-LIBRI ILLUSTRATI- Manuel Marsol – Duello al sole (Orecchio Acerbo)

Titolo: Duello al sole

Autori: Manuel Marsol

Casa Editrice: Orecchio Acerbo

Caratteristiche: pagine 100, cm. 19 x 25

Prezzo: 17,50 €

ISBN: 9788832070279

Canicola persistente a rincorrere veloce i giorni che si sciolgono nell’attesa. Il tempo per un duello, la sabbia che scotta, vette torreggianti di pietra, terra infondo e un rosso accesso pastello a consolidare amori, fughe, ricerca e spasmodico bisogno di un sempiterno confronto. Un duello. Un indiano, un cowboy, rivali da sempre, amici nel bisogno. Pochi elementi a farla da padrone, immaginifica visione di un cinema che non esiste più, tra mirabili paesaggi a campo lungo alternato ad un primo piano che non delude.

Non stiamo parlando del film di Vidor o di qualsivoglia western di un tempo andato, ma dell’illustrato racconto di Manuel Marsol, artista spagnolo il quale, grazie a questa prova d’autore, ritrova il gusto per la scarna ambientazione a donare profondità ad un racconto meta cinematografico in grado di attraversare decadi di un passato straniero qui rivissuto a pieni polmoni nella contemplazione ammirevole di un duello a colpi di risate e sano intrattenimento.

Divertimento allo stato puro nel libro edito da Orecchio Acerbo. Nella semplicità del momento viene rappresentato una sorta di scontro/incontro che sfiora la classicità della nostra immaginazione con risvolti onirici, altamente comici. Sembra di vedere, a tratti, i personaggi di Panico al villaggio, film d’animazione belga/francese del 2009 diretto dalla coppia Aubier e Patar, qui rappresentati e contestualizzati nel loro vero mondo, un mondo in cui gli stessi protagonisti sono ridicolizzati di fronte al susseguirsi delle vicende, davanti all’ineluttabile destino che li attende.

Ampi paesaggi lasciano il posto a territori inesplorati. I colori la fanno da padrone. Sono caldi, avvolgenti, mescolano l’orizzonte lucente a quel sintomatico bisogno di ammantare. Azzurro meraviglia, giallo preponderante, rossi particolari e bianchi appariscenti come nuvole. Un meraviglia per gli occhi, un sorriso per il cuore.

Duello al sole è un illustrato immaginifico. Mescola momenti che rientrano all’interno della nostra immaginazione con un’evoluzione parsimoniosa di un genere che qui sfocia nell’assoluta interpretazione personale. Nell’assoluto bisogno di trasporre, il racconto si fa immediatezza, diventa narrazione a ricreare meraviglia. Attraverso territori sconfinati Manuel Marsol intrattiene il lettore. Lo fa con una formula adatta anche agli adulti. Lo fa lasciando al finale l’ultimo colpo in canna di una parodia sorprendente sia a livello grafico che di contenuto. Un cartonato d’autore di una bellezza mirabolante.

Per info e per acquistare il libro:

orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=catalogo&id=642

Opificio del dubbio – Epico (Autoproduzione)

Sperimentazioni sonore che toccano gli ellenici del passato in un vortice continuo frammentato da canzoni e poesie, tre a tre, un raccontare di un mondo svanito e della bellezza che questo raccoglieva in antichi splendori ormai perduti, alla ricerca di un legame profondo con la nostra cultura e la nostra capacità visionaria di proiettarci ancora, per un momento, a comprendere i sospiri degli occhi, vicini al cuore, in una terra che è  stata culla di civiltà e che continua ad esserlo oggi più che mai.

La band vicentina, Opificio del Dubbio, incarna la complessità con questa nuova prova intersecando strumenti inusuali, ma marchio di fabbrica del loro appeal, come il flauto traverso e il bouzouki, amalgamando testi ispirati con le basi ritmiche di basso, batteria e chitarra ricreando la continua ricerca sonora che li caratterizza da tempo e che soprattutto in questo disco si guadagna un posto nelle produzioni nostrane grazie ad uno stile deciso che conduce ad un’armonia di forma congeniale al loro modo di essere.

