Humanoira – Fedeli alla linea (Seahorse/Audioglobe)

Dopo sette anni dal loro ultimo lavoro ritornano di gran carriera gli Humanoira con un disco arguto e di denuncia, capace di spiazzare sin dalla lettura dei soli testi, che attraverso giochi di parole ci fanno capire come la società di questi tempi sia cambiata, valorizzando maggiormente aspetti che fino a qualche decennio fa erano semplicemente futili e poco considerati.

Fedeli alla linea ricorda i CCCP, ma qui si parla di linea della pancia, passiamo all’apertura in follia registrata con Offerta Wanna Mare per proseguire con deliranti Acari Cari, E allora senti cosa Fo’ e a seguire Il re fasullo per poi imbatterci in altre sgangheratezze soniche che si completano con Punto Vita.

Ci sono un sacco di argomenti e un sacco di spunti in questo disco, c’è il desiderio di fuggire e il desiderio di cambiare la nostra Italia, il bisogno essenziale di cercare qualcosa di diverso dentro a tutta questa opulenza, dentro a tutta questa falsità e il tentativo musicale di unire stili diversi in momenti di psichedelia lisergica che abbraccia l’elettronica e la sperimentazione; un album da assaporare in piccole dosi, per capirlo profondamente, perché qui c’è del materiale che scotta e di sicuro valore.

Shed of Noiz – Re: Son (Autoproduzione)

Entrata trionfale per i Shed of Noiz che con questo album mettono una firma tangibile sulla lastra di granito della musica stoner/hard rock/progressive in Italia.

I 4 completano 592179_149987108493172_1238098065_nun ricco quadro che lungo le 8 tracce meraviglia i palati più raffinati con parti strumentali risultanti mai ovvie, richiamando costantemente la  linea guida dell’intero lavoro,  fatta di terreni aridi dove far crescere piccoli fiori .

Dopo 2 ep e numerose attività dal vivo, con apparizione nel live livornese dei Ministri, Luca Bicchielli alla voce, Dario Sardi alla chitarra, Giulio Panieri al basso e Mattia Salvadori batteria maturano una coscienza che si fa strada,  rispetto ai precedenti esordi, con un cantato italiano  e con una vena poetica marcata dal sapore leggermente retrò.

Nel  loro bellissimo lavoro possiamo ascoltare  A Perfect Circle che osservano da lontano QOTSA e Tool dietro nuvole di vapore sulfureo.

Grandine, dico io, penetrante che scalfisce, come le chitarre distorte in power chord, affilate da una sezione ritmica da brividi, capace di consegnare la giusta emozione nel giusto momento.

I 4 livornesi in questo lavoro abbracciano la coralità, l’uso di più voci a sottolineare e a dare un senso alla loro idea di musica.

“Re: Son” è degna delle migliori entrate da film, poliedrica poi la sensuale “Innoqui”, pezzo da “Requiem” di Verdeniana memoria lo ascoltiamo in “Immutevole” capitanato dalla seguace e dolce “Corri Dora”.

Martellante “Psico Area” contorniata da impulsi beat che fraseggia con “Aurora” scritta da Luca Bicchielli che ci concede attimi di follia per annunciare la canzone più riuscita del disco “Senza peso” un cantato sussurrato dove le voci si amalgamano  in un’unica poesia.

Nel finale chiude bene l’iraconda “Infetto”.

Crescendo si matura e in questo caso il suono si fa energia e melodia, un connubio perfetto per questi giovani cha hanno saputo miscelare il cantato in italiano e cristallino con il gusto stoner-oltreoceanico, creando un piccolo gioiello di rara intensità.