Senzabenza – Pop from hell (RocketMan Records)

E’ il periodo dei ritorni e i Sensabenza non sono da meno. La band di Latina ritorna con un suono alquanto fresco e ricco di rimandi nei confronti di tutto ciò che li ha caratterizzati nel corso del tempo grazie ad un disco di stampo prettamente punk sferzato qua e là da incursioni garage rock sbarazzino e accompagnato da refrain di puro effetto che facilmente entrano nella testa e a fatica se ne vanno conquistando dal primo ascolto. Nel disco sono presenti numerosi ospiti di band che hanno fatto la storia di genere in Italia come Derozer, Rappresaglia, Latte+, Punkreas e Shandon a rincarare una potenza di fondo che si esprime nell’immediatezza di pezzi che non lasciano scampo, non lasciano respirare, ma che si concentrano nell’attesa e nell’attimo prima della deflagrazione in uno show dentro lo show che in chiave live sarà pronto a ridare quella potenza respirabile nel disco e così tanto attesa da rimanerne abbagliati.

Le Malanime – La cura, il male e l’estasi (VREC)

Un disco rock ben confezionato e tenuto in piedi da un piglio alternativo e grintoso che comunque relega il tutto ad un rock teen emozionale, suonato e selezionato per entrare in tutti i sensi in quel progetto di concept album tanto caro alla musica degli anni ’70.

La cura, il male l’estasi è un percorso non solo sonoro, ma un percorso dentro ognuno di Noi, un strada da seguire non sempre facile, ma che porta ai risultati sperati solo dopo aver lottato con tutte le forze per un qualcosa di migliore, per un qualcosa che ci fa stare meglio.

Strizzando l’occhio all’altra band loro conterranea i Velvet, i nostri si lasciano ad incursioni sonore in un cantato Verdeniano dei primi album e sorpreso da fulmini chitarristici che donano elasticità e deflagrazione sonora, incendiando sapori melodrammatici da film americano degli anni ’30.

Un disco quindi che va oltre l’idea del commerciale, del facile e del già sentito, 10 canzoni che si distruggono per un’ideale e nella ricerca fanno si che il risultato sia migliore di ciò che potrebbe essere sperato.

Buona prova quindi per questa giovane band, che sa fin dove osare, sa che cosa vuole e certamente utilizzerà ciò che di meglio ha nel proprio dentro per regalarci ancora una volta attimi di introversione e lontananza, paura e morte, momenti di angoscia profonda prima del grande salto.

I Goldoni – Un diversivo (Autoproduzione)

Questi tre sono dei fusi completi.

Rock and roll contaminato da testi istrionici e goliardici, ricchi di spunti di riflessione che abbracciano il folk e la musica d’autore.

Ascoltare i Goldoni è avere l’estate garantita tutto l’anno, tra umorismo e scelleratezza che da un sacco di tempo non si sentiva in un disco.

Un diversivo nasce quindi come riempimento, ma anche come esigenza di comunicare in una società che non ci da questa possibilità, pensiamo a canzoni come due punto zero, inno che parla della morte della musica e della parola in un costrutto di facile appeal dove piccoli inframezzi parlati fanno da apri pista per esilaranti pezzi ballabili.

Tra tutto questo però c’è anche la riflessione, il voler essere quello che si è, senza pretese, ricercando quella felicità che non si trova nei film o nelle pagine di un libro.

Un plauso dunque a questi laziali, per aver dato vigore ad un genere, prendendosi i propri spazi e la capacità di osare, caratteristiche essenziali per un ottimo diversivo.