Marco De Annuntiis – Jukebox all’idroscalo (Cinedelic Records)

Canzoni da Jukebox di un tempo passato che si attaccano inesorabili a questo presente con fare vintage e beat sbarazzino ad incorniciare una prova che porta con sé velata ironia, gusto per il demenziale e trasmissione alterna di contenuti ironici e indissolubile potenza comunicativa. Il disco di Marco De Annuntiis è un concentrato di vigore adulto pronto a prendere per il culo qualsivoglia forma di convenzione, senza stabilire confini, ma piuttosto perpetuando un desiderio recondito e celato nel sottobosco dei pensieri nell’ immaginare un mondo psichedelico ricco di rimandi ad un tempo che non c’è più e  insinuandosi lentamente come un tarlo alle prese con i rapporti di ogni giorno e con il citazionismo colto che dona a questa prova una ventata di freschezza nel panorama della musica d’autore italiana. Pezzi come Jukebox, Come De André, Conigli dappertutto, Borderline non passano di certo inosservati e permettono all’autore di creare un legame profondo con un qualcosa che non esiste in questo tempo, ma che si ritrova nelle dieci canzoni proposte grazie ad un gusto sempre attento per il particolare e per quelle parole bagnate dai fatti che caratterizzano il nostro vivere. 


Junkfood/Enrico Gabrielli – Italian Masters Morricone/Umiliani/Trovajoli (Cinedelic Records)

Omaggio raccolto in questo disco che è la summa dei tre incontri, dei tre volumi precedentemente registrati a omaggiare grandi della musica da film dei bei tempi andati: Morricone, Umiliani e Trovajoli per una proposta che trova nel coinvolgimento dei Junkfood e di Enrico Gabrielli un punto di incontro che sovrasta le mode attuali per dare forma e sostanza ad un’intersezione di bellezza stravolta che conferma, ancora una volta, la capacità estrinseca della band, coadiuvata in questo caso da un polistrumentista di rara classe, di dare vita ad un processo di destrutturazione della musica per rimescolare le carte in tavola costruendo architetture che aprono i pensieri a spazi infiniti in eterno divenire, il risultato è un disco concetto pieno di rimandi e sollecitudini, un disco che freme in modo anacronistico da quel Silenzio nel Caos, passando per le dichiarazioni di intenti mantenute in Per un pugno di dollari e via via ricucendo il filo del tempo con Umiliani e il suo Gassman Blues tratto da I soliti ignoti e la bellezza ritrovata di C’eravamo tanto amati di Scola per tracce che sovrastano per incisività e compiutezza assoluta, rispolverando la foto sul comodino dei ricordi con lucentezza e ammirazione, con dedizione e coraggio.

Duo Bucolico – Cosmicomio (LaFabbrica/Cinedelic Records)

Sfrontati e irriverenti, capaci di fondere i loro stili in un divenire musicale che abbraccia situazioni cantautorali in bilico tra Elio e le storie tese e Jannacci, in un delirio sognante e di certo non parsimonioso, che non si risparmia appunto nulla e rende ogni canzone unica nel suo genere, impacchettata a dovere, quasi fosse episodio a se stante in modo che ogni pezzo possa diventare singolo assoluto capace di auto alimentarsi.

Il duo bucolico non ha bisogno di molte presentazioni, li ritroviamo qui, con il loro sesto disco, a spruzzare di vitalità contagiosa canzoni che parlano dei nostri giorni, quasi in modo inverosimile, un buco nero che risucchia, ma che crea, in grado di stabilire intelligentemente un divario netto con la canzone d’autore italiana per come la conosciamo, tra non sense e poesia strampalata che racconta di paesaggi interstellari e personaggi alquanto inusuali che cercano, nel quotidiano, di fuggire da un realtà che forse non appartiene loro, in deliri comici e grotteschi a cui ci siamo abituati nel tempo.

Sono tracce che si auto completano, dieci pezzi che ci danno la possibilità di vedere un po’ di luce nei falsi sorrisi di ogni giorno dando importanza alla speranza e lasciando da parte, almeno per una volta, il grigiore del tempo che passa.