Rappresaglia – Neurotik (Rocketman Records)

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Tornano i Rappresaglia, tornano con il loro chissenefrega impegnato, con le loro chitarre esplosive intrecciate a trame di vita che parlano di questo mondo in fase andante di decomposizione, musica che parla vicino all’ascoltatore e che nella sua velocità d’insieme risulta ancora attuale e sedimentata. Questo Neurotik è un viaggio al fulmicotone, una molotov inesplosa pronta ad accendersi quando inseriamo il disco nel lettore per suoni granitici e aperti che sanno costruire muri sonori fatti di rabbia, abbandono, vita da ricucire e da riprendere facendola nostra ancora una volta, per sempre. Il suono è coinvolgente e la punk band milanese lo sa alla perfezione in quanto l’omogeneità di fondo della proposta si sposa con i testi, si sposa con valori essenziali da perpetuare nel corso del tempo. Da Buried alive fino a Uncontrollable urge i nostri riempiono l’etere di significati e convinzioni e grazie a questa nuova prova si confermano pionieri di un genere che in Italia li vede protagonisti da oltre trent’anni.   


Zeffjack – Friendless (Rocketman Records)

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C’è della poesia in queste incursioni strumentali che la fanno da padrone, c’è della poesia in questo vagare interiore in un mondo che non ti vuole, in un mondo che accoglie i fortunati, i forti, tralasciando i deboli, lasciando indietro gran parte di noi. Gli Zeffjack lo sanno bene e ci convivono ormai da anni in questo pianeta Friendless, senza amici, senza punti di contatto, un mondo che ti abbandona e loro grazie ad una musica potenziale espongono a dismisura i contatti con un altro tipo di territorio, con altre aspirazioni, in un concentrato rock che amalgama il noise, il punk fino ad arrivare all’energia esplosiva che riassume concetti, riassume esigenze e si lascia approfondire. Pezzi come Mont Blanc, Poretty Party, Starting Light, Number 9, Fade Out sono tra gli altri i momenti più alti di un disco che esplode traccia dopo traccia in un’esigenza interiore di dare un senso ai legami, di dare significato a ciò che significato non ha. 


The Johnny Clash Project – s/t (Rocketman Records)

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Impresa riuscita ampiamente di tradurre in musica un pensiero dominante e stratosferico che caratterizzò la fine degli anni ’70 con la musica dei Clash qui rivisitata per l’occasione come fosse il grande Johnny Cash a sottoporre in esame passaggi epocali di un suono che ricordiamo ancora adesso. Il progetto del trio bolognese riesce nell’intento di riportare in auge, per intero, il primo disco di Joe Strummer e compagni con attitudine folk e rock’n’roll sedimentato a dovere e intessuto di occasioni capaci di arginare il rischio della banalità per una prova davvero impressionante sotto molteplici punti di vista e che permette di dare profondità ad una proposta visionaria e rivolta ad un mondo vintage e analogico che prevale su tutto, quasi a percepire ancora il calore delle valvole fumanti di amplificatori essenziali, ma avvolgenti come non mai. Gli episodi degni di nota sono davvero molti, pensiamo a I’m so bored with the USA o a London’s burning, canzoni capaci di segnare un confine, un’epoca e qui rivisitate con un piglio davvero interessante e mai noioso. The Johnny Clash Project colpisce nella profondità nel cuore, colpisce per bellezza intrinseca della proposta e soprattutto per una capacità quasi ironica di stupire.


Senzabenza – Pop from hell (RocketMan Records)

E’ il periodo dei ritorni e i Sensabenza non sono da meno. La band di Latina ritorna con un suono alquanto fresco e ricco di rimandi nei confronti di tutto ciò che li ha caratterizzati nel corso del tempo grazie ad un disco di stampo prettamente punk sferzato qua e là da incursioni garage rock sbarazzino e accompagnato da refrain di puro effetto che facilmente entrano nella testa e a fatica se ne vanno conquistando dal primo ascolto. Nel disco sono presenti numerosi ospiti di band che hanno fatto la storia di genere in Italia come Derozer, Rappresaglia, Latte+, Punkreas e Shandon a rincarare una potenza di fondo che si esprime nell’immediatezza di pezzi che non lasciano scampo, non lasciano respirare, ma che si concentrano nell’attesa e nell’attimo prima della deflagrazione in uno show dentro lo show che in chiave live sarà pronto a ridare quella potenza respirabile nel disco e così tanto attesa da rimanerne abbagliati.

Flaco Punx – Coleotteri (RocketMan Records)

Flaco Punx, Coleotteri

Flaco, mente perversa dei Punkreas, storica band punk italiana, si getta nel solitario solista, attraverso una manciata di brani sputati al suolo e in grado di squarciare a freddo le budella, brani diretti e senza fronzoli, carichi di quell’appeal che si escogita nel momento e lascia a terra ogni sostanza inutile, per un disco che attraversa la miriade di fasi del nostro italico underground divenuto per l’occasione un capolavoro dentro al capolavoro, un disco contro la società malata e portatrice di disuguaglianze oggi come non mai e il nostro Flaco Punx lo sa bene, conosce bene la strada da percorrere per arrivare al nocciolo della questione grazie ad una scrittura talvolta lucida talvolta visionaria, ma sempre ben ancorata alla realtà, tra incomprensioni e desiderio di fare qualcosa per il nostro futuro, sempre con un piglio di protesta, sempre con quella carica che lo contraddistingue, incurante delle mode e a testa sempre alta il nostro snocciola pezzi come Codice Rosso, Bubblegum, Zona d’influenza o Testata nucleare che sono e rimangono capisaldi di questo progetto, in direzione ostinata e contraria, con volontà di abbattere ogni barriera precostituita.

SAID – Istruzioni per Loser (RocketMan Records)

Ruvidi e sporchi, taglienti e irrefrenabili, in un concentrato di suoni che escono direttamente dall’asfalto ruvido e si incuneano nei timpani, disgregando ogni forma di opinione e lanciando al mondo un’idea di miscuglio di generi che va dal metal, molto ben rappresentato, fino al rock passando per il funk fino a quel garage che incontra l’elettronica che nulla ha da invidiare a produzioni più blasonate.

Loro sono i SAID e sono al sesto album, il primo disco però registrato in power trio dando voce a sonorità che risultano essere molto più dirette e meno ricercate del solito, con una maggiore  produttività nei testi, ben ingegnata quest’ultima e ben sospinta nel creare un interesse culturale che ci vede protagonisti delle situazioni giornaliere in cui viviamo, dove le istruzioni per perdenti possono diventare, esse stesse distruzioni, in un vortice emblematico dove costanza e immediatezza sono veicolo di esigenza sospinta nel creare e inglobare gli stili di questo progetto.

Rimasti in tre, Ricky, Gill e Matte, sputano al suolo una summa del punk rock fresca e coinvolgente, soprattutto in chiave live, dove le caratteristiche del gruppo possono travolgere e stravolgere ogni forma di movimento, io vi avevo avvertiti.