Cumino – Godspeed (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: nuvola, montagna, cielo e spazio all'aperto

Viaggi essenziali in ambienti solitari dove l’occasione per ritornare e incontrare un mondo in decomposizione si perde con l’onirico vagare elettronico di un duo composito per eccellenza capace di scrutare l’animo umano, integrare sogni, ambientazioni, emozioni che scatenano e si dipanano lungo l’intero ascolto di questo trattato atmosferico. La musica dei Cumino sembra immediata, ma così non è. I suoni prodotti da Luca Vicenzi e Davide Cappelletti si rifanno alla folktronica di Fout Tet e amplificano le vedute con imprese che dondolano attraverso una coperta calda e ammaliante, un qualcosa che scalda e che ti rapisce fino alla successiva canzone, fino all’ennesimo pezzo d’atmosfera. Godspeed è un album multistrato ingigantito a dismisura dalla bravura dei due musicisti, un disco che racchiude al proprio interno undici tracce tra divagazioni ed elucubrazioni easy listening ed un qualcosa che si conficca nella carne e non riesce più a svanire, almeno per ora.

Cumino – Pockets (Autoproduzione)

La colonna sonora che non ti aspettavi, questi sono i Cumino, duo sperimentale composto da Luca Vicenzi alle chitarre e agli effetti e Hellzapop, pseudonimo di Davide Cappelletti alla programmazione a ai synth.

Nove canzoni di una capacità introspettiva elevata, abbracciando Gatto ciliegia contro il grande freddo e preparandoci, musicando, la nostra vita, in modo delicato, disinvolto e sensuale, una padronanza di concetti che va ben oltre la pura commistione di idee, ma che si intensifica nelle sovrapposizione sonora, nei cambiamenti d’aspetto, nel fattore scoperta dell’inesplorato, nell’attesa prima di apparire in scena.

Capaci di esaltare emozioni e suscitare sentimenti contrastanti i Cumino si trovano un posto nel panorama della musica elettronica, strumentale e sperimentale, parlando di loro, del loro modo di vivere, una musica che non ha bisogno di parole, ma che ti porta a “rimanere un po’ confusi” sapendo che è l’unica cosa che potrà salvarci.

Ecco allora la confusione, che non è caos, ma è quel sano essere che ci fa sentire vivi più che mai e che ci fa assomigliare a quel qualcosa che abbiamo sempre sperato: noi stessi.