Senhal – Parapendio (Dischi Mancini)

Disco di pop raffinato e contorto, calibrato a dovere ed esigente nei confronti di una scena ormai piatta, un album che è una ventata di vera freschezza tra le produzioni odierne intascando l’esigenza di raccontare e raccontarsi grazie a poesie che si fanno quotidianità sospinta verso l’alto e pronta a planare toccando prati, fiori e la vita stessa, il mondo visto dall’alto e noi consapevoli spettatori siamo li per raccontarlo, per farlo nostro, per ricreare dentro di noi l’esigenza di ritornare come eravamo, dinamici e all’interno di un tutto che ci vede molte volte i veri protagonisti della nostra vita.

Paesaggi crepuscolari che disegnano l’ampiezza e noi cullati dall’aria che ci accompagna pian piano nell’entroterra di canzoni come la title track o Panoramica a riaffermare un concetto che si esprime notevolmente soprattutto nel finale con Fiori e Bianco, per un disco che vede crescere notevolmente una band in continuo divenire e una copertina leggera e significativa come lo è la disegnatrice veneta Marina Marcolin: un tuffo nel vuoto tra i sogni del domani che deve arrivare.

Senhal – Bianco/Panoramica (Autoproduzione)

Un cantautorato d’altri tempi che si esprime quasi con grazia sopraffina come fosse una donna a piedi nudi sull’erba che danza fino allo sfinimento, tra leggiadre farfalle amichevoli e piccoli insetti che solleticano e salgono pian piano fino a comprimere il tutto in una poesia tascabile fatta di piccoli racconti post prog che per assonanza si rifanno facilmente alla musica targata ’70 italiana, il post figli dei fiori, in video in bianco e nero e purezza sostenuta non conclamata ma che strizza l’occhio in modo convincente fino all’altra parte dell’oceano.

Due canzoni completamente diverse tra loro, Bianco e Panoramica, ma che entrambe si domandano e si interrogano su temi esistenziali guidati da caparbietà e gioco di spirito, Bianco è il precoce invecchiare dell’anima rispetto al corpo, quando uno muore dentro e il mondo che gira attorno è solo sfocato contorno, Panoramica è il vedere da un punto di vista differente gli occhi degli altri, le città degli altri, le strade degli altri, che possono essere anche nostre solo se non perdiamo di vista il nostro vivere ed è ecco allora che il gioco riparte con Bianco e con l’esigenza fatta ricerca.

Un disco suonato e pieno di spessore, capace di andare fuori dagli schemi pur rimanendo in un’ottica di musicalità percepita che va oltre il vissuto, che va oltre la concentrazione per lasciarsi andare in un respiro profondo.

Senhal – Bang (Autoproduzione)

Mescolando Zen Circus, Le vibrazioni e i Negramaro ne esce un buon prodotto di partenza per sconfiggere il tempo e tutto ciò che gira intorno al nostro pianeta, fatto non solo di materia celeste, ma anche di sentimenti e realtà tangibili da vivere giorno dopo giorno.

I giovani Senhal confezionano questo loro Ep in modo diretto e sincero, c’è della buona musica e ci sono un sacco di buone idee a partire dai testi che tante volte trascendono la realtà per arrivare a profondità che solo l’inconscio può capire.

C’è un occhio strizzato all’indie rock d’oltremanica e al futuro che attende sogni di vita pop.

Canzoni che esplorano territori inesplorati, una teoria del caos che risucchia il tutto all’interno di un buco nero, ennesimo esempio di una forza che non ha confini, ma che si accinge ad essere futuro partendo dal passato.

Il passato per i nostri è chiaro e altamente coinvolgente, i maestri ci sono e lo stile sicuro garantisce ottimi risultati, nell’attesa che si possa apprezzare un album intero ci perdiamo tra galassie e asteroidi ancora da scoprire.