Limbrunire – La spensieratezza (A Buzz Supreme)

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Introspettive soluzioni d’insieme che attingono dalla realtà moderna i beat compositi per ricreare con sostanziale bisogno un senso di incedere frenetico e scomposto pronto a colpire le assi meridiane di questa e altre vite. La spensieratezza è un affresco lucido e solido fatto di sintetizzatori da vecchia scuola capaci di incanalare un desiderio, un sogno che si fa racconto costruendo architetture snodabili che richiamano il Gazzè elettronico o il Battiato della prima ora in un sperimentale pop atmosferico che proprio nei vizi e nelle necessità di ogni giorno trova il proprio canale comunicativo. Le canzoni si sciolgono come ghiaccio al sole e costituiscono un forte apporto sintetico per esprimere un ritorno ad una musica semplice, ma dal forte impatto emozionale. Ci divertiremo, con la reprise finale, racchiude forse il senso intero costante e continuo di un disco che trova amplificazioni in pezzi che si fanno restauro,  che si nascondono dietro l’angolo della vita attraverso una leggerezza, un sospiro, un traguardo raggiunto che non indugia, ma piuttosto si stabilisce laddove nessuno può arrivare. 


Monica P – Rosso che non vedi (A Buzz Supreme)

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E’ una questione di connubio con il mondo che ci gira attorno, è una questione di approcci sinceri, di vita vissuta e di intenzioni a proclamare senza fine il proprio credo, il proprio senso di appartenenza e costanza ad un mondo in evoluzione, è il raccontarsi intimo di un diario vitale che consegna a noi ascoltatori interventi di bellezza sfumata rock strutturata e composta, mai banale e capace di affondare le proprie radici in un cantautorato importante e personale. Il nuovo di Monica P è un album legato al filo rosso della vita, numerosi gli interventi colorati che acquisiscono importanza attraverso sfondi sfumati acquarello che diventano tempere mordaci, colori che ricoprono la nostra vita e parlano da vicino del nostro essere, di come ci sentiamo e di tutto ciò che in qualche modo vorremo diventare. Rosso che non vedi è prima di tutto un album interiore, un disco davvero composito che non rifiuta l’elettronica, ma che trova nella classicità della proposta e nella voce personalissima della nostra un proprio punto di fuga. 


Alessio Lega – Marenero (Autoproduzione)

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Il nuovo disco di Alessio Lega è un disco che trasuda storie e intenzioni, capacità analitica e spirito d’avventura che si può sentire e percepire lungo questo bellissimo spaccato umano raccolto per l’occasione per rendere omaggio a quel viaggio chiamato vita che ci tocca da vicino proprio attraverso una quotidianità che fa storia. Una storia per i semplici, una storia popolare, una storia per tutti coloro che si sentono emarginati e soli, racconti di vita quindi che aiutano a riflettere sull’importanza della vita stessa in un incedere che racconta di personaggi grotteschi, di freaks, di pure e semplici persone che magari non hanno avuto la fortuna propriamente dalla loro parte. Il disco di Alessio Lega è un disco sociale che tratta con raffinatezza e con ottimi arrangiamenti da classico chansonnier argomenti scomodi, lasciati in un angolo. Dentro alle tredici canzoni che lo compongono ci troviamo le melodie di un De Andrè o di un Pierangelo Bertoli ad infarcire filastrocche dai contenuti contagiosi, reali e tangibili, sembra quasi di tuffarsi in un passato vicinissimo a noi tanta è l’attualità che si respira in pezzi come Stazione centrale, l’interpretazione di Fiore di Gaza di Paolo Pietrangeli, Mare Nero o Petizione per l’affidamento dei figli delle coppie omosessuali. Testi questi per un album di canzoni vere che riescono, con la vivacità della musica d’insieme, ad entrare dentro di noi e a scavare nel profondo per renderci forse anche solo un po’ migliori.

Massimiliano Larocca canta Dino Campana – Un mistero di sogni avverati (ABuzzSupreme)

Massimiliano Larocca affonda le proprie radici letterarie concatenando il suo stile da cantautore profondo e impegnato con le vicissitudini della vita al limite del poeta italiano, mai totalmente emerso, Dino Campana, per un disco appassionato, vivo e sincero, che prende i testi più conosciuti di Canti orfici e altre poesie e li sperimenta sotto forma di canzone cantautorale, impreziosendo le dinamiche e valorizzando quella capacità primaria del toscano, già fattosi notare soprattutto con l’album del 2014 Qualcuno stanotte, di sintetizzare con savoir faire impegnato un pensiero che scava nel profondo della terra e abbaglia di luce misteriosa una condizione umana di difficile interpretazione; lo fa tuffandosi nella difficoltà dell’impresa di trasportare poesia in canzone e strizzando l’occhio a mostri sacri del tempo passato, rovistando tra le introspezioni musicali di Fabrizio De André e creando un seguito di illustri artisti a condividere forme e pensiero, valore della proposta e soprattutto irripetibilità della stessa, da Nada a Riccardo Tesi passando per I Sacri cuori, Cesare Basile e Hugo Race, artisti accomunati dal voler trasmettere all’ascoltatore un pezzo di cielo da condividere, lassù oltre le stelle, attraverso quel prosimetro di abbandono e solitudine il nostro Massimiliano crea la materia per i nostri sogni, raccontando attraverso le sofferenze di Campana, un mondo fatto di simboli e paure, le nostre forse, che sperimentiamo ogni giorno attraverso un’emarginazione sempre più in vista, anche se più subdola e sottile di prima, una trasposizione quindi ben ragionata che ha il pregio, non banale, di penetrare i cuori e fare in modo che i nostri occhi possano vedere i colori della vita in un altro modo.

Vale & The Varlet – Believer (A Buzz Supreme)

Suoni insonni dalla cameretta, trasformati per l’occasione da boleri affascinanti e incursioni classicheggianti a citare aforismi e parole prese in prestito dalla discografia storica mondiale per dare vita ad un disco a tratti cupo e oscuro, vibrante di quella capacità che solo l’incontro può sperimentare e socchiudere, attendere e sperare, elargire da un pianoforte il suono del futuro che verrà, tra sperimentazione e disincanto.

Il primo disco di Valentina Paggio e Valeria Sturba in arte Vale & The Varlet è una ricca composizione di suoni lunari che non ammiccano alla canzoncina pop, ma si stringono nell’attimo per concedere il volo sperato, dalle porte di una camera fanciullesca fino ai confini del centro della terra; i martelli e i giocattoli non sono mai stati così vicini.

Presenza e partecipazione anche dell’istrionico Vincenzo Vasi e Luca Savorani, che intensificano i rapporti e creano una sorta di moto perpetuo alle canzoni che già di per sé hanno una propria vita, un cammino penetrante da seguire e costeggiare, su cui credere e su cui sperare.

Un disco imprevedibile, che ad ogni ascolto si cala sul palco della vita e da una visione del tutto soggettiva e surreale del contesto in cui ci troviamo, una musica che va oltre il concetto spaziale e si concentra, in modo prodigioso, sulle immagini del nostro tempo.