Cannibali commestibili – Dio sta invecchiando male (Overdub Recordings)

Dio sta invecchiando male

Randellate di potenza sonora cosmica ad imbracciare l’arma per la fine del mondo in un vortice di incontrollato bisogno di restringere l’inutilità per dare sfogo siderale al nuovo che avanza. Ritornano i Cannibali commestibili con un disco che non si risparmia, ma che piuttosto trova in un mood diretto e senza peli sulla lingua la chiave di interpretazione di una realtà, a volte, troppo contorta per essere rappresentata. Un rock abrasivo che attinge qualche soluzione anarchico-punk pur restando per indole un album duro e capace di denunciare una società malata, un universo da cui trovare, giorno dopo giorno, le giuste distanze. Dio sta invecchiando male è una denuncia totale che si respira in tutte le sei tracce proposte. Da Scimmie fino a Il finale, passando per la title track, Cimice, Vodka economica, Ballerine splatter ad intavolare discorsi diretti per un suono che arriva dritto dritto in fondo al buio dentro di noi.


Cosmedia – Dal momento che (Overdub Recordings)

Rock tagliente ed abrasivo capace di introdurre elementi di post punk sporcato dagli anni novanta attraverso una contaminazione sincera che si incastra perfettamente come costruzione emozionale da cui attingere elementi in dissoluzione. Ascoltare i Cosmedia è un po’ come sentire le poesie di Federico Fiumani e dei Diaframma. Un canale di sfogo emotivo dove il non sentirsi parte diventa punto essenziale da cui partire per creare otto quadretti musicali omogenei e sospesi nel dare forma alle insicurezze della vita, a quel discostante bisogno di trovare una case nelle relazioni umane. Ecco allora che da Impossibile da amare si passa a In discoteca procedendo poi con le riuscite Marzo ed io, Jacopo, fino ad arrivare a quella Puzzle nel finale che sembra dare un senso reale all’intero disco creato. Dal momento che è un album intimo che suona come un grido nel panorama odierno della musica italiana. Un insieme di pezzi che profumano di passato pur mantenendo lo sguardo rivolto al futuro che verrà.


Mantra3 – Andata e ritorno (Autoproduzione)

album dei mantra 3

Album di debutto sostanziale e intriso di rock sporcato da una wave eclettica e misteriosa capace di condensare l’etere e trasformare la musica creata in qualcosa che arriva dritto dritto nelle parti più nascoste del nostro interno. Citazioni cinematografiche imbrigliano i ricordi e il tutto suona come colonna sonora da cult film anni ’90 in una prosecuzione naturale di uno stile che ha fatto la fortuna della musica per come la conosciamo. I Mantra3 contaminano i suoni e riescono ad ottenere spunti preziosi per dare alla luce un album mai scontato. Un andata e ritorno compressa e matura. Dalla title track fino alla chiusura affidata a Lo shock i nostri costruiscono una ragnatela fatta di trame intrecciate dove i vissuti si intersecano e dove ogni elemento sembra convergere all’interno di un tutto degno di essere menzionato.


Japaneseghostarmy – Abbey pazienza (Soundinside Records)

Abbey Pazienza | Japaneseghostarmy

Crocevia di suoni distorti che alternano potenza a ritmi più condensati ad intraprendere la strada della sperimentazione nelle difficoltà di questi nostri tempi. Il disco dei Japaneseghostarmy suona fuori da ogni schema. Si sorvola il cantautorato incapsulando la poesia viscerale all’interno di scatole rock alternative pregne di bisogno di comunicare sottolineando una sorta di appartenenza che va oltre il già sentito. A tratti sembra di sentire i RATM che dialogano con una musica più autorale, nevrosi sparse incollate e sedimentate grazie ad una Abbey pazienza che assomiglia ad un mantra, una risposta chiara ad un progetto in divenire. Ecco allora che le sette tracce a comporre l’album, stampato anche su una musicassetta dal sapore d’altri tempi, è un miscuglio eterogeneo di grande capacità e inventiva, da Minuetto fino a Ora! passando per Battisti, Lavatrici, Idea, i nostri riescono, con facilità e sul filo dell’ironia, a creare qualcosa di originale che sa osare.


Bellujno – Bellujno (Viceversa Records)

Bellujno - Bellujno

Disorientante, a tratti industrial, a tratti dark, a tratti folk, il disco di Bellujno prodotto da Cesare Basile è uno sperimentare continuo con i suoni, manipolando l’indefinito e cercando di costruire architetture sotterranee mescolate al fango della quotidianità. L’imprevedibile gusto western cinematografico si sposa con i contenuti futuristici del nostro vivere creando contrapposizioni raffinate e sospese, necessarie a dare un nome e un senso alla poetica da strada descritta. Si alternano luce e oscurità, buio che avanza e voci che provengono dagli antri più reconditi della nostra coscienza. Bellujno è un ricercatore di questo nostro tempo infame. Da Protobeginning alla title track si sospendono i sogni per dar vita agli incubi migliori regalando all’ascoltatore un viaggio emozionale fatto di lande deserte, meraviglie indefinite, mete da raggiungere ed elementi ben amalgamati a ricoprire di tappeti sonori il nostro bisogno di comunicare.


