Alessandro Pacini – Pausa siderale (Seahorse Recordings)

Pausa siderale", il secondo album del cantautore pugliese Alessandro Pacini  - Lost In Groove

Uno scavare nei sentimenti umani che ricorda le elucubrazioni di Thom Yorke incrociato all’italianità di Pieralberto Valli, Alberto Nemo, Alessandro Grazian per un disco che ingloba a fondo scarnificando l’inutilità e ritrovando una sorta di pace terrena che addomestica e guarda al futuro. Il disco di Alessandro Pacini è un concentrato emozionale di acquerelli sulfurei bagnati di pioggia. Una sorta di emblema musicale che porta con sé il sapore delle cose autentiche guadagnandosi una posizione di prestigio tra le ultime uscite discografiche di questo nostro tempo. Pausa siderale forse è una sensazione di vivere rivolta all’interiorità umana. Un bisogno dichiarato di concedere spazio e tempo a ciò che vorremmo essere realmente. Il confine, Respiri piano, La grande roccia, Silenzi assordanti, la stessa title track nel finale sono elementi che vanno a confluire nella formazione di un animo sensibile e attento ai cambiamenti per un disco di una bellezza più unica che rara.


Frank Bramato – Non essere (Seahorse Recordings)

FRANK BRAMATO - Non essere - Radiocoop

Non ci sono schemi precisi da seguire, solo una sorta di obiettivo profondo nell’interiorizzare momenti introspettivi con un qualcosa di gridato al mondo intero e ricreato a materia viva pronta a mutare con il corso del tempo. Il disco di debutto di Frank Bramato, artista salentino, è un pugno allo stomaco controcorrente che si fa materia portante nel ricreare compartimenti eterogenei e anfratti sostanziali da cui partire per dare voce ad elementi compositi che smembrano la forma canzone compiendo e interiorizzando una sorta di quadro astratto in costante movimento. In questo Non essere otto canzoni entrano, escono e ancora rientrano nelle orecchie dell’ascoltatore. Da Pazienza essenza fino all’omaggio A Demetrio passando per Ansia (solo una crisi), Frank Zappa è morto per niente, Un viaggio è lungo un viaggio il nostro crea dal nulla visioni futuristiche in continuo fermento, visioni che stupiscono seminando terreno fertile.


Spiryt – Spiryt (Seahorse Recordings)

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Gotici anfratti malcelati e pronti a venire alla luce grazie a suoni interessanti che ricoprono una vastità di colori capaci di penetrare mente e carne metabolizzando l’incomparabile e stabilendo linee di demarcazione non sempre precise, ma piuttosto aperte al nuovo giorno che verrà. Spiryt è il progetto monumentale di Jean-Luc Courchet musicista proveniente dal sud della Francia e in grado di elaborare strutture complesse in architetture in divenire che ricordano Dead can dance, Goblin, Portishead, Peter Gabriel, Cocteau twins. Il disco omonimo è un insieme potente di suoni che pian piano si aprono ad una musica dal sapore mistico ed ermetico, suoni siderali che incalzano aperture a esoterismi e nebbie d’Avalon lasciano il posto a momenti più cadenzati e di fusione per un album davvero complesso e di notevole presa nel suo complesso. Una colonna sonora quindi, musica da film, musica di vita, un horror darkeggiante dalla bellezza luminosa. 


Profusione – Metabolizzare (Seahorse Recordings)

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Coscienza incontrollata, velocità scandita da una batteria fragorosa e da chitarre che non sono da meno per un EP fulmineo d’assalto che non concede attimi di tregua, ma piuttosto esplora a profusione attimi scanditi da un’energia fuori dal comune che costringe l’ascoltatore ad ancorare un rock d’oltreoceano a qualcosa di più nostrano, di più vicino a noi, ingabbiando appeal e facile presa. Metabolizzare è potenza fuori controllo, dove la necessità e l’urgenza sono armi indispensabili per una rapida presa, una rapida essenzialità che si dimena tra un alternative e un rock’n’roll d’annata, ma giustamente collocato nell’era contemporanea. Nervosi quanto basta i Profusione ci regalano un album che scorre alla velocità della luce lasciando nell’etere vivacità e rumori davvero invidiabili. 


Baobab Romeo – Hum (Seahorse Recordings)

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Stratosfere marine intrecciano discostanti bolle impronunciabili d’aria dove la rarefazione oceanica trova un posto per un incommensurabile disegno che si sposta di genere in genere creando atmosfere di difficile replicazione. Il disco di Baobab Romeo è un viaggio interiore tra fiori che non esistono e disegni inesplicabili ricchi di pathos incontrollabile ed elettronica pronta a stupire ascolto dopo ascolto. Le memorie vengono a galla e le canzoni proposte hanno il giusto piglio internazionale per essere sfoggiate con fare eclettico e trasognante dove gli incubi si trasformano in un qualcosa di incontrollabile, ma dalla forte e chiara idea cosmica d’apertura. Hum nella sua complessità di fondo regala forti emozioni e non si accontenta di apparire, ma piuttosto ingrana paesaggi di rara intensità e bellezza, di sogni da raggiungere e trasformazioni perentorie. 


