, dopo l’esordio fortunato di Essential che li ha visti condividere il palco con artisti del calibro di Motel Connection e Mojomatics, i nostri confezionano un ottimo prodotto chiamato Slowflash.

Un mix, il loro, di brit pop che fonde e confonde Blur e Coldplay passando inevitabilmente per l’oscurità di una musica che ha le proprie radici negli anni ’80  dotata di quel carico di sfumature tipico della scena new wave con Cure su tutti a sbaragliare la strada.

E’ un disco introspettivo questo che proietta i tre a compiere l’impresa di creare un cerchio concentrico dove far partire un labirinto mentale che si appropria di suoni semplici, ma convincenti e dove la batteria portante si condensa dando forme ad un continuo cambio di espressione che si evince dalla sostanziale  necessità di dare quel tocco in più all’usuale già sentito.

Ecco allora che il tutto si apre in dilatazione con Plume passando velocemente alle sincope di Hunting Party, si apre la via per la ricercatezza sonora in Pressure Variation e cercando alberi sovrapposti in Wood, azzeccata poi la strumentale Noise’s Room che porta pian piano alla coda di Plume II.

Sperimentatori triestini crescono e questo album ne è la dimostrazione, un connubio di strumentale e cantato che ben si amalgama con il concetto del disco.

I confini ora non sono più segnati, non si possono paragonare a nessuno questi Limes, finalmente hanno trovato il cammino.