Complesso Vince e i Ruvidi – Casadei secondo Vince (Casadei Sonora)

Rivisitazione in chiave blues zingaresca dei grandi successi del Re del folk romagnolo adornati per l’occasione con nuovi abiti e pronti per essere gustati sotto una  nuova luce. Il complesso Vince e i Ruvidi, capitanato dal grande Enzo Vince Vallicelli, batterista di indiscussa bravura, riesce ad attraversare gli anni, incapsulando, all’interno di magnetiche interpretazioni, decenni di musica passata, in un dischetto davvero sorprendente dove tradizione e contemporaneità si incrociano nel creare una sorta di magia. Ecco allora che le canzoni vengono snocciolate con grande maestria intersecando confini certi con sperimentazione spaziando e muovendosi all’interno di scatole mai ermetiche, ma cariche di significati. Nostalgia, malinconia, gioia, amore e dolore. Un omaggio sentito che non sente il peso del tempo, un album che vive di alchimia e passione, a rincorrere, in modo leggero, le trasformazioni di un universo che vive ancora.


The memory of snow – Home is where the heart aches (Alka Record Label)

THE MEMORY OF SNOW: “HOME IS WHERE THE HEART ACHES”, UN'ARMONIOSA ODISSEA  ELETTRONICA – THE MUSICWAY MAGAZINE

Viaggio sonoro incapsulato all’interno di cellule primordiali dove musica elettronica e new wave si sposano per dare alla luce un disco prezioso, inglobante luce, un suono d’oltremanica capace di affrontare le tempeste di questi giorni. The memory of snow, all’anagrafe Albin Wagener, artista sperimentale francese, riesce a creare una tavolozza di chiaro scuri esistenziali che attraversano la coscienza, incastrando, in un puzzle emotivo, tutta la propria capacità di dare un senso alla bellezza circostante. Ci sono canzoni importanti in questo album come il singolo No safe place, ma anche brani come Simple song, Drug, Miami, le bonus track Core, Man per un risultato d’insieme che trova nell’esigenza di parlare al cuore dell’ascoltatore un punto essenziale che diviene senso primario da scoprire ascolto dopo ascolto. Home is where the heart aches è un album complesso che si rifà ai grandi degli anni ’80 come i Tears for fears, i primi Depeche Mode ad agglomerare, nel complesso labirinto della mente, elucubrazioni sonore particolari e ricercate.


Mater – Vear (Resisto)

Pop rock inabissato nella Terra d’Albione e capace di strizzare l’occhio oltreoceano. Un suono capace di inglobare i fasti del passato trasformandoli in qualcosa di personale che parte dall’anima e riesce ad incentrare una poetica di stampo anglofono di sicuro impatto e mai così prevedibile. Il nuovo dei Mater, Vear, è un EP di quattro pezzi che diventa una rappresentazione simultanea capace di mettere in scena le capacità intrinseche di una band rock alle prese con i sentimenti profondi e gli ostacoli della vita che inevitabilmente bisognerà affrontare. Mater è un album mai definito, non è omogeneo, ma trova nell’eterogeneità sospinta un punto di forza per creare un qualcosa di personale e riuscito. I Mater, con questa prova, riescono ad entrare negli abissi della vita grazie ad un suono potente, a tratti deflagrante. Un disco dove energia e coraggio sembrano facce della stessa medaglia.


 

NU-SHU – Dox (Discographia Clandestina)

Dox - NU SHU | Foxy Lady Ascolta

Secondo disco per i leccesi NU-SHU, duo composito formato dall’instancabile Carmine Tundo e da Giuseppe Paskone Calabrese, un album caratterizzato da suoni distorti, potenti e deflagranti, fuori da qualsiasi schema incasellato e capaci di donare una botta viscerale da far tremare qualsiasi palco della penisola. Il sound di questo formidabile gruppo raccoglie la polvere di band industrial come i Nine Inch Nails per condensarla poi in un egregio quadro d’insieme capace di abbracciare il low-fi e nel contempo una sorta di luce mai evanescente, ma piuttosto ancorata ad una realtà da raccontare. Dox è sovrapposizione continua di suoni e rumori, di voci, di cantato e di gridato, una commistione che parte dal profondo per poi liberarsi nell’etere circostante attraverso un canale interpretativo esaltante. Da Vangelia fino a Eco di Liebel passando per Glena, Scura, If, i nostri riescono ad incamerare energia sempre nuova da poter donare al nuovo che avanza, al nuovo che verrà.


Sebastiano Lillo – Loving duende (Trulletto Records)

Loving Duende | Sebastiano Lillo | Trulletto Records

Fantasmi abbandonati allo scorrere dei giorni diventano punto di rottura sostanziale con il passato per divenire un qualcosa di malleabile e duraturo, capace di scrutare all’interno dell’animo umano perpetuando l’idea che tutto ciò che viene costruito ha bisogno di essere ricordato. Il disco di Sebastiano Lillo profuma di blues, ma nel contempo odora di musica afro ricordando le sperimentazioni degli I hate my village, ma proiettando le atmosfere ricreate in una quotidianità da cui uscire per costruire interpretazioni sonore che vanno aldilà di ciò che definiamo musica. Loving duende è un affresco esistenziale e multisfaccettato di un momento. Una continua ricerca che ingloba le elucubrazioni dei Dead cat in a bag, di Stella Burns per un insieme di pezzi che ricoprono elaborate visioni di ciò che sarà. Loving duende è un disco che non si accontenta, una smisurata attenzione ai dettagli, poi, riesce a disegnare un quadro d’insieme elettrizzante e nel contempo meditativo per un album che colpisce al primo ascolto.