Andy Fredman – Pieces of paper (Seahorse Recordings)

Passione che non si ferma ai confini moderni, ma piuttosto si tuffa nel passato musicale più lontano e scava nelle profondità degli anni ’60 e ’70 alla ricerca di suoni non troppo elaborati, ma di sicuro effetto per un’esigenza di buttare su carta impressioni e sensazioni di quegli anni, attraverso una convincente prova che sembra non sentire il divario di un’epoca ormai lontana. Andy Fredman all’anagrafe Andrea Cavedagna, dà alla luce un album che prima di tutto è un viaggio emozionale per chi ascolta, le canzoni non passano di certo inosservate e la cura e precisione negli arrangiamenti fa in modo di dare un senso pieno e compiuto all’intero lavoro. It’s only a cry fa da apripista per poi via via creare continuità con The show fino al finale lasciato a The hardest game per un risultato finale in bilico tra sperimentale e classico frutto di elaborazioni continue capaci di raggiungere un meritato e ricercato traguardo. 


Tosches – Finding Myself Ep (Seahorse Recordings)

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Urgenza di esprimere in musica sogni di carta abbandonati alla velocità della luce per riscoprire un pensiero lineare che trova nel cantautorato il proprio punto di svolta, il proprio segno d’autore immedesimando l’attimo attraverso un’esigenza di parlare da vicino di tutto ciò che riguarda la quotidianità. Tosches, all’anagrafe Nicolò Vignolo, confeziona un dischetto essenziale, conciso, ma pieno di rimandi con il passato per un autore che trova nello sperare la propria personale interpretazione di questo nostro essere al mondo. La concentricità di Finding Myself Ep si percepisce già da Here I am che getta le basi per tutto ciò che può arrivare e che possiamo ascoltare in pezzi come Rain o Rosemary, fino all’omaggio nella classicità di Wish you were here dei Pink Floyd. Tosches, in questi cinque pezzi, esprime una parte del suo essere essenziale; in attesa di un full length un ulteriore ascolto ci permette di percepire sensazioni care all’autore e che a tratti riescono a farci cullare.  


Exspectans Ver – In limine (Seahorse Recordings)

album In Limine - Expectans Ver

Suoni disincantati, quasi struggenti, a rimarcare ambientazioni che assalgono e rapiscono, in bilico tra distorsioni e puliti, in bilico tra un’attesa e un dirompente bisogno di comunicare. L’albume degli Exspectans Ver apre a divisioni continue e si immola a circoscrivere un’aggressività di fondo che nell’energia del momento si fa importanza necessaria. Le cinque tracce proposte poi racchiudono una potenza incontrollata che nella ricercatezza chiaroscurale rende vivida la proposta di un alternative in evoluzione. In Limine racchiude un hardcore melodico che sa spaziare tra vari generi e forse questo è il punto di forza dell’intero lavoro, un gridato sofferto e lancinante che diventa poi sostanza attiva per incursioni mai banali e sedimentate nei ricordi di questo tempo. Gli Exspectans Ver intercettano le difficoltà di questa nostra realtà moderna e le rigettano al suolo da un palco polveroso chiamato vita che per l’occasione accoglie la dicotomia luce oscurità imprigionando tensioni e nel contempo costruendo architetture in grado di stupire ad ogni ascolto. Bravi.


 

 

Cube – Cube (Seahorse Recordings)

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Italiano cantato inframezzato dall’inglese per un pop sognante che abbraccia le immagini e le atmosfere d’oltremanica e d’oltreoceano in un connubio, un sodalizio con la musica elettronica che sembra trovare, nelle aspettative pesate, un punto di raccordo essenziale con questo progetto in bilico tra elettronica e rock targato ’80. I Cube avanzano attraverso le nebbie digitali con fare compresso e poesie metropolitane in energiche visioni che affondano le proprie radici nell’oscurità di band come Depeche Mode in sintonia però con una modernità che non viene tralasciata, ma che piuttosto viene implementata canzone dopo canzone. Pezzi come Il sole del mattino, Ti vedo qui, Everything I want o Ricordi del tempo sono solo piccole parti di un puzzle davvero convincente che in arrangiamenti vitali e sostanziali lasciano allo spazio ricreato un punto direzionale che sembra indicare la via, che sembra indicare un senso diverso e migliore partendo dalla rielaborazione di ciò che è stato. 


Martyr Lucifer – Gazing at the flocks (Seahorse Recordings)

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Tuffo perpendicolare scavando la roccia magmatica della nostra anima cercando tracce potenti e cariche di quel senso di appartenenza ad un mondo in decomposizione e qui raccolto e raccontato attraverso canzoni davvero importanti e urlanti tutta la loro disapprovazione. Gazing at the flocks è un disco mutevole che accoglie gli incubi del nostro inconscio per poi riproporli sotto forma di musica attraverso un rock che si affaccia al gothic pur raggiungendo un apice che nel grunge contaminato si disinteressa delle mode del momento perpetuando uno stile avvolgente e alquanto inusuale. Martyr Lucifer e la sua band compiono un viaggio perenne nei territori umani nascosti, un viaggio fecondo di soluzioni e grida, un viaggio amplificato a dovere attraverso racconti che a profusione ingabbiano l’ascoltatore attraverso contatti  e similitudini col passato pur mantenendo un’originalità che possiamo percepire attimo dopo attimo in questa nostra malata quotidianità. Ciò che ne esce è un album omogeneo e composito, un’ambiziosa creatura da scoprire, quella stessa creatura che vive e si contorce all’interno del nostro cuore.