Fusch! – MONT CC 9.0 FIRST ACT (Jestrai)

Se con il precedente “Corinto” ci si chiedeva il pianeta di provenienza di questa band stellare ora con “Mont Cc 9.0 FIRST ACT” il dubbio è riposto in un angolo per lasciare spazio a sonorità di sicuro impatto e a vie segnate e continue.

I 4 bergamaschi rispolverano le  tute spaziali e ci consegnano 5 lunghe strade quasi del tutto strumentali per raggiungere galassie nascoste e inesplorate.

Il suono è una commistimont-cc-90-first-act-fuschone di generi soffocato da interventi atmosferici di deflagrazioni chitarristiche e sintetizzatori calibrati e sinceri che non scadono nell’ovvietà, ma che esaltano un cerchio in via di definizione  che si apre e si chiude nel migliore dei modi grazie anche al supporto di una solida base ritmica.

L’imprevedibile “Broken T-shirt” ci annienta con voci dall’oltretomba, mentre “Sbando alle Mancerie” è un gioco di parole da film di Tarantino dove la sonorità si sposa benissimo con la sequenza della pellicola.

“Sintesi” è eruzione vulcanica e orgasmica in progressione mentre “Cosmogenesi 9.0” è atterraggio senza fine; chiude l’ipnotica “Catherine Deneuve” a donare sprazzi di trombettistica follia.

E’ un progetto particolare il loro, composto da 3 atti, questo è il primo, che spero ci riserverà numerose sorprese come del resto lo è stato il disco d’esordio.

Un progetto diviso in tre che ci consegna le prime 5 strade per raggiungere lo spazio abissale, un rincorrere meno cupo il buio che avanza, un sodalizio tra sperimentazione e motori d’avviamento, per raggiungere, ancora, il pianeta “Fusch!”.

Fusch! – Corinto (Jestrai)

Chi sono i Fusch e da quale pianeta provengono?

Forse non abitano così tanto lontano, sono una band lombarda di diversa estrazione che trova un punto di incontro, per questo primo album, Corinto, in quel di Bergamo.

Alla voce troviamo Amaury Cambuzat già Ulan Bator e Faust, Pier Mecca già Fiub, Mario Moleri e Mariateresa Regazzoni, mamma dei fratelli Ferrari, qui in veste di tastierista tra synth e rhodes.

L’album è un concentrato di suoni profondi e oscuri, dove la voce di Amaury, anche se quasi mai presente, tocca lentamente gli animi di chi ascolta, aprendo voragini incolmabili.

Nel disco troviamo la migliore new-wave, con virate sonore e dissonore, mescolate alle novità indie dell’ultimo periodo.

Baustelle, Verdena, Marlene Kuntz, Afterhours avvolti da suoni siderali, spogliati di qualsiasi parola, quasi inutile, quasi a dire non serve, io ti posso sfiorare anche solo facendoti ascoltare sovraincisioni di sintetizzatori vibranti cenere di una città inglese di fine ottocento.

Tanta è la bravura dei musicisti che ti sanno accompagnare in un viaggio tra le nuvole dove tutto può trasformarsi di colpo per lasciare spazio a ciò che è veramente importante.

Con Tropical Fish assistiamo a una cavalcata solare, mentre in Sento i suoni di fondo sono manipolati, looppati, estrapolati e condotti a Liquida in maniera egregia passando per la speranza in Girasole e trovando i Led Zappelin che stringono la mano ai Cure in Medicina Rossa.

Disco che lascia aperta la strada a nuove forme di sperimentazioni e che getta solide basi per creazioni future potendo pensare che in fin dei conti Corinto non è poi così lontana.