Cornea – Apart (Jetglow Recordings)

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Oltrepassare confini metafisici attraverso delay che si spargono nell’etere e fanno dell’attesa costante un punto di non ritorno. Nero mescolato all’azzurro accecante. Sembra quasi di vedere una luce laggiù in fondo, prima di ritrovare la polvere poderosa pronta ad innalzarsi come materia in costante divenire. Abbracci nucleari. Elettricità sospesa per tanto appeal emozionale che apre a divagazioni sulfuree. Un post rock magistralmente suonato. Un post rock d’oltranza che ricorda i fasti di band come God is an astronaut, Explosions in the sky, Mogwai solo per citarne alcune. Pezzi che non sono canzoni, ma sono parti interiori di un tutt’uno pronto ad uscire quando meno te lo aspetti. I Cornea, power trio padovano, è un concentrato granitico di potenza e melodia. Un contrappeso elegante che non si nasconde dietro alle apparenze, ma è pronto a regalarci un vinile dove la qualità sonora si sposa con la qualità compositiva. Sei pezzi che sono lunghe cavalcate incontrovertibili dal sapore dolce amaro dove quiete e moto ondoso sono gli ingredienti necessari per una formula davvero esaltante.


La ragazza dello Sputnik – Kiku (Osteria Futurista/Murato Records/Costello’s)

album Kiku La ragazza dello Sputnik

Melodie accattivanti, concentriche e in loop costante sostenute da un’idea, da un concetto che guarda alla rinascita interiore attraverso un punto di contatto con quello che ci portiamo dentro. Elettronica, indie, prospettive passate, prospettive future, il tutto condensato da un’importante produzione e una solida impalcatura dove l’indipendente italiano modaiolo incontra un necessario risvolto personale grazie alle capacità intrinseche di una cantautrice che riesce a scavare nelle parti più oscure della propria anima. La ragazza dello Sputnik ci regala sette pezzi che sono piccole poesie metropolitane che guardano alla quotidianità con desiderio sincero di comprendere i meccanismi che la regolano. Kiku, in giapponese crisantemo, si fa concentrato emozionale di ricerca stilistica che diventa tangibile in pezzi come In riva al male, Psicofarmaci, Mantide, 27, per un suono che si apre costantemente verso nuovi orizzonti. Bella l’idea di allegare un foglio di carta che racchiude tra la grammatura, all’interno della trama, dei semi da piantare. Un ulteriore simbolo di nuova vita. Un viaggio che ricomincia da qui.


Mattatoio5 – Escapes (Autoproduzione)

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Atmosfere catartiche ed elettroniche per un senso compositivo che va oltre l’orizzonte e mira a convogliare energia e sudore all’interno di canzoni che sono un incedere portante e aperto ad introspezioni che appartengono al mondo crepuscolare. Mattatoio5, indie rock band dalla provincia di Padova, affascinana per costrutti ricreati ad arte e riesce con un disco davvero convincente a dar vita ad un ponte che collega passato e futuro. Gli anni ottanta negli anni zero. Una sonda spaziale che entra in un buco nero e costringe l’ascoltatore a carpire i segreti di un album arcano, ricco di atmosfera e per certi versi del tutto personale. Ispirato da sedici incisioni realizzate da Giovanni Battista Piranesi a metà settecento l’album dei nostri è una fuga dalla realtà. Una fuga calcolata e mai banale che cerca di eviscerare costrutti sopraffini grazie ad una poetica ermetica e monocromatica. Escapes è un disco in bianco e nero. Tanta raffinatezza e bisogno di appartenenza. Un album cesellato a dovere che colpisce al primo ascolto.