Mi hai dato le ali, Era troppo bello , Non ti voltare, Icaro, Narciso, Orfeo, Aria, Acqua, Terra: elementi vitali e indistinguibili, punto di ricerca per ciò che verrà e narrazione che assesta con supporti prog in divenire, costrutti epici e racconti mitologici di una terra lontana, ma ancora vicina, modernità quindi che si esprime in un post modernismo contemporaneo e di impatto; formula vincente per futuri di luce.

 

Duo Bucolico – Cosmicomio (LaFabbrica/Cinedelic Records)

Sfrontati e irriverenti, capaci di fondere i loro stili in un divenire musicale che abbraccia situazioni cantautorali in bilico tra Elio e le storie tese e Jannacci, in un delirio sognante e di certo non parsimonioso, che non si risparmia appunto nulla e rende ogni canzone unica nel suo genere, impacchettata a dovere, quasi fosse episodio a se stante in modo che ogni pezzo possa diventare singolo assoluto capace di auto alimentarsi.

Il duo bucolico non ha bisogno di molte presentazioni, li ritroviamo qui, con il loro sesto disco, a spruzzare di vitalità contagiosa canzoni che parlano dei nostri giorni, quasi in modo inverosimile, un buco nero che risucchia, ma che crea, in grado di stabilire intelligentemente un divario netto con la canzone d’autore italiana per come la conosciamo, tra non sense e poesia strampalata che racconta di paesaggi interstellari e personaggi alquanto inusuali che cercano, nel quotidiano, di fuggire da un realtà che forse non appartiene loro, in deliri comici e grotteschi a cui ci siamo abituati nel tempo.

Sono tracce che si auto completano, dieci pezzi che ci danno la possibilità di vedere un po’ di luce nei falsi sorrisi di ogni giorno dando importanza alla speranza e lasciando da parte, almeno per una volta, il grigiore del tempo che passa.

WorldService Project – For King & Country (RareNoise Records)

Per JazzWise questo disco è: “Come  assistere a Downton Abbey, ma governata da anarchici”, ovviamente non stiamo parlando di serie televisive, ma del nuovo album del pazzo scatenato Dave Morecroft che per l’occasione trasforma il jazz punk oltraggioso dei WSP in qualcosa di più complesso che abbraccia una tecnica ancora più arguta oserei definirla e sicuramente più intellettuale del solito, tra rimandi al rock progressivo, al rumorismo, fino a toccare quella psichedelia nervosa che si contraddistingue in pezzi come Fuming Duck o Go down  Ho’seas a reinterpretare la scena nel tentativo di dare un senso alla parola originalità che ai nostri giorni sembra mancare di quel concetto essenziale e vitale che la caratterizza.

Animali da palcoscenico i nostri non si stancano di perseguire un sogno, tra tour in Cina, Stati Uniti e continue presenze nei festival Europei di maggiore rilievo; uno stile musicale che cerca di essere inconfondibile, una prova che ha il sapore di nuovo, una prova affamata di verità, dove il non vero è bandito e dove per certi versi la purezza nelle intenzioni è il motore che trascina la scena.

ULI – Black and Green (WasabiProduzioni)

Il folk del futuro è qui, in questo disco, dove la contrapposizione tra il bianco ed il nero si trasforma in forme e tonalità di verde profondo che regalano all’ascoltatore incursioni letteralmente elettroniche e accennate in un contesto che sa di fanciullezza svanita e ambizioni importanti, chitarre acustiche inframmezzate da elettricità costante, mai banale, dove le strutturazioni sonore sono paesaggi per l’anima e dove l’ambientazione rende ricca l’idea di una vera ricerca verso nuove finalità; il mondo che non ti aspettavi è proprio qui dentro, dentro alla mente di questa giovane ragazza che riesce a combinare in modo sapiente il dream pop di band culto come Lali Puna per passare a Bat for Lashes e i primi album di Bjork, strizzando l’occhio al minimal folk americano e ad un contesto fertile di nuove espressioni che si evincono già nelle sofisticazioni della traccia d’apertura per arrivare a quella Hicks Y Z che è un finale, ma anche un inizio per ciò che di meglio ancora dovrà venire.

Un disco pop che va oltre il pop, in un susseguirsi fervido di immaginazione e colore, significati da smembrare e ricomporre, quasi fosse il puzzle della nostra esistenza.

