Quindi – Prove di volo (Nubi Records)

album Prove di volo - quindi

I Quindi sfoderano un linguaggio targato ’90 per un disco che si affaccia madido di sudore sui palchi di questa nostra realtà. Alternative rock capace di raccogliere l’eredità di band come i Marlene Kuntz o l’introspezione cosmica di Jeff Bucley per un suono d’insieme imprigionato nelle realtà di questo tempo e pronto a dismisura ad innescare un bisogno di riscatto e di rivincita. Il disco dei Quindi fagocita idee e le risputa al suolo in canzoni come l’apertura affidata a Sapersi fermare, passando per pezzoni come Indelebile, la stessa title track, Sogno semplice e la finale Vento di potere. In questo album ci sono polaroid e fotografie in bianco e nero, c’è il desiderio di comunicare e attrarre l’ascoltatore all’interno di un mondo in evoluzione. Un bisogno essenziale di convogliare in questa arte una necessità che diventa esigenza imprescindibile a raccontare ancora una volta la parte del mondo che dobbiamo occupare. 


Quindi – Esistenzialisti per gioco (Autoproduzione)

Uno specchio in frantumi che raccoglie facce, volti in consumazione che cercano un’ inesorabile vittoria all’interno di una scatola che perennemente è vuota, che in qualche modo è in cerca di trasformazioni sicure, ma non riesce a riempirsi, non riesce a trovare uno sfogo dentro a pomeriggi grigi di sole spento.

“I quindi”, band torinese, confezionano “Esistenzialisti per gioco” : un album immediato, che parla con parole semplici e disinvolte delle difficoltà quotidiane: piccoli attimi di storie racchiuse in un diario da far crescere e implementare con racconti di vita vissuta.

Le sonorità abbracciano un pop rock ricercato soprattutto negli spunti della batteria, che sa essere incisiva, precisa e puntuale nelle diverse ramificazioni che compongono la forma-canzone che in fatto di musicalità assomiglia molto alla formula “Verdena” del loro primo omonimo.

Si parte con il botto tribale di “Danza allo specchio” passando per l’ammiccante “Maschere” senza tralasciare l’acquarello dolce-amaro di “Inverno troppo freddo”, i toni poi si incupiscono toccando vertici di purezza con “l’adolescente” e finendo con l’autocritica ne “Il mio show”.

Un album che non si presenta in formato fisico, ma che è solo possibile downloddare e trasmettere in modo capillare; un disco che acquista nuove forme ad ogni ascolto, 9 brani che riescono a far proprio un pensiero e un concetto radicato in profondità e da cui bisognerebbe trarne sempre spunti per un domani diverso.