Uno specchio in frantumi che raccoglie facce, volti in consumazione che cercano un’ inesorabile vittoria all’interno di una scatola che perennemente è vuota, che in qualche modo è in cerca di trasformazioni sicure, ma non riesce a riempirsi, non riesce a trovare uno sfogo dentro a pomeriggi grigi di sole spento.
“I quindi”, band torinese, confezionano “Esistenzialisti per gioco” : un album immediato, che parla con parole semplici e disinvolte delle difficoltà quotidiane: piccoli attimi di storie racchiuse in un diario da far crescere e implementare con racconti di vita vissuta.
Le sonorità abbracciano un pop rock ricercato soprattutto negli spunti della batteria, che sa essere incisiva, precisa e puntuale nelle diverse ramificazioni che compongono la forma-canzone che in fatto di musicalità assomiglia molto alla formula “Verdena” del loro primo omonimo.
Si parte con il botto tribale di “Danza allo specchio” passando per l’ammiccante “Maschere” senza tralasciare l’acquarello dolce-amaro di “Inverno troppo freddo”, i toni poi si incupiscono toccando vertici di purezza con “l’adolescente” e finendo con l’autocritica ne “Il mio show”.
Un album che non si presenta in formato fisico, ma che è solo possibile downloddare e trasmettere in modo capillare; un disco che acquista nuove forme ad ogni ascolto, 9 brani che riescono a far proprio un pensiero e un concetto radicato in profondità e da cui bisognerebbe trarne sempre spunti per un domani diverso.