Elefanti – Noi siamo elefanti (Autoproduzione)

Esplosioni sonore che si dipanano e si auto costruiscono attimi lisergici profondi attraverso un garage rock compresso e nel contempo dilatato grazie ad un combo capace di vibranti prospettive e attese che esplodono proporzionalmente al valore delle canzoni che ci troviamo ad ascoltare, quasi fosse un diretto continuo di Il suicidio del samurai dei Verdena, tante sono le parti in causa che creano unione d’intenti, tante sono le passioni rigettate al suolo in questo disco di puro delirio da stanzetta dei giocattoli pronta ad esplodere in bisogni dichiarati fin dalle prime battute: non avrai il mio avorio cantano gli Elefanti, non sarai completamente mio per un atto di sfida al mondo della musica usa e getta, preservando la bellezza insita in queste genuine produzioni e per l’occasione costruita ad arte  in simbiosi con le canzoni che scorrono grazie ad un disco di rock e sudore che incontra le passioni dei nostri sfidando un agglomerato di stimoli circolari, contro ogni qualsivoglia forma di mercificazione.

Laika Vendetta / Elefanti in fuga (Rossocorvo)

laika 2 coverPassi pesanti nella nebbia, un enorme massa muscolare grigia si sposta per travolgere tutto al proprio passaggio, senza lasciare traccia di cos’è stato, di cosa si è costruito nel corso del tempo, tra sacrifici e sorrisi, tra inquietudini e paure, tra amarezza e speranza.

La band di Teramo, al loro nuovo disco, racchiude, lungo le dieci tracce, le prospettive di una vita migliore gridata fino a rompere le rocce di un’esistenza costipata ai margini delle tensioni quotidiane; un concentrato di chitarre dal sottosuolo per un cantato che non delude, ma che riesce ad arrivare a colpire il bersaglio con una certa facilità, portando con sè testi di protesta, di amore, di sogni migliori.

Verso mete lontane vagano i cinque, che si spogliano della loro inquietudine per ripredersi un triste ricordo di una fotografia sbiadita per trasformarlo in idea luminosa e tutto questo è il riassunto del disco che si  fa portavoce nella bellissima e commovente title track che in crescendo di violino finisce per armonizzare e colorare anche i vetri più oscuri.

Un disco dolce amaro, che ci farà compagnia per interi mesi, grazie all’accoppiata vincente rabbia-malinconia che non ha mai smesso di pulsare nei nostri cuori.