Flat Bit – Imperfette Condizioni (Alka Record Label)

Siamo alla ricerca costante della nostra condizione perfetta, alla ricerca di un qualcosa che ci faccia stare bene, anche se alla perfezione bisogna sapere rinunciare, bisogna piuttosto cominciare a pensarla in modo diverso, uscire dagli schemi precostituiti e dare un senso più personale e profondo alla nostra esistenza; noi gettati in questa scatola che si chiama vita e pronti a rendere le nostre esistenze similari ad altre, solo per pigrizia ed inerzia.

I Flat Bit con questo disco ci insegnano a trasformare il nostro percorso, lo fanno con un piglio pop rock dal sapore dolce amaro, con testi taglienti ed ironici a tal punto da creare un tutt’uno con una musicalità che rinuncia in parte ai sintetizzatori di un tempo e creando con l’ascoltatore storie in cui quest’ultimo riesce a immedesimarsi, criticando l’idea collettiva di fotocopia perenne e raggiungendo apici  di sicuro effetto con il singolo 2000 mode.

Un disco da un lato sbarazzino, dall’altro pregno di significato, capace di muoverci dentro e consegnando sei tracce che spaziano in modo disinvolto tra synth pop e punk rock melodico per un concetto di libertà che parte principalmente ed essenzialmente da noi.

Ivan Battistella – News from the moon (Resisto)

Blues sporcato di rock per elucubrazioni sonore che vanno oltre l’Atlantico e abbracciano in primis una cultura, il luogo dove tutto è nato in un continuo approcciarsi alla musica come fonte prima di ispirazione e stile di vita, mescolando le carte in proprio possesso e trasformando le sette note in energia che si libra oltre le nostre convinzioni e fa spazio nel deserto che ci circonda.

Ivan Battistella è un bluesman graffiante per eccellenza in primis poi è anche uno che viene abbagliato dal classic rock per me o per il cosiddetto hard rock per i molti, di Aerosmith e Guns con toccate alla Rolling Stones e quell’amore profondo verso un genere che ha fatto la storia della musica, almeno per come la conosciamo.

Ripiegare alle cover band da stuzzichini non fa per Ivan e il nostro riesce nell’intento di dare vita ad un disco di inediti soppesato e ben riuscito dove la formula chimica, per il pieno raggiungimento degli obiettivi, è maturata nel corso del tempo.

Le notizie dalla luna parlano di un tentativo di rielaborazione del nostro esistere, quasi fosse una filosofia di vita su cui puntare, quasi fosse unica speranza per giorni migliori.

Marijuanal – StonedPunk (Autoproduzione)

Vengono da Rovigo sono i Marijunal e a loro non frega un cazzo del giudizio della gente, esprimono con vivace sofferenza un’espressione di colore che portano dentro, un modo per concedersi e gridare al mondo i propri intenti, senza mezzi termini e mezze misure, una vorace distesa di intenzioni capaci di fagocitare in un solo attimo ansie e paure per portarci lontano.

Fedeli alla linea del punk sbandierano erba già nel loro nome anche se il risultato è assai diverso da Green Day e robaccia commerciale di basso livello, qui ci si mette il cuore e a IndiePerCui piace quando una cosa è eccezionalmente vissuta e immagazzinata tanto da entrare nell’antro dei ricordi migliori, i nostri Marijuanal  salgono di diritto sul podio delle migliori proposte di punk non solo nazionale, a fianco di nomi come Pennywise, Rise Against e Poison the well trasformando il punk rock in voga negli anni ’90 in un punk quasi estremo che incrocia hardcore e crossover per dare vita ad uno stonedpunk d’annata che affonda le proprie radici negli anni’80, per questo genere, i miracolosi anni ’80.

Le canzoni si lasciano affondare veloci e immediate, stupenda No pussies in the skatepark che troviamo nella chart della famosa label Epitaph per passare all’intro meditato di Alone e via via Brothers per finire con Double Drop; tra queste alcune canzoni trasmesse da radio brasiliane, argentine, californiane.

Un disco schietto, diretto e senza mezze misure, una rapida occhiata verso il sole che sorgerà e l’esigenza di mettersi davanti ed affrontare con piglio opportuno una nuova giornata, per abbattere la noia, per sperare